mercoledì 20 aprile 2011

vedere se non l'ho bruciata

non devo più dimenticarmi le pentole sul fuoco dice mia nonna
che potrebbe essere molto pericoloso che lei controlla sempre
e anch'io dovrei controllare. che lei dice mia nonna c volte torna indietro
per vedere se ha spento tutti i fuochi per scongiurare il pericolo
e mentre lo dice subito mi viene il dubbio di averlo fatto ancora
che da qualche parte qualche parte di me è diventata incendiaria
e da qualche parte qualche altra parte di me ha paura 
che l'altra parte di me appicchi il fuoco.
ci riesca.
poi mia nona mi racconta di come è morto mio nonno dice
che è stata colpa della fisiatra. la fisiatra era stata convocata 
quando mio nonno stava ancora bene, ma che la visita l'ha fatta 
quattro mesi dopo, quando mio nonno era sul letto di morte
e lei non poteva più ginasticarlo. allora per non essere andata a vuoto 
la fisiatra ha detto che il collo, lo sentiva rigido, che non voleva mai
che fosse una meningite. e allora ha prescritto una medicina molto forte
una medicina che ti dà uno scossone in tutto il corpo
una medicina che la danno proprio quando uno ha la meningite
per scuotere via la meningite. e mia nonna non era sicura
ma poi gliel'ha fatta. gliel'ha fatta poco per volta. ma gliel'ha fatta.
e non è successo niente lì per lì. ma poi nella notte ha sentito un urlo
come di una bestia ferita che non si poteva 
dire cosa fosse quell'urlo. era mio nonno.
e poi, dopo poco. mio nonno ha cominciato a morire davvero.
questo si è poi scoperto, a quanto mi dice mia nonna mangiando il pollo
che è stato a causa della medicina che la fisiatra aveva prescritto a mio nonno
non potendo ginnasticarlo. per far qualcosa comunque di utile per la rigidità del collo.
e intanto sempre di più sale in me l'incoscienza del fuoco. la visualizzo lenta
in forma di fusione, di pentola incandescente che divampa e fa divampare.
ascolta. ascoltami.
dopo il nonno si passa ad argomenti più leggeri. il fatto che lei
non vuole che mio fratello erediti niente di suo. questo è il dilemma.
allora io le dico di prndere ancora un po' di pollo, ma è troppo tardi
e comincia a dire che mio fratello giocava a tennis. che mio fratello
giocava a tennis invece di occuparsi del negozio. e quando ha chiuso negozio
mio fratello giocava a tennis e non si occupava della svendita che la svendita
gliel'ha detto anche la commercialista, non si può fare il cinquanta reale.
che se fai il cinquanta reale nessuno lo fa. che mio fratello pretendeva di fare
il cinquanta reale solo perchè voleva andare a giocare a tennis e togliersi 
la roba di mezzo ai piedi. o a scacchi. o andare a parlare con quella 
del negozio di scarpe. allora non si può capisci. ascoltami.
la pentola non so più. non so più se era ieri o oggi o dove l'ho posata. 
e neanche il caffè. mi ricordo che l'ho messo su ma non mi ricordo 
se l'ho spento. devo averlo spento per poi metterlo sul tavolo ma non mi ricordo.
mio fratello dice mia nona che non vuole lasciargli neanche un pezzo della sua eredità.
il pollo si fredda nonna. prendi almeno un altra ala. un altra coscia. 
ma mio fratello niente. voleva solo liberarsi di tutto perché si comportava 
come uno assunto. quando era socio. era assunto ma era socio. e pensava al tennis.
come uno assunto. un socio non puo' pensare al tennis perché nessun socio
pensa al tennis. nessun socio si comporta come tuo fratello. e alla fine sai cosa mi ha detto
mi ha detto sai cosa. che voleva la liquidazione. ma anche la commercialista mi ha detto
non glieli dia mica in soldi eh. metà in soldi. metà in merce.
perchè quello che ha in magazzino adesso vale cento, domani vale cinque.
non in soldi eh. non si faccia mica fregare eh. metà in soldi e metà in merce.
ma mio fratello la merce non l'ha voluta e allora: uno sull'altro.
non uno spillo di eredità.
il fuoco io non so. non riesco e non voglio. non mi interessa più questo. non più di quello.
niente.
devi devi devi. non fare mica così eh. non fare così. devi pensare. 
cosa faresti tu se non fossi tu. cosa diresti e cosa non diresti se non fossi né questa metà né l'altra.
la metà incendiaria se n'è già andata a fare una passeggiata tra le rose. ha staccato un pezzo di ramo.
la metà incendiaria si è presa un ramo di rosa. una rosa antica. e l'ha messa nel vaso.
l'altra metà ha mangiato la pelle del pollo. per mettere la bocca a posto. per non sapere cosa dire.
allora poi la nonna ha cambiato discorso.
