sabato 27 luglio 2013

diario 07|13



invece alla poste c'erano due che pensavano ad un complotto. hanno detto che quello allo sportello dei pacchi si vedeva benissimo che non era lì per una spedizione. stava lì da troppo tempo. allora anch'io dopo unpo' che leggevo il mio racconto di kawabata quando l'ho finito dopo un po' che aspettavo ho cominciato a pensare che forse avevano ragione, che in effetti la cosa puzzava. si vedeva che lì ai pacchi si stavano facendo la loro cosa con estrema calma ma non si poteva sapere se fosse una cosa di pacchi o no. così poi quando è toccato a me mi sentivo di dover far presto per far vedere alle due del complotto che io ero pulita. mi veniva l'agitazione. il tipo dei pacchi ha detto, sì metta lì, scriva l'indirizzo che intanto faccio passare un'altra persona. ma io non so se ero contenta che mentre scirvevo facesse passare un'altro. mi andava, ma anche no. volevo che aspettassero, ma non volevo che si vedesse che facevo piano per farli aspettare. allora ho fatto veloce. e ho anche fatto passare due persone perché una volta scritto non sapevo più come infilarmi. perché quelli non lo sapevano che ero lì da prima. non volevo pensassero che ero anch'io una del complotto. anche se avrei voluto esserlo. anche se non sapevo neanche di quale compotto.







ho capito che de La Stampa mi piace leggere solo gli annunci economici e le richieste di matrimonio. quelli che vogliono scambiare i punti di quel solo tipo di detersivo, che vendono pannoloni o pedane per la ginnastica mai utilizzate o utilizzate una volta, lettino per massaggi portatile tredici chili in faggio, amicizia a scopo matrimoniale non fumatrice non oltre il metro e sessanta sessantacinque laureata max sessantenne, che cercano il tappo, offrono il pesce rosso causa lutto improvviso, vendo caffettiera monodose smaltata per inutilizzo, coperta all'uncinetto azzurra in perfetto stato, arricciacapelli, pattini da ghiaccio numero trentacinque, una sciarpa in seta ecrù, abito da matrimonio usato una sola volta perfettamente conservato taglia quaranta, lampada da libro portatile e borraccia termica e scalda ceretta tutto a trenta euro.
elegante colto gentile amante ortensie cerca max cinquantenne (bionda) per futuro insieme.







Il metalogismo (dal greco metá, «oltre», e lógos, «discorso») è il tipo di figura retorica che modifica il valore logico complessivo della frase facendone perdere il significato letterale. I diversi tipi di metalogismo violano tutti le regole di veridicità, permettendo di oltrepassare le restrizioni linguistiche: in questo modo è possibile creare nuovi significati, a partire da combinazioni di concetti non logicamente correlati. (esempio: «bello da morire»).
wikipedia




c'erano anche due che litigavano al bar. no tu non puoi pesare cinquantuno chili. peso io cinquanta tre. tu hai le coscie più grandi delle mie peserai almeno cinquanta quattro. ti dico che peso cinquantuno. Non è possibile, avrai avuto le scarpe. (‪#‎chieri‬)







ai giardinetti due bambine, Ma lo sai almeno cosa vuol dire gay, sono quando due uomini che si amano. (l'altra) No, non vuol dire quello. mamma, è vero che gay sono quando due uomini che si amano? (mamma) la parola vera non vuol dire quello, è inglese.




sabato 20 luglio 2013

come una cosa tra le altre



in mezzo all'erba c'era una vipera. non faceva male a nessuno. stava nell'erba come una cosa tra le altre. ho battuto col bastone per vedere se aveva la testa piatta. le vipere mi avevano detto, le riconosci perché hanno la testa piatta. aveva la testa piatta. era dunque una vipera. dal gran battere il bastone si era anche rotto. lei si era mossa poco come dire, che hai? tutto sto battere.
allora mi ero vergognata.
la vipera si era intrufolata nel gradino della casa, era andata ancora più dentro. dopo non l'ho più vista.
fare come se non ci fosse mai stata è stato il mio esercizio del giorno dopo. perché sapere che c'era mi metteva in agitazione. non volevo che si ricordasse che volevo misurarle la testa.




all'inizio non sembrava ma poi, dopo qualche tempo l'avevamo ben capito. c'erano due di tutte le cose. anche della stessa cosa. e c'era un luogo benedetto che era anche maledetto. e c'era un giorno che ci si svegliava e c'era il sole e lo stesso giorno che non ci si svegliava. ma non si poteva conoscere la differenza.




era la lampada posata vicina al muro del letto. il muro era rivestito in legno come nelle baite. a causa dell'odore di bruciato ogni sera si poteva credere che qualcosa in cucina stesse andando a fuoco, ma in cucina non c'era nulla. l'incendio non era ancora fuoco, stava nel muro dietro il letto, covava dietro la luce, la sua fiamma.




poi ancora molte volte non si poteva dire niente. né di quello che accadeva né di quello che non accadeva. perché la porta era chiusa.




