domenica 18 settembre 2011

il tricheco

la quarta volta che luis se ne andò sbattendo la porta, amanda s'innamorò del tricheco. era una mattina pallida e amanda, come ogni mattino, si alzò presto e se ne andò al lavoro. l'ipermercato nel quale lavorava comprendeva un centro per il fai da te, e il tricheco si aggirava tra la gente con il nome del centro stampato a chiare lettere sula pettorina da bricoleur azzurra, offrendo volantini che promuovevano falciatrici e troncatrici e muovendo la testa in su e in giù in segno di assenso e di pensiero positivo. in verità non si trattava di un tricheco, amanda lo considerava un tricheco, ma era un castoro, perché è il castoro che fa le dighe, che usa i denti per costruire ponti e strutture ed è per quasta ragione che era stato scelto come mascotte del centro fai da te. comunque questo ad amanda importava poco o pochissimo, quando vide il castoro lo considerò subito un tricheco, perché era grande e forte. dondolava sotto tutto quel pelo, con una piccola apertura coperta da una grata, come un burqua, attraverso la quale il tricheco,  l'uomo o la donna che ci stava dentro, poteva vedere dove mettere i piedi e cosa aveva davanti, e non inciampare. amanda era alla cassa e per tutta la prima parte della mattinata aveva pensato solo a luis, a come aveva fatto di nuovo quel rumore di porta che si chiude fermamente, senza sbattere, senza risuonare, dalla quale si evinceva che la porta sarebbe rimasta chiusa per molto tempo, a meno che qualcuno, da dentro,  non l'avesse di nuovo aperta. nella seconda parte della mattinata, invece, forse perché il flusso di clienti si era un po' rarefatto, amanda cominciò ad annoiarsi, poi a guardarsi intorno ed infine ad innamorarsi del tricheco. fu un colpo di fulmine.
non sapeva come dirglielo, al tricheco, che lo amava, che amava proprio lui in quanto tricheco. non l'essere che gli stava dentro, ma l'animale che lo ricopriva. amanda era molto emozionata, e passò il resto della mattina a cercare un approccio giusto per fare amicizia con il tricheco, anche se non le veniva in mente nulla. si risolse per un attacco frontale: staccatasi dalla cassa, con la scusa di una telefonata, si diresse con sicurezza in direzione del negozio di bricolage, di fronte al quale stava, zampettante e dondolante, il tricheco.cioè  il castoro. era davvero grande e molto peloso. arrivata di fronte al tricheco,  gli accarezzò una zampa e gliela strinse. che bello, pensò.
questo fu il passo più impavido che amanda fece e non se ne pentì per niente, neanche dopo aver osato farlo. aspettò  le restanti ore, in cassa, che il tricheco le desse un segno, ma il tricheco era troppo impegnato a penzolare di qua e di là per il corridoio, con le sue falciatrici fotocopiate in mano. peccato, pensò amanda. se mi  potrei offrirgli da bere in una ciotola o regalargli qualcosa.
quando il suo turno finì, amanda andò a cambiarsi, in spogliatoio non c'era nessuno. si cambiò abbastanza in fretta e si lavò la faccia e le mani, si guardò allo specchio e disse a voce alta: io amo il tricheco.  cosa ami?, disse una voce dietro di lei. era selma, una donna africana, molto robusta, che lavorava nel reparto pescheria. un tricheco, rispose con calma amanda.
adesso ami un tricheco, replicò ana con la voce bassa, amare gli animali è una cosa contro natura. ma amanda non le diede ascolto, non voleva diventare di nuovo infelice perciò si pettinò ed uscì dallo spogliatoio. attraversò il supermercato e prese, nel reparto ortofrutta, una piantina di basilico. passò alle casse e pagò la piantina. mentre si dirigeva all'uscita incontrò il tricheco, allora gli  mise davanti la piantina. poi amanda chiese: ti piace? al tricheco, il tricheco fece sì con la testa. aveva capito! amanda si sentì sollevare da terra. é per te,  disse piano, gliela mise tra le zampe e scappò.

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