ha parlato male di una cugina che ha una figlia che vende i biscotti. una puttana che non ha mai scopato in vita sua. a quanto dice la madre. la madre a quanto dice mia nonna ha detto a mia nonna che la figlia è una mezza puttana ma non a mai scopato. che gliel'ha detto in confidenza. non ha mai scopato perchè non ne sente la necessità. però la puttana la fa con gli uomini. con tutti gli uomini che vede. non so perché. allora chiedo ma nonna se non le piace perchè lo fa? se non le piace scopare perché fa la puttana? eh nonna? non gliel'hai chiesto alla cugina perché fa la puttana. non si sa, dice mia nonna. perché alle volte la gente forse ha qualcosa che la spinge lì. perché lei infatti appena vede un uomo devi vederla come c'è solo lei e lei che fa questo e lei che fa quello. e prndi un biscotto e i biscotti qua e i biscotti la.
e poi gli uomini ci cascano come delle pere. ma poi lei avendo raggiunto la pace dei sensi da sempre cosa se ne fa di questi uomini. non si sa. la madre dice mia nonna dice che tanto a lei scopare non le piace. forse allora le dico, le piacerà fare la puttana così solo per i biscotti e per vedere che effetto fa fare la puttana per vedere come. non so. ormai è tutto bruciato. forse ci sono anche i pompieri. e dovrò pagare e dovrò dire che è stata colpa mia a metà e l'altra metà non potrà difendersi, non avrà spiegazioni per la sua metà. 
nonna. io voglio solo prendere la mia rosa e andarmene perché non posso. ma lei niente. cerca ancora qualcosa o qualcuno da odiarmi. allora siediamoci. a questo punto. quando lei odia io devo sempre solo dire che va bene. che mio fratello l'ha insultata che mio fratello l'ha derubata che mio fratello non deve avere neanche uno spillo di eredità. 
che poi penso quale eredità. quale eredità. infatti un giorno parlando proprio di questo mia madre mi ha detto quale eredità. non c'è nessuna eredità perché l'eredità è mia e non c'è così tanta eredità da pensare tanto. quando arriverà l'eredità io la erediterò e basta. non c'è un dopo di questa eredità della nonna mi ha detto mia madre un giorno che ne parlavamo. perché l'eredità è solo una. ed è mia. e dopo non ci sarà da pensarci perché non ci sarà pù. già è piccola per me, si capiva che si diceva questo. già e piccola per me, figuriamoci se c'è da pensarci per voi. la nonna non deve preoccuparsi che tuo fratello non abbia la sua eredità perchè la sua eredità non cisarà né per te né per mio fratello. perché l'eredità dovesse mai esserci sarebbe mia e non ci sarebbe un dopo. con tutto quel poco che è già non c'è proprio motivo di parlare di un'eredità come se fosse un'eredità enorme. come se fosse un 'eredità grande. perciò il problema non sussiste. 
ma per mia nonna sussiste perché è una questione che va oltre. è una questione di odio per qualcosa che non si può contare. che non si può dire se è grande o piccolo che non si può dire se ci sarà o non ci sarà. perché c'è.
è l'odio di famiglia. è l'odio famigliare di certe famiglie che ne hanno bisogno per vivere.
e l'odio per qualcuno che si puo' odiare con una faccia un nome un cognome per odiare con una direzione e una spinta. una spinta vitale. un odio che mi fa pensare subito di nuovo alla mia casa chiusa
da fuori e in fiamme.
allora io cerco e cerco. una casa. una casa mia dove stare dentro dove dentro ci metto la mia rosa
dove dentro ci metto mio fratello in un campo da tennis e una betulla.
e dico a mia nonna che si potrebbe mettere un'amaca. così. tra un ramo e l'altro così ci puoi dondolare
e leggere. no? e lei dice chissà. allora io dico subito che sì, che io ho un'amaca e che gliela porto un'altra volta quando vengo di nuovo conla farinata. che poi mettimao l'amaca tra un ramo e l'altro e lei ci sale e si dondola e legge. e così leggendo sull'amaca forse non si odia più tanto. ma non so.
però poi lei come al solito dice sì che è un non si può. perchè certe cose che anche si possono fare, che sono semplici, in verità vi dico. che sono difficili. un'amaca per sdraiarsi, un'amaca bianca tra un ramo e l'altro. è difficile. perché è difficile e non si può. come molte altre cose difficile come un'amaca. come dipingere o anche fare una torta e invitare tutti. non si può. anche se si può. è impossibile.
per mia nonna lo vedo e lo sento benissimo, l'amaca non è una cosa possibile. anche se è possibile per lei si capisce ch enon ci sarò mai. perchè anche se ci fosse e fosse bianca e tra un ramo e l'altro lei non ci si dondolerebbe mai. per paura di sporcarla. o di cadere. ma pù di sporcarla. o di spezzare un ramo. o di perdere tempo. o di dimenticarsi qualcosa sul fuoco.
però io per un po' me la immagino e mi piace. allora diventa tutto molto più buono. 
però non sorrido. però voglio andare a casa a vedere se c'è ancora


