venerdì 11 ottobre 2013

abbiamo tutto

no ma è pazzesco, è bellissimo, ma stai benissimo, sei stupenda, ma che buone, ma che bello. sei andata dal parrucchiere? sei stato dall'osteopata? ti trovo uno splendore, che bel cane, è un amore, che bel bimbo, è tuo? quanto ha, che bel rivolto dei pantaloni che hai, che buono il brodo di pesce come lo fai ce l'hai la ricetta? chi te l'ha data? che carina tua nonna che carina tua madre che carino tuo zio, è un tipino. va bene la tua macchina è a gas? me lo devo far mettere anch'io il gas nella macchina, è davvero conveniente. ho visto una cosa a teatro, era una palla, però interessante, cioè si capiva che c'era una linea portante interessante, magari non si capiva ma si sentiva che c'era. ho dormito ma poi mi sono svegliato e mi ha lasciato uno strascico. lo sai che a M gli è morto il fratello? lo sai che K si è suicidata. Però il profilo su fb c'è ancora. qualcuno glielo deve dire. facciamo una lettura una frittura facciamo una bella lettura e poi ci mettiamo la frittura di polipetti e il vino vicino. Facciamo il vino, ci mettiamo tutti in una cascina. ci mettiamo un asino. l'asinello. ciò un amico che c'ha l'asino. è carino. facciamo un bel falò in una cascina. chiamaiamo anche dei contadini. lo conosci un contadino? lo contattiamo. poi ci mettiamo anche qualcuno che canta. ce l'hai qualcuno che canta. ci mettimao uno che canta e due coi tamburelli. ci mettimao d'accordo col comune. son leghisti. son democristiani. sono tutti grillini. no senti la multa non me la puoi levare non c'ho i soldi. non me la puoi levare? aprono la chiesa per la giornata della cultura. è tutta una cultura, aprono le chiese aprono i musei aprono le opere d'arte, è tutta una cultura. siamo un paese dove la gente ti da tutte le mani, tutti con le mani siamo in questo paese. e abbiamo il vino e abbiamo il sole non siamo mai soli. ne abbiamo di sole. eppure. abbiamo tutto.

giovedì 10 ottobre 2013

appunti sulla vita di A G

Una parte di Amanda voleva combattere con la spada in mano,
l'altra parte di Amanda voleva assistere a quel combattimento, come un film.
Una parte di Amanda voleva percorrere tutta la vita come un aratro fino a consumarne i denti, l'altra parte di Amanda voleva spiccare indietro, fino a prima della propria nascita e, neppure non esserci: non esserci ancora, per sempre,
mai più.

martedì 8 ottobre 2013

10|2013

pensavo ci sono delle idiozie così piccole che restano nascoste. come le istruzioni per il diserbante delle rose, che dice prodotto altamente pericoloso per le api non diffondere nell'ambiente non buttare il prodotto nel non riciclabile eccetera può inquinare le acque. allora mi chiedo.in che senso può in quinare le acque, può o non può, da cosa dipende? se è di buon umore o no? e se lo buttassi nel cesso si diluirebbe con le acque delle fogne. se lo spruzzassi sulle rose si diluirebbe con l'acqua delle rose, ma alla fine sarebbe lo stesso, entrerebbe comunque nel ciclo delle acuq, per evaporazionane per dilavamento o altro. perciò mi domando. se è la stessa cosa, perché lo vendono?
seconda idiozia, al supermercato ti danno il sacchetto del riciclabile per mettere le cose, lo paghi, va bene, ma poi per la frutta devi mettere tutto, per pesarlo nei sacchetti di plastica non riciclabile. perché quelli sì e gli altri no? mah.
terza idiozia, ti dicono che se hai l'isee basso puoi chiedere un riborso per la frequenza dei figli a scuola. ti dicono che il rimborso arriva fino a mille e oltre euro. però è a fronte di spese documentate. l'unica spesa documentata, a parte le gite scolastiche che ancora non si sa, è il contributo volontario (obbligatorio) per l'iscrizione all'anno in corso. quindi che spese puoi documentare (fermo restando che per i libri c'è un altro modulo e che se compri libri usati non ti rimborsano)? quindi alla fine si capisce che potrebbero teoricamente riborsarti mille e più euro, ma nella sostanza, a meno che tu non abbia figli alle scuole private (e con l'isee che presenti dovrebbe capirsi come fai a mandarceli), l'unico rimborso che puoi chiedere è quello di cento euro.
allora ecco che poi ti viene su un senso di disgusto dovuto al fatto che prima ti senti idiota e poi ti senti coglione.

giovedì 26 settembre 2013

26|09|13

la fatica di portar fuori l'organico nel suo barilotto marrone, pensavo, che lo porti fuori con dentro tutti i suoi sacchetti biodegradabili accumulati nella settimana, e poi, una volta che l'hai messo fuori dalla porta, non è che nessuno venga a stringerti la mano, a complimentarsi per non esserti dimenticata.
è solo una cosa tua, che sai che hai fatto.

doni




io ti dico i colori.
ti dico questo è un verde, non un rosa. 
tu mi dici gli ardori,
mi dici questo viene prima, questo viene dopo, 
mia sposa.

sabato 21 settembre 2013

diario settembre 2013 (fb)

20|09|13 
da quando non ho più il mio smartphone e sono tornata all'azzurrino della nokia da diciannove euro non mi chiama quasi più nessuno. si vede che gli smartphone si sentono sminuiti, non gli piace, farsi vedere che telefonano a un telefonetto da diciannove euro. pensavo, questo fatto di accettare o rifiutare una realtà è molto più potente di quanto non si creda. se tu ritieni che di qualcosa o di qualcuno non valga la pena di parlare, hai già estromesso tutte le possibilità che questa cosa o questo qualcuno avrebbe di agire sulla tua realtà. proporrei di agire anti hegelianamente in questo senso, Ciò che non è razionale, non è più reale. dunque non ha più diritto di accedere ad alcuna dialettica. può solo appassire.

 Al tempo della tua età strana 

 1 Studia perche' e' importante. perche' ti da' delle possibilita'. tipo quando mangi i fonzies giri il pacchetto e sai scrivere la formula bruta degli eccipienti. 
 2 Dio, quanto vorrei essere buona, quanto vorrei dire guarda cosa c'è qui questa sorpresa, è per te. ma mi devo trattenere. per ragioni educative. 

 Le imperfezioni di Gi 

 1 C'è questa novità adesso in cucina. niente gatto niente pesce rosso. una cosa, una cavalletta, si è piazzata in cima alla cucina. 


 2 Gi ha ucciso la cavalletta senza volerlo. ci ha messo su il piede. Perché sei scesa dal muro in alto, cavalletta, lo sai che Gi non vede un cazzo, la mattina. 