una sera c'era un vaso da fiori sul tavolo, ma lui diceva Io non sono stato. non l'ho messo io. dev'essere stato un altro io.
allora lei disse, quello stesso io che ha posato qui il vaso da fiori è lo stesso che ieri mi ha lasciato cadere giù?
e lui disse, possibile, non lo conosco.




poi ancora giorni e giorni di porta chiusa. di ritorno indietro. dove non era possibile fare ritorno.


martedì 9 luglio 2013

cani e cellulari

c'era uno col cane, attraversavamo la strada insieme. lui parlava concitato. prima ho pensato che parlasse al cane. poi guardando meglio no, non parlava per niente col cane. allora ho pensato ah, già, il cellulare. ma niente. non parlava nemmeno al cellulare. parlava proprio da solo. ormai, quelli che parlano da soli, da quando hanno inventato cellulari e cani non li si riconosce più.

ne verranno ancora di più

oggi non è andata per niente bene. volevo scrivere una cosa su mia nonna che ha sempre avuto la faccia da sia mai che mi rubano qualcosa (gli altri), che ha sempre avuto la faccia da sia mai che ci fregano (chi non si sa) che aveva la faccia da non fidarti mai (di quelli, generico). ma poi, tutte le volte mi cadeva giù un senso di nulla. una nullezza che mi spossava. poi anche al bar dove di solito mi vengono le idee, niente. sempre solo mia nonna con la sua faccia. e due ragazze che parlavano di problemi di anoressia e uno dietro che diceva che il Papa con quei suoi discorsi era meglio se se ne stava zitto che adesso ne verranno ancora di più, di negri.

lunedì 8 luglio 2013

usala

prendi la tua sciabola per non usarla mai
per non usarlai mai
se necessario
usala.

e mi rispondo

stamattina, contrariamente alle altre, non ho neanche l'intenzione,
di smettere di fumare.
sto facendo la pace con l'idea neanche troppo remota
della fine imminente di me stessa
non essendo in grado di garantirmi alcuna tutela
alla fne guardandomi da fuori penso
sai che c'è,
te lo meriti
stronza.

e mi rispondo

mavaffanculo.

quando sei tornata



giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervoso
penso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervosopenso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.

mi metto

mi metto a leggere un libro nella speranza che quello che l'ha scritto mi dia una pacca sulla spalla.

cominciare da lì

ho letto il libro di una che scrive bene. però copia murakami. ora mi dico, se scrivi bene, perché devi copiare murakami. scrivi come ti viene a te. tanto murakami sarà sempre murakami e tu sarai sempre tu. anche a me alle volte mi verrebbe voglia di copiare brautigan, ma cosa lo copio a fare, lui si è sparato. se lo volessi davvero copiare dovrei cominciare da lì.

cose che non servono a niente

certo che sono due giorni 
che faccio solo cose 
che non servono a niente.


colpa del sole e dei suoi amici.

non volevo per niente mettermi a repentaglio

allora mi era arrivata sta roba della luce e del gas per fare una specie di gara di appalto, una cosa di tipo gruppi di consumo equo e solidale, solo che ti chiedevano il consumo annuo eccetera così ho dovuto fare la connessinone all'enel per leggere le bollette (le mie non le trovavo, quele dicarta ) e ci ho messo mezz'ora per fare l'accesso on line, poi dovevi dire il consumo annuo del gas e anche lì ho dovuto fare la divisione per trasformare i smc in mc, con la costante di conversione. allora mi chiedo, è possibile che uno non possa fare le cose in modo semplice? possibile che per ogni cosa ci vogli acosì tanto tempo. non dico che il mio tempo sia prezioso, che non vale un cazzo, però magari potevo andare a farmi una birretta qua davanti.
non so.
la verità è che tutte le volte ch emi arrivano queste cose una parte dime mi dice che comunque dietro c'è la fregatura. che non se ne esce. e però devo farlo. ci devo provare. ci provo. al massimo non è niente. una birretta in meno.
in tutto questo non ti ho chiesto come stai. non so come stai, come stai n questi giorni caldi. lo sai che oggi non ho scritto niente. sono stata tutto il giorno impegnata a fare lavatrici e lavare cose. perché non volevo scrivere. non volevo per niente mettermi a repentaglio. ti abbraccio.

inconscio collettivo democristiano #allevi



a me vedere allevi in fotografia mi fa pensare che l'italia è proprio un paese di democristiani.

perché allevi, non ce l'ho con lui, fa benissimo a farsi fotografare, però è proprio l'emblema di quella cosa lì, di quel passaggio dalla qualità alla fuffa passando per una specie di bontà binaca e rosa, una creduloneria, che culla e addormenta e rende tutto uguale, il bene il male la mafia lo stato il fascismo e l'antifascismo. non che io pensi che allevi abbia una qualche colpa. dico solo che è l'emblema dell'inconscio collettivo democristiano italiano coi riccioli.

giovedì 4 luglio 2013

quando sei tornata

giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervoso
penso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.