se non l'ho bruciata.

domenica 17 aprile 2011

Ma


Ma
quello che ami 
sta seduto da un'altra parte.
Beve il caffè
con un'altra.

mercoledì 6 aprile 2011

lo strappo

dopo tanti anni 
di farmaci
smette di fumare
e ingrassa.
Il figlio ha quindici anni e la insulta a tavola
mentre lei racconta degli aiuti,
del corso che le fanno seguire
per cinquecento euro al mese
come disoccupata in stato di bisogno
come disoccupata cronica
o qualcosa del genere.
segue un corso di cucito di base
e un altro corso, sempre del Comune
per arrivare alle ore sufficienti
per prendere i soldi della disoccupazione.
Il figlio la sfotte
dice che è una balena che non capisce niente
lei non gli risponde, forse si vergogna
forse spera dentro
che il figlio non sia mai al suo posto.
Mi racconta del corso,
del settequaranta
della busta paga
e dell'uno per mille.
Tutti i nostri diritti
di cui godiamo noi cittadini 
adesso non sono importanti
adesso bisogna impararli a memoria
solo per arrivare al monteore
per prendere i soldi della disoccupazione.

Il cucito non serve, non ripara
non ricuce lo strappo:
Tutti quelli che conosco
non sanno dove andare.



venerdì 1 aprile 2011

così faccio le mie madonne enormi


Il problema della vita ti dico 
è che quando finisce non è 
come la fine di una storia
ogni storia
per quanto realistica 
è sempre un'illazione oziosa
un gioco della mente 
ma la vita non finisce alla fine della storia
la fine è un additivo,
un brodo di dado ti dico 
un treno che non ferma in nessuna stazione
che va e basta.
In quell'andare non puoi trovarci l'andamento
non ci trovi l'adagio il minuetto o la cadenza
è uno stare sempre in treno.
Faccio le fotografie ma escono troppo mosse
troppo sfocate o troppo chiare
allora cerco di tenere a mente alcune cose
per te
traccio delle linee ti dico
tra una cosa e l'altra ma non sono sicura
che le linee tra le cose ci portino a un disegno
non sono sicura ti dico
e ho paura ti dico
il disegno è goffo
privo di prospettiva lineare
alla fine dipingo come i medioevali grandi
quelli  che sento grandi
e piccoli quelli che sento piccoli
ti dico dentro
non sono né un filosofo
né un teologo
né un fotografo
sono un normale passeggero 
e sul mio treno veloce faccio solo 
un elenco
tutto quello che vedo
tutto quello che sfugge e scappa indietro
quello che ho davanti che non vedo ancora
che non posso vedere e tra poco 
mi sfuggirà.

Non ho capito ti dico.
E quello che non ho capito
è tutto vero.

La verità si muove troppo in fretta 
e soprattutto non si muove per me.

così faccio le mie madonne enormi
e i miei santi piatti
azzurro lapislazzulo
mentre le dimensioni si sdoppiano 
in binari infiniti
e il panorama non si ferma 
non accompagna lo sguardo

ogni cosa segue la sua matematica, 
ogni cosa segue la sua legge
ogni cosa segue la sua logica
fuori dal finestrino ti dico

a volte vorrei riportartele tutte, 
mettertele ai piedi come il cane il bastone
per dire ti dico
almeno quest' angolo
o un particolare
l'abbiamo tenuto
l'abbiamo meritato.