 Mi piacerebbe scollegare alcuni cavetti del cuore e farmi una passeggiata. 


 12|09|2013

 va bene non fidarsi non dar retta a nessuno.
 ma di qualcuno ci dovremo pur fidare, 
 a qualcuno dovremo pur dare retta.
 va bene pensare che tutti fanno tutto 
 solo per averne indietro un qualcosa, 
 che sono tutti cattivi 
 che sono tutti avari.
 ma una rosa la dovremo pur poter dare,
ci sarà pure uno sguardo che si possa cantare. 

 Non ci vorremmo mica estinguere per stitichezza. 


 8|9|13

 1

 più devo fare memoria più mi viene da cazzeggiare all'inverosimile. 
questa paura della memoria non so da dove mi venga. 
allora devo ingannarmi. girare intorno alla cosa. 
guardarla. dire, sì, ecco sì. sì sì. adesso ci guardo. 
adesso mi metto. 
finché non è abbastanza tardi e Lo mi dice, io più o meno ce l'ho marcia, tu? 
io dico, più o meno. e lui, Anche io più o meno. e ci mettiamo. 

 2 
dio della memoria fammi venir voglia. 


 9|13 
 sempre oggi nel mio percorso con la bici con la gomma bucata, ho incontrato un gruppetto di cinque stelle. mi hanno fermata. abbiamo parlato di biciclette. alla fine mi hanno detto quindi vedi che la pensiamo uguale su tante cose. io ho detto, la pensiamo uguale sulle bici, ma a me grillo non piace, mi sa di un pazzo fanatico. e loro hanno detto, cosa c'entra beppe grillo, noi mica siamo beppe grillo. e io ho detto, voi no, non siete beppe grillo, nello specifico, però sul cappellino c'avete scritto beppe grillo. che c'entra il cappellino, guarda, ha detto uno di loro, me lo tolgo ed è fatta. ma poi erano simpatici, veramente, questi del movimento cinque stelle. e mi sono chiesta, perché il pd non ha gente così, che parla di biciclette, che ferma la gente per strada e la invita a discutere sulle cose piccole. ma poi, subito prima di darmi una risposta, mi sono ricordata che mi ero promessa di non pensare mai più al pd. e così mi sono concentrata sulla mia gomma della bicicletta e non ci ho pensato più. 

 1|9|13
 Lettere a veronica 
 1
 Cara Ceronica Lario, mi presterebbe mica quattrocento euro che glieli restituisco entro fine novembre. p.s.non dica che non li ha. 
 2 
Cara Veronica, scusa se ti disturbo di domenica, volevo sapere se invece di quattrocento potevi prestarmi otto. Mi si e' rotto un pezzetto di molare 




 Stamattina mi si è bucata la gomma della bici, entro in un bar, dico scusi ha mica una pompa? il barista dice, no, però il signore sì. mi volto, c'è un signore sui cinquanta, segaligno e guardingo. dico, mi si è bucata la gomma, ma se mi presta la pompa magari la gonfio, fino a casa ci arrivo. usciamo insieme, poi quando arriviamo alla mia bici lui dice, no, che la pompa non ce l'ha. non posso aiutarla, dice, e se ne va sulla sua bici. non mi è rimasto chiaro perché non l'ha detto subito, che non aveva la pompa. non s'è proprio capito. forse pensava che fossi di quelli che con la scusa della gomma a terra ti rapinano. 


sabato 24 agosto 2013

diario 0813



D

a proposito di quel fatto del regalo del compleanno di Di smarrito, infatti dopo poco è successo il peggio. perché quando l'ho chiamato al telefono per dirgli della sparizione del suo regalo mi sono accorta che lui era molto sulle sue e sembrava arrabbiato. però non era arrabbiato per la storia del regalo, perché non gliel'avevo ancora detto. secondo me il regalo si è perso perché lui era già arrabbiato prima. si è perso a causa della sua arrabbiatura. però dato che gli avevo telefonato, ormai non potevo non dirglielo, che il suo regalo di compleanno era andato perso. però gli ho detto anche che ce n'era un altro, il primo, che non era andato perso. perché infatto, ho spegato a Di, che di regali di compeanno ce n'erano due. uno che avevo comprato prima, un libro di kawabata in cui c'era un racconto che raccontava la storia di uno che prende un taxi per andare a trovare un vecchio scrittore, divenuto muto, che non scrive più e durante il viaggio il taxista gli racconta di una donna fantasma e alla fine del racconto l'uomo incontra il fantasma di quella donna, che era poi la scrittura, che era poi, tutto il racconto la riflessione sulle possibilità di rendere realtà quello che uno ha dentro di sé in forma di scrittura e sul silenzio. comunque quello essendo il primo regalo non era andato perso.però l'altro regalo, quello composto da un altro libro, un libro che raccoglieva i primi racconti di vonnegut e un ventaglio, quello era andato perso. non potenvo non dirglielo.
però il fatto che lui fosse già rigido e teso, già evidentemente arrabbiato all'inizio della telefonata, mi ha fatto capire che non c'era alcun legame tra lo smarrimento del suo regalo di compleano e il suo malumore nei miei confronti.
allora mi sono preoccupata. perché ho pensato che ce l'avesse con me per ragioni più grandi. per qualcosa che avevo fatto di sbagliato che non c'entrava con la sparizione del regalo e che non sapevo.
a volte capita che uno si arrabbia per qualcosa ma tu non sai per che cosa e potrebbero essere tantissime cose ma alla stesso tempo potrebbero essere nessuna. perché non sempre uno si arrabbia per una ragione, a volte si arrabbia anche così, perché è venuto il momento di arrabbiarsi. perché sta nell'ordine delle cose.
comunque poi ho cercato il regalo dappertutto e non c'era proprio. 
allora ho messo kawabata sul tavolo, con la sua copertina rosa, per controllarlo, che non sparisse.








K

Sentito k al telefono. k quando telefona è l'unico che racconta delle storie dall'inizio alla fine. è molto generoso. non dice, sai ho visto tizio abbiamo parlato di fare un film sulla sua vita. lui comincia a raccontarmi tutta la vita di tizio per spiegarmi perché hano deciso di fare un film su di lui e per sapere se secondo me è intressante se anch'io al suo posto ci farei un film.
così tutte le volte k quando lo sento al telefono è come se fossimo stati una sera accanto al fuoco. e questa cosa k ca l'ha sempre avuta, non solo per le coseche racconta ma anche per come le racconta, che è come se il tempo non esistesse o non avesse nessuna importanza. infatti k è una delle persone più antiche che conosco, nel senso che ha un tempo che è un tempo che decide lui, dentro. e questo tempo lui quando ti parla lo mette anche nelle cose che dice e nel come le dice. infatti succede sempre che mentre racconta io vedo così bene le cose che racconta che alla fine non mi ricordo più se le ho vissute io o se me le ha raccontate. non ci vediamo quasi mai, con k. ci vedremo al massimo un paio di volte in un anno. e quando ci vediamo lui quel suo senso del tempo lo mette anche nelle cose, nelle azioni. per esempio lui ad un certo punto qualsiasi cosa succeda decide che è ora di cominciare a preparare da mangiare,e lui, qualcunque cosa si stia facendo, quando decide che è ora, per tempo, lui comincia a muoversi con calma ma anche con determinazione per organizzare il pranzo. ma lo fa senza interrompere le cose. così quando c'è k succede che ad una cert'ora, verso l'una c'è il tavolo apparecchiato e il pranzo pronto. per esempio una frittata o un risotto. o anche tutt'e due. e poi alla fine k fa una cosa che non fa nessuno, che lo rende unico ed è forse una delle ragioni per cui l'ho amato tanto. sbuccia un frutto, per esempio una mela, e lo taglia a spicchi poi chiede se qualcuno ne vuole.
k anche quando recita e anche quando dirige gli attori. fa sempre quella cosa, che è proprio una cosa sua che pochi altri hanno, e tra quelli che conosco nessun altro, andare il tempo dove vuole lui. 


T

ieri poi abbiamo ancora cercato di fare il tema, con Ti, che era un tema sul successo. Ti aveva avuto l'idea di scrivere delle cose che non pensava, perché pensava che la sua prof, se avesse scritto quello che voleva lui non l'avrebbe apprezzato. però se gli chiedevo cos'è che voleva lui non lo voleva dire, e poi alla fine è venuto fuori che non gliene fregava niente. non è che non gliene fregasse niente del successo, non gliene fregava niente di dire cos'è che pensava lui del successo. la riteneva una domanda di nessun interesse.
allora ha scritto: al contrario di molte persone che pensano che il successo sia quello delle persone famose alla televisione, io penso che avere successo sia trovare un lavoro anche normale come il medico e il poliziotto e guadagnare e mantenere una famiglia. perché senza un calciatore o un cantante si può vivere invece senza un poliziotto o un medico non si può. quindi alla fine è meglio fare cose di questo tipo, cose normali.
niente di più lontano da quello che lui pensa davvero. infatti Ti vuole fare il dj.
allora, gli ho detto, perché non scrivi che vuoi fare il dj, scusa.
sono cazzi miei, ha risposto.






appunti 8.13

#nonna
se ti senti sola perché non ti prendi un pc così puoi andare su internet. li su internet puoi anche scrivere lettere a chi vuoi che arrivano subito non devi aspettare, appena le scrivi ecco che subito loro le possono leggere. certo se loro non hanno il pc non possono riceverle. dovrebbero comprarsi anche loro un pc e imparare a usarlo così poi vi mandate le mail, quelle lettere molto veloci. poi se volete vi potete anche parlare con la web cam su skype, vi potete vedere le facce mentre vi parlate. no. se non volete vedervi potete anche non vedervi, non è obbligatorio vedersi se uno non vuole, è solo una possibilità.

giovedì 22 agosto 2013

appunti 22.08.13

appunti di questi giorni.

gente senza arti

una mattina salgo sul treno che da chieri mi doveva portare a torino. mi siedo. davanti a me due uomini, abbastanza giovani. sale una ragazza esile, vestita con una maglietta leggera e una gonna. ha un libro in mano e una borsa sulla spalla. la vedo da dietro, noto che c'è qualcosa che non va, come se avesse il braccio a sinistra ripiegato in avanti. quando si gira mi accorgo che il braccio non c'è, è amputato, che la manica della maglietta le ricade all'altezza della spalla. si siede, legge il suo libro, è molto bello il suo modo di di stare, pieno di giovinezza e di bellezza. quando esce sento i due uomini che parlano, uno dice all'altro, hai visto poverina. lo dice con un tono molto dispiaciuto, molto partecipato in totale stacco coi discorsi cameratesci che avevano fatto fino a quel momento. per un attimo non hanno più parlato, era come se dopo quella visione non avessero avuto più il coraggio di riprendere a fare la loro conversazione.


un'altro giorno cammino per chieri, mi fermo a guardare una vetrina di un negozio di scarpe e sento dietro di me, distintamente, sbattere la portiera di un'auto, la voce di un uomo che dice, Mah, vabè. Con una pausa tra il mah e il vabè, come se il vabè fosse stato la risposta o la consolazione al mah, come se il mah fosse stata una protesta in sordina e il vabè, una ripresa dall'inciampo del pensiero che aveva prodotto il mah.
mi giro, per vedere chi fosse a parlare. era un uomo senza una gamba, aveva chiuso a chiave la portiera dell'auto, e aiutandosi con delle stampelle si dirigeva altrove.



tempo.

mentre guardo un documentario di Celati, di colpo pensao al rapporto tra il presente e il passato, l'evocazione del passato, la riflessione sul passato. mi pare che noi passiamo molta parte del nostro presente ad occuparci del passato. sono pochi i momenti in cui il nostro agire è in diretta relazione con cio' che semplicemente accade. quando succede, quando siamo dentro le cose, senza speculazioni intorno ad esse, allora siamo nel presente, mi sembra. però anche dirlo adesso mi fa sembrare che non era esattamente questoil pensiero. perché ci sono cose che solo il dirle già si rovinano, si trasformano in una cosa meno viva.

la vita vista da gi

gi l'altro giorno parlando del mio rapporto fisico coi libri  ha detto, tu i libri non li vuoi solo per leggerli, non li dresti mai via perché per te sono una cosa che ha un'importanza affettiva, li vuoi ntorno e vuoi sapere che ci sono. la stessa cosa, ha detto gi, a me capita coi cavi. i miei cavi mi fanno sentire che se devo lollegare una cosa ad un' altra, dovessi sentirne il bisongo so che tra tutti i cavi che ho ce n'è di sicuro uno in grado di farlo.
non sono mai troppi, i cavi, ha detto gi, anche se a te non dicono niente.



Ti e i temi.
il tema dì quello che pensi sull'avere successo.

A proposito dello studio di Ti, il fatto è che mi rendo conto di quanto sia poco interessante per lui lo studio. ci sono cose reali, come uscire con gli amici, fare le sue cose, mangiare, occuparsi di sé, e poi ci sono cose teoricamente utili, ma che non hanno alcuna connessione colla realtà. non lo interessano perché sono interesssanti, perché destano in lui un qualche interesse, lo interessano collateralemnte perché vuole essere promosso. è un interesse di secondo grado, come un cugino di secondo o terzo grado al quale si è legati ma no per ragioni davvero affettive, solo nominali. lui studia e il tempo dello studio è un dilatarsi infinito, una slabbratura nella quale lui si perde, si indefinisce, si annoia.
io vorrei aiutarlo ma non so come, perché qualcunque cosa provi a dirgli per stimolarlo ad affrontare le cose, i pensieri in modo attivo, il risultato è che lo metto sempre a confronto conqualcosa di non suo, di non uscito dalla sua testa.
posso sostituirmi a lui, come qualcuno che mentre guidi ti prende il volante e dirige la macchina dove vuole, nel posto che vuole lui, ma non posso indurgli dei pensieri. perché non possiedo la chiave del motore del suo cervello, non so come attivarlo. lui si annoia, mi detesta, pensa che quello che dico sia giusto ma non abbia alcun interesse.
alla fine gli do un dizionario, gli dico, cerca qua dentro. ci sono tante di quelle cose, di quelle parole, qualcosa ti verrà in mente (per un tema), poi però ho la sensazione di averlo lasciato solo, di non averlo aiutato fino in fondo.



ancora sulla vita di gi vista da gi

a Gi capitano sempre cose inspiegabili. come delle disdette. se c'è da inciampare inciampa, se c'è da perdersi si perde, se c'è da dimenticarsi qualcosa lui la perde. però ha qualcosa dentro che gli permette di trovare sempre un modo per riparare alle disdette girandoci intorno, guardandole e rimediando.
lui ha i suoi rimendi. che sono come delle brugole, dei cacciaviti, per riavvitare la realtà, per tenerla insieme nonostante le disdette. e così alla fine arriva sempre dove vuole arrivare, nonostante nessuno potesse scommettere a suo favore.


il mio regalo di compleanno per il compleanno di Di

il regalo di compeanno di Di si è perso. avevo comprato un libro per lui, e un ventaglio. sulla stoffa del ventaglio avevo scritto, questo ventaglio è da maschio. perchè non lo prendesse per un ventaglio da femmina. però poi adesso non si trova più niente. il sacchetto di carta colorata, con dentro il libro e il ventaglio è scomparso. non si sa proprio dove possa essere sparito. eppure è davvero sparito.
a volte alcune cose spariscono, si mettono da qualche parte perché non vogliono essere viste. come ad esempio, il caso del ventaglio e del libro, che se ne sono andati in un altro posto che non
si sa, forse perché non volevano essere mai più trovati.


vecchietti di vario genere incontrati a chieri

oggi nella piazza di chieri c'ernao due vecchietti che parlavano sulle strisce pedonali. stavano in mezzo alle strisce ma no si muovevano, continuavano a parlare lì. forse perché gli piaceva quel non andare né di qua né di là della strada. era i lloro punto di incontro. le auto non suonavano. aspettavano che i due finissero la loro conversazione. che poi quando è finita si sono separati senza molti problemi.


alla fermata dell'autobus un signore anziano parlava con un ragazzo di colore. gli diceva che d'estate è meglio che d'inverno perchè dìinverno si spende di più, per vestirsi ma anche per il cibo, perché , gli diceva, d'estate anche se ti mangi solo i pomodori e l'insalata va bene, ma in inverno che fa freddo non puoi mangiare solo quello, devi mangiare anche cose più sostanziose se no vai giù, ci vuole la carne. ma la carne costa perciò d'inverno diceva il vecchio, è più difficile la vita. e il ragazzo diceva si con la testa, che anche seconod lui era meglio l'estate, perché era più leggera.
poi sempre alla fermata il giorno prima una signora anziana è venuta da me e mi ha detto, eh, adesso viene il freddo, è un peccato. io ho detto che ci voleva ancora un po' prima che venisse il freddo. ma lei ha detto di nuovo, adesso viene il freddo, basta con il sole. a me non piace il freddo, perché poi piove, fa freddo, bisogna coprirsi.
eggà, ho pensato. non mi veniva in mente, perché quando fa caldo è molto difficile pensare veramente al freddo, che il freddo esiste davvero, intendo. come d'inverno è molto difficilepensare che il caldo, quel caldo di quando non riesci a muoverti per via del caldo, esista veramente.
così noi viviamo sempre in questi stati senza riuscire a immaginare contemporaneamente che esistono anche stati del tutto diversi, sia a livello di temperatura sia ad altri livelli.


poi oggi quando sono andata in farmacia  a comprare il moment, c'era tantissima gente perché molte farmacie sono ciuse per le vacanze, eravamo in coda, davanti a me un signore anziano che diceva alla farmacista che la moglie non andava di corpo di dargli qualcosa per la moglie per farla andare. allora la farmacista gli ha dato delle supposte di glicerina. ma finzionano? ha chiesto il vecchietto. si, ci vuole un po' di pazienza ma funzionano. allora lui ha detto di sì che le comprava. poi quando la farmacista gliele ha incartate all'ultimo momento lui ha chiesto se gli poteva dare anche il falqui. la farmacista ha detto Vuole il falqui? lui ha detto sì. ma le dica di non usarlo troppo, perché sono cose che fanno male che poi se si abitua poi non va più di corpo senza quella roba lì. il vecchietto era comunque contento del suo falqui a cui si capiva che mirava dall'inizio. e ha detto dinuovo, si. poi la farmacita ha detto, ne prenda poche, mi raccomando, glielo dica a sua moglie che è meglio prenderle di rado.
e lui ha detto Una alla volta?
la farmacista ha detto, sì, una alla volta. mi scappava da ridere e anche lei stava per mettersi a ridere per la tenerezza di quel vecchietto lì.


sabato 27 luglio 2013

diario 07|13



invece alla poste c'erano due che pensavano ad un complotto. hanno detto che quello allo sportello dei pacchi si vedeva benissimo che non era lì per una spedizione. stava lì da troppo tempo. allora anch'io dopo unpo' che leggevo il mio racconto di kawabata quando l'ho finito dopo un po' che aspettavo ho cominciato a pensare che forse avevano ragione, che in effetti la cosa puzzava. si vedeva che lì ai pacchi si stavano facendo la loro cosa con estrema calma ma non si poteva sapere se fosse una cosa di pacchi o no. così poi quando è toccato a me mi sentivo di dover far presto per far vedere alle due del complotto che io ero pulita. mi veniva l'agitazione. il tipo dei pacchi ha detto, sì metta lì, scriva l'indirizzo che intanto faccio passare un'altra persona. ma io non so se ero contenta che mentre scirvevo facesse passare un'altro. mi andava, ma anche no. volevo che aspettassero, ma non volevo che si vedesse che facevo piano per farli aspettare. allora ho fatto veloce. e ho anche fatto passare due persone perché una volta scritto non sapevo più come infilarmi. perché quelli non lo sapevano che ero lì da prima. non volevo pensassero che ero anch'io una del complotto. anche se avrei voluto esserlo. anche se non sapevo neanche di quale compotto.







ho capito che de La Stampa mi piace leggere solo gli annunci economici e le richieste di matrimonio. quelli che vogliono scambiare i punti di quel solo tipo di detersivo, che vendono pannoloni o pedane per la ginnastica mai utilizzate o utilizzate una volta, lettino per massaggi portatile tredici chili in faggio, amicizia a scopo matrimoniale non fumatrice non oltre il metro e sessanta sessantacinque laureata max sessantenne, che cercano il tappo, offrono il pesce rosso causa lutto improvviso, vendo caffettiera monodose smaltata per inutilizzo, coperta all'uncinetto azzurra in perfetto stato, arricciacapelli, pattini da ghiaccio numero trentacinque, una sciarpa in seta ecrù, abito da matrimonio usato una sola volta perfettamente conservato taglia quaranta, lampada da libro portatile e borraccia termica e scalda ceretta tutto a trenta euro.
elegante colto gentile amante ortensie cerca max cinquantenne (bionda) per futuro insieme.







Il metalogismo (dal greco metá, «oltre», e lógos, «discorso») è il tipo di figura retorica che modifica il valore logico complessivo della frase facendone perdere il significato letterale. I diversi tipi di metalogismo violano tutti le regole di veridicità, permettendo di oltrepassare le restrizioni linguistiche: in questo modo è possibile creare nuovi significati, a partire da combinazioni di concetti non logicamente correlati. (esempio: «bello da morire»).
wikipedia




c'erano anche due che litigavano al bar. no tu non puoi pesare cinquantuno chili. peso io cinquanta tre. tu hai le coscie più grandi delle mie peserai almeno cinquanta quattro. ti dico che peso cinquantuno. Non è possibile, avrai avuto le scarpe. (‪#‎chieri‬)







ai giardinetti due bambine, Ma lo sai almeno cosa vuol dire gay, sono quando due uomini che si amano. (l'altra) No, non vuol dire quello. mamma, è vero che gay sono quando due uomini che si amano? (mamma) la parola vera non vuol dire quello, è inglese.




sabato 20 luglio 2013

come una cosa tra le altre



in mezzo all'erba c'era una vipera. non faceva male a nessuno. stava nell'erba come una cosa tra le altre. ho battuto col bastone per vedere se aveva la testa piatta. le vipere mi avevano detto, le riconosci perché hanno la testa piatta. aveva la testa piatta. era dunque una vipera. dal gran battere il bastone si era anche rotto. lei si era mossa poco come dire, che hai? tutto sto battere.
allora mi ero vergognata.
la vipera si era intrufolata nel gradino della casa, era andata ancora più dentro. dopo non l'ho più vista.
fare come se non ci fosse mai stata è stato il mio esercizio del giorno dopo. perché sapere che c'era mi metteva in agitazione. non volevo che si ricordasse che volevo misurarle la testa.




all'inizio non sembrava ma poi, dopo qualche tempo l'avevamo ben capito. c'erano due di tutte le cose. anche della stessa cosa. e c'era un luogo benedetto che era anche maledetto. e c'era un giorno che ci si svegliava e c'era il sole e lo stesso giorno che non ci si svegliava. ma non si poteva conoscere la differenza.




era la lampada posata vicina al muro del letto. il muro era rivestito in legno come nelle baite. a causa dell'odore di bruciato ogni sera si poteva credere che qualcosa in cucina stesse andando a fuoco, ma in cucina non c'era nulla. l'incendio non era ancora fuoco, stava nel muro dietro il letto, covava dietro la luce, la sua fiamma.




poi ancora molte volte non si poteva dire niente. né di quello che accadeva né di quello che non accadeva. perché la porta era chiusa.




una sera c'era un vaso da fiori sul tavolo, ma lui diceva Io non sono stato. non l'ho messo io. dev'essere stato un altro io.
allora lei disse, quello stesso io che ha posato qui il vaso da fiori è lo stesso che ieri mi ha lasciato cadere giù?
e lui disse, possibile, non lo conosco.




poi ancora giorni e giorni di porta chiusa. di ritorno indietro. dove non era possibile fare ritorno.


martedì 9 luglio 2013

cani e cellulari

c'era uno col cane, attraversavamo la strada insieme. lui parlava concitato. prima ho pensato che parlasse al cane. poi guardando meglio no, non parlava per niente col cane. allora ho pensato ah, già, il cellulare. ma niente. non parlava nemmeno al cellulare. parlava proprio da solo. ormai, quelli che parlano da soli, da quando hanno inventato cellulari e cani non li si riconosce più.

ne verranno ancora di più

oggi non è andata per niente bene. volevo scrivere una cosa su mia nonna che ha sempre avuto la faccia da sia mai che mi rubano qualcosa (gli altri), che ha sempre avuto la faccia da sia mai che ci fregano (chi non si sa) che aveva la faccia da non fidarti mai (di quelli, generico). ma poi, tutte le volte mi cadeva giù un senso di nulla. una nullezza che mi spossava. poi anche al bar dove di solito mi vengono le idee, niente. sempre solo mia nonna con la sua faccia. e due ragazze che parlavano di problemi di anoressia e uno dietro che diceva che il Papa con quei suoi discorsi era meglio se se ne stava zitto che adesso ne verranno ancora di più, di negri.

lunedì 8 luglio 2013

usala

prendi la tua sciabola per non usarla mai
per non usarlai mai
se necessario
usala.

e mi rispondo

stamattina, contrariamente alle altre, non ho neanche l'intenzione,
di smettere di fumare.
sto facendo la pace con l'idea neanche troppo remota
della fine imminente di me stessa
non essendo in grado di garantirmi alcuna tutela
alla fne guardandomi da fuori penso
sai che c'è,
te lo meriti
stronza.

e mi rispondo

mavaffanculo.

quando sei tornata



giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervoso
penso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervosopenso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.

mi metto

mi metto a leggere un libro nella speranza che quello che l'ha scritto mi dia una pacca sulla spalla.

cominciare da lì

ho letto il libro di una che scrive bene. però copia murakami. ora mi dico, se scrivi bene, perché devi copiare murakami. scrivi come ti viene a te. tanto murakami sarà sempre murakami e tu sarai sempre tu. anche a me alle volte mi verrebbe voglia di copiare brautigan, ma cosa lo copio a fare, lui si è sparato. se lo volessi davvero copiare dovrei cominciare da lì.

cose che non servono a niente

certo che sono due giorni 
che faccio solo cose 
che non servono a niente.


colpa del sole e dei suoi amici.

non volevo per niente mettermi a repentaglio

allora mi era arrivata sta roba della luce e del gas per fare una specie di gara di appalto, una cosa di tipo gruppi di consumo equo e solidale, solo che ti chiedevano il consumo annuo eccetera così ho dovuto fare la connessinone all'enel per leggere le bollette (le mie non le trovavo, quele dicarta ) e ci ho messo mezz'ora per fare l'accesso on line, poi dovevi dire il consumo annuo del gas e anche lì ho dovuto fare la divisione per trasformare i smc in mc, con la costante di conversione. allora mi chiedo, è possibile che uno non possa fare le cose in modo semplice? possibile che per ogni cosa ci vogli acosì tanto tempo. non dico che il mio tempo sia prezioso, che non vale un cazzo, però magari potevo andare a farmi una birretta qua davanti.
non so.
la verità è che tutte le volte ch emi arrivano queste cose una parte dime mi dice che comunque dietro c'è la fregatura. che non se ne esce. e però devo farlo. ci devo provare. ci provo. al massimo non è niente. una birretta in meno.
in tutto questo non ti ho chiesto come stai. non so come stai, come stai n questi giorni caldi. lo sai che oggi non ho scritto niente. sono stata tutto il giorno impegnata a fare lavatrici e lavare cose. perché non volevo scrivere. non volevo per niente mettermi a repentaglio. ti abbraccio.

inconscio collettivo democristiano #allevi



a me vedere allevi in fotografia mi fa pensare che l'italia è proprio un paese di democristiani.

perché allevi, non ce l'ho con lui, fa benissimo a farsi fotografare, però è proprio l'emblema di quella cosa lì, di quel passaggio dalla qualità alla fuffa passando per una specie di bontà binaca e rosa, una creduloneria, che culla e addormenta e rende tutto uguale, il bene il male la mafia lo stato il fascismo e l'antifascismo. non che io pensi che allevi abbia una qualche colpa. dico solo che è l'emblema dell'inconscio collettivo democristiano italiano coi riccioli.

giovedì 4 luglio 2013

quando sei tornata

giro intorno come un gatto che muove la coda dal nervoso
penso che se fossi da un'altra parte troverei parole migliori
ma non so dove andare e penso che alla fine siano solo scuse
e anche le mie scuse, mi fanno muovere la coda.
mi metterei su un treno e mi caccerei via, direi
torna poi quando sei tornata, va.

lunedì 24 giugno 2013

giochiamo



giochiamo che tu eri sparito e anch'io

non eravamo da nessuna parte

e nessuno si ricordava più.

e non ti faceva male niente perché non tu c'eri

e non mi faceva male niente perché io non c'ero

davvero.

sabato 22 giugno 2013

prima o poi arriverà il gatto



Prima le cose succedono 
e dopo son successe.

Scriverne sta li, nel mezzo.

(La trama non esiste

a meno che non muoia qualcuno)





Buongiorno.
Non ti avevo perso allora. 

Eri solo nell'altra stanza.
Che poi e' uguale.

Quando uno non c' e' non c' e'. 
Non importa dov' e'.

Questa era la settimana degli atti unici incompiuti,
lo sapevi?
Una rarita'.

La foto te la metto su fb cosi poi la guardate.
ve la metto su fb insieme alle altre così poi le vedete 

così poi le vedete tutte assieme
su fb. 
ve le metto.


Tu da che parrucchiere vai? che bella tinta.





Si crede possa dipendere dai carboidrati o dai grassi 

o dall 'alcool dallo zucchero o 
dalla mancanza di vitamina ci. 
Invece poi era il tempo.

Percio' mi taglio i capelli.
per andargli contro.
Si capisce.


Non vorrei sembrare pessimista.
non c' e' niente che non mi vada giu'.

Scrivere mi aiuta ad ingoiare.



Ci sono certe formiche che dopo un po' diventano alate. 

Però non volano. Allora 
cosa le hanno a fare le ali? 
Sono le galline delle formiche?




Diucristu.

Qui la situazione è che non c'è niente da fare,

andiamo semrpe avanti col sorriso.

Ma a forza di sorridere anche la mascella ha dei problemi dell'articolazione.

A quanto pare.

A quest'età, mi ha spiegato il dentista. per l'articolazione mascellare non c'è molto.

Perciò dico solo che per quanto mi riguarda

molte cose non mi riguardano più.



A furia di ascoltare la radio che parla mi viene da pensare che belli quei tempi quando la fiat la metteva sempre in culo agli operari. almeno gli faceva qualcosa.
li considerava persone umane con un culo, per esempio?
per esempio.

Ma sai che c'e' proprio un tipo di donna tipo alto, coi pantaloni stretti ma il culo un po' grosso cogli orecchini magari d' oro e un modo di gesticolare da cui si vede che c' e' dietro il marito ricco professionista affermato, c" e"un tipo didonna di quel tipo, sui sessanta ma ben tenuta che si occupa di fiori ma potrebbe allevare anche maremmani o adottare a distanza, che mi fa sentire subito la voglia di correrre ad abbracciare mia nonna.



Prima o poi arriverà il gatto. entrerà dalla porta e non se ne andrà più e io dirò cosa ci potevo fare, non l'ho mica scelto. è entrato e basta.




Ieri ho visto un lampo muto. senza il tuono. sara'mai possibile. o forse era cosi lontano che il suono deve ancora arrivare. o forse mentre c' era il tuono era passato l'autobus.




C'è un momento che va anche bene riposarsi. 
Tutti si riposano un po'.
Anche i tubetti dei dentifrici.




L'unica mail stamattina è di helplavoro.it: sogni di laurearti?
vorrei rispondere, gentile helplavoro quello che sogno sono cazzi miei, tu dovresti al massimo propormi un lavoro. ma la mail non contempla risposta. quindi, allora, cosa domandi a fare.



Quello lì dietro diceva sardo, di giù, io volevo dirgli allora non di giù, di là in diagonale semmai, ma non l'ho detto, ho fatto finta che la sardegna fosse più in basso perché non mi andava che si vedesse che in questo periodo non sono d'accordo su niente.

martedì 11 giugno 2013

11|06|13

c'è un momento che va anche bene riposarsi. 
tutti si riposano un po'. anche i tubetti dei dentifrici.

lunedì 10 giugno 2013

ripassare


E' più facile ridere di qualcuno che di qualcosa.
Ridere può essere esercizio di intelligenza o di crudeltà, 
come far ridere può elevare o salvare addirittura,
o solo aiutare le cose a restare brutte.




Non hai mai la sensazione di ripassare?

che dove stai passando

in quel punto esatto della tua vita
c'è già passato qualcuno.



G ha detto orgoglioso: La nostra vita sarà meravigliosa

piena di dolore di perdite e difficoltà.
Come quella di tutti dappertutto.



E poi c'era un'altra cosa ma non me la ricordo più.





Dovrei decidermi a fare un quaderno delle cose perdute, 

che non torneranno mai più alla mente.









giovedì 23 maggio 2013

domani











DOMANI
di Valentina Diana











































Personaggi:
N novant’anni, nonna
F ventidue anni, la sua badante.
Gianni trent’anni(nipote della nonna)

Stanza : letto, lavandino, tavolo, televisione, vaso, bacinella di plastica sotto il lavabo, spugna,
asciugamano, sedia a rotelle, poltrona, valigetta sotto il letto. Odore di chiuso.




N portami a casa.
F Sei a casa
N Portami nell’altra casa
F Non ci sono altre casa. C’è questa. È casa tua. Altre case non ce ne sono
N Ne ho anche un’altra?
F Dove
N Più bella.
F Come
N Che sia più mia.
F Non ce ne sono altre case. C’è solo questa. Non ce ne sono altre.



N Portami a casa.
F Guarda com’è bello qua. Non ti piace?
N No.
F Guarda com’è bello. È bello no
N No. Non mi piace.

Non mi piace.




N Portami a casa.
Portami a casa domani.
F Non si può. Domani non si può.
N Voglio andare a casa.
F Non si può.
Guarda che bello qui.
Non ti piace?
N No.
F E' bello. C’è la vista.
Guarda la vista.
Non ti piace?
N No.


N Portami a casa.
F Domani.
N Adesso. Portami a casa adesso.
F Domani. Adesso non si può.
Guarda come si sta bene qui.
Non si sta bene?

N No.

F non stai bene?
Guarda come stai bene.
Stai benissimo.
N No.
F Stai bene. Guarda come stai bene.
N No.

F Portami a casa.
N No.


N Sai dove abito io?
F Abiti qua.
N Questa è la mia casa? Questa non è la mia casa.
F Questa è la tua casa. Abiti qua.
N Si?
No.

F Si.

N Mi credi fessa?
Mi credi fessa?


Mi credi fessa?


Portami a casa.


Guarda che ti denuncio eh.
Guarda che ti denuncio portami a casa.

Puttana.

F Zitta.

N Troia.

F Buona.

N Vieni qua.
Dammi un bacino.

F Adesso.

N: Un bacino me lo dai?

F Dopo.

N piange

F Ssccchhh (rumore per dire stai zitta)
le porge un fazzoletto

N parla nel pianto
F Zitta.

N piagnucola
Domani mi porti?

F Si. Domani ti porto.



F Accende la tv. Accende l’aspirapolvere.mette il telecomando in grembo a N.
N guarda la TV
alza la Tvall'inverosimile col telecomando
Rumore di aspirapolvere e TV

F spegne l’aspirapolvere.
N Guarda la TV a volume altissimo.
F le toglie il telecomando e abbassa la TV
N Tanto.Oramai.
F Non la senti?
N Eh?
F La senti, la senti
N Ache ora arrivano?
F Sono a lavorare, vengono domani.
N Domani?
F Si. Vengono domani. Sono a lavorare oggi non possono, vengono domani.
N domani?
F domani, domani.
N Oggi?
F No, domani.
N Oggi non vengono?
F No, oggi sono a lavorare vengono domani.




N Ah.

Vanno a lavorare.

Vengono domani vengono.

F Andiamo a lavarci
N Eh?
F A lavarci
N No.
F Si. Andiamo a lavarci.
N No no. Io sono stanca, non vedi.
Ci laviamo domani.

F No. ci laviamo adesso. Oggi, ci laviamo.

N No. Domani. Ci laviamo domani.
Vengono domani, ci laviamo domani.
F No. Ci laviamo oggi.
Oggi ci laviamo.
N E domani?
F Domani anche. Ci laviamo oggi e anche domani.

F spegne la TV. porta una bacinella con acqua e una spugna, tiene un asciugamano sul braccio, la lava a pezzi. La faccia, le braccia, il collo. Subito man mano che passa, asciuga

N Brava te.
F come se rispondesse ad un insulto
Brava te! (come dire : non brava io, tu sei brava. Ma come se essere brava fosse un'offesa)
N Che giorno siamo?
F Venerdì
N Aaaaaaaah (come dire, perché non me l'avevi detto prima)

Non era ieri venerdi?

F No. ieri era giovedì.
Oggi è venerdì.

N Domani?

F Domani è sabato.
N Ah be’.
F Domani.
N Sì.
(fatalmente) E' sabato domani.

sospira con rassegnazione, come se non ci si potesse fare niente
Ebè.


F pulisce con lo straccio.

N sta ferma, guarda con lo sguardo nel vuoto.

Silenzio.

F Continua a pulire.


N Domani andiamo a casa.

Suonano alla porta

F E’ Gianni

N fa segno come dire chi è ? con le dita ravvicinate come se il nome che F le ha detto non le dicesse nulla.

F Gianni. Tuo nipote.

N Non lo conosco.

F Adesso viene. Vedi che lo conosci. È il tuo nipotino. (va ad aprire la porta)

N fa segno come dire. Sei matta, questa è scema, con il dito sulla tempia

Gianni entra. Va da lei con un mazzo di fiori.

Gianni: T i ho portato dei fiori.

N non prende i fiori. Gianni li tiene in mano, in.imbarazzo.

Gianni: Allora?

N fa il segno di prima a F come dire chi è questo chi l'ha mai visto?
F Scuote la testa.
N (finta tonta) Eh?
Gianni si siede, parla voce molto alta. Allora, come andiamo! Si sta bene qua.
N (sotto voce a F) Chi è ?
F (soffiato) Tuo nipote. Gianni. Lo conosci dai che lo conosci.
N (suono con la lingua come per dire : NO)
Gianni: Sono Gianni, nonna. Gianni, il figlio di tuo figlio.
N (teatrale, appunto, come se sapesse che quella è la battuta che deve dire perché ci si aspetta che la dica) Aaaaaaaah
Gianni: Come va? E’ bello qua?

N non risponde

Gianni (rispondendosi da solo) E’bello.


N rivolgendosi a Gianni gli dà sempre del lei come a un estraneo, come per fare conversazione
Quanti anni ha?
Gianni: Trenta, nonna.
N: (come se l'avesse sentita davvero grossa) u già. Adesso.
Gianni: Ne ho trenta, nonna. L’altr’anno ne avevo ventinove. Ora ne ho trenta. Ne ho fatti trenta, ti ricordi nonna?
( a F, guardandola come dire: glielo dica lei, non è una balla)
Ne ho fatti trenta.
Per cambiare discorso
Stai bene qua?
N sospira
Gianni: E' pulito.
N prendendogli la mano, sottovoce,con complicità a lui Ce li ha cinque euro?
Gianni: Eh
N fa segno di cinque con le dita, con circospezione
Gianni: Perché
N Quella là (intendendo F) mi ruba.
F (fa finta di non aver sentito niente)
N (questa volta gli da del tu) Me li dai cinque euro?
Gianni: imbarazzato, ficca la mano in tasca e le da dieci euro
Ho solo dieci
F (li prende, fa segno a lui di stare zitto, di non dire niente come se gliel'avessero fatta , a quella là)
F scuote la testa. Fa segno a Gianni, imita il gesto di bere.
Dammeli a me. non puoi tenerli. Apri.
Glieli prende risoluta
F Ladra
N Non poi tenerli. Ti fa male. Lo sai, te la detto il dottore. Ti fa male. Diventi scema.
F Sei tu la scema.

Puttana.

Gianni: (non li ha ancora posati e non sa dove metterli) i fiori?
F prende un vaso, ci mette i fiori Ci penso io.
Gianni: genericamente, per cominciare un discoroso qualsiasi, non sapendo come Allora?
N Quella ladra. Mi ha preso i soldi. Ha visto?
Gianni Poi te li dà.
F Quando me li dà? Mai!
Gianni: Domani nonna. Domani te li da’. Che andate insieme al mercato e te li dà. Vero che glieli da’?
F sì. Domani glieli do’.
N guarda Gianni con diffidenza: chi sei? Non ti conosco.
Gianni: Sono Gianni, figlio di tuo figlio. Armando.
F Viene Armando?
Quando viene Armando?
Gianni: Non lo so nonna
N Domani?
Gianni: Domani viene. Armando. Viene con Rita. Te la ricordi Rita?
N (silenzio, guarda F con aria interlocutoria)
Gianni: La mia mamma. La moglie di Armando. Te la ricordi Rita la mia mamma?
N Mah.(pausa, come dire qui sono tutti scemi) No.
F scuote la testa in segno di disapprovazione.
N Viene domani Armando?
Gianni: (impaziente) io allora vado adesso. Che s’è fatto tardi eh? Vado.
N (nulla)
F (nulla)
Gianni: vado. Che poi, passo a salutarti poi.
N: io vado.
Gianni: eh?
N: vado.

Vado.
F sì.
N io vado. vado a casa. (a Gianni)
Mi porti a casa?

Gianni (disorientato) Non (guarda F come per cercare consiglio)

N Sà. Preparami le cose, non ci sto qui. Vado a casa. Hai sentito? Mi porta lui. Io non ci sto qui con te.
(piangendo poco)

Voglio andare a casa voglio andare.
Mi porti?
Gianni: non
Non so
Se si puo’

(a F) vuole andare a casa

F: non si puo’.
Bisogna star qua.
Hai sentito?
Bisogna star qua.
Lo capisci?

N preparami la borsa.
Dobbiamo andare.
A casa.
Mi porta lui.
Vero?

Gianni (guarda F)

F fa cenno di no

Gianni
Devo andare nonnina, non si fa tempo andare a casa adesso.
Domani
Domani andiamo. ti porto a casa.
Tu ti prepari la borsa
Poi ti veniamo a prendere con papà la Rita, andiamo tutti a casa.

N andiamo a casa tutti?

F saluta Gianni. Che deve andare, nonna. E’ tardi.
N (fa segno con la mano)
Gianni (la bacia sulla fronte, saluta F, se ne va)


Silenzio
Suona il cellulare di F, F accende la televisione.

N (fatalista) è andato.

F(in un cantuccio per cercare un posto riservato)al telefono:
Si’. Non posso. Sono dalla nonna.
Siii.
Siii.
E tu?
Siii
Non so
Domani forse
Non so.
A ballare.
Seee
A casa no.
Se mi porti.
A casa no.
Ho detto così, è così.
Mi porti.
Dopo le otto.
Ora non posso no.
Da fare.
(a voce bassa)
No.
Occchei.
Perché
ho detto sì.
È di là.
Non posso ho detto.
No.
Dillo tu.

(Rumore di vetro rotto, il vaso)

Non posso adesso.
(mette via il telefono)

N è caduto da solo
F (le prende la testa tra le mani, il gesto è violento ma subito controllato, trattenuto
canticchia ma non tutte le parole,
la presa si ammorbidisce, come se avesse rinunciato all'intento iniziale di farle davvero del male. Cominciano a ballare insieme come un lento semplice
anche F canta, facendo solo lalala’, e inserendo qualche parola anche se la canzone non la conosce. Se la inventa divertita. Diventa una danza di loro due sole, per ragioni diverse disperate )
(vedi Vinicio Capossela)
Che farò lontan da Me pena dell’anima
Senza vederti senza avERTI né guardarti
Anche lontano NO NON SO dimenticarti
Anche se è ormai impossibì Nostro amor
Comè levare via profumo al fiore
COME TOGLIERE al….TO L’ARMONIA
Comè negar che ti amo vita mia
Come togliermi in petto questa passion
…..Che crudel destin ora ne viene
Ma che l’ombra ora ci prenda
Mi addolora
Il mio cuore mi dice …..
Seguirti ancora
E ………………..sopportar
Poter levar
Come impedir che corra …
Come negare che soffre il petto mio
Come levar dall’anima questa passione
(Continuano a ballare un po’ in silenzio)

N andiamo?
F non si può
N prendere un bicchiere
F non si puo’.
N un goccetto. Tanto per dimenticare?
F non si puo’ dimenticare, non si puo’ l’ha detto il dottore
N non si puo’ dimenticare?
F no. Non si puo’.
N il dottore cosa dice?
F dice che devi star brava
N lo dice il dottore?
F si

pausa


N andiamo a casa?
F si.
N preparo la valigia?
F si.
F (la aiuta a mettere le cose, la camicia da notte, poche altre cose nella valigia)
N c’è tutto lì? Lì dentro?
F si.
N andiamo a casa?
F sì.
N vieni con me?
F si
N ce l’hai il fidanzato?
F che fidanzato?
N io ce l’ho il fidanzato?
F dove?
N (fa il gesto come dire “chissà”, allargando le braccia al cielo
F come si chiama?
N Giacu
F beata te.
N si siede
F allora?
N scuote la testa
F andiamo?

N Dove?
F A passeggio, camminiamo e camminiamo e camminiamo, un po’
N scuote la testa
F prende un po’ di profumo se lo mette e glielo mette dietro le orecchie
In piedi
N allunga le labbra come per baciarla da distante
F risponde al bacio, la solleva per le braccia.

N La valigia

F prende la valigia
Escono

                                                              





                                                                            fine