domenica 31 luglio 2011

lettera a Lo

non mi è chiaro se mi devono mandare un cud o chi me lo deve mandare se qualcuno deve mandarmi qualcosa o no.
non mi è molto chiaro cosa devo fare io a questo punto.
se devo fare qualcosa oppure solo aspettare che mi mandino questo cud che mi pare mi avessi detto che siccome era sbagliato me ne devono fare un  altro, anche se non ho capito chi.
chi li fa i cud?

se me lo devono mandare.
e se me lo mandano non ho capito poi mi pare che lo devo portare alla commercialista per farle correggere l'unico. spero che non sia tardi per fare questa correzione perché non vorrei anche prendere la multa.

tu sai mica dirmi se questo cud è una cosa che arriva via posta o se è una cosa che arriva via mail?

perché la posta è più lenta e non vorrei che arrivasse tardi che poi la commercialista chiude tutto.

io se mi dovessi prendere un cane ho capito che lo vorrei puenter mezzo bracco femmina.
sarebbe il mio cane ideale.

volevo anche dirti che ho sentito cossu, del circolo sardo che ha detto che il presidente è in vacanza. quindi non ci pagano.
mi stavo chiedendo se non fosse possibile fare qualcosa. denunciarli.
non credo sia possibile. 

alla fine l'unica cosa che mi viene in mente è non fare niente. prenderla in culo in silenzio, in segno di protesta.
che dici?
a me pare una soluzione possibile. per far presente che noi siamo persone corrette, che lavoriamo seriamente e che non ci lasciamo trattare come quelli che lavorano e poi non li pagano neanche. se il presidente è in vacanza allora anche noi vorremmo andare in vacanza, però, se tutti i presidenti vanno in vacanza senza pagare quelli che hanno lavorato, come facciamo ad andarci?
e poi, questo presidente che è andato in vacanza chi è? tu l'hai visto? io no l'ho mai visto. non c'era quando siamo andati là a lavorare, io non l'ho visto, non si è presentato.

e dove sarà andato in vacanza? in un posto dove non può fare un bonifico, immagino, altrimenti che problemi potrebbero esserci a mettersi al pc, o al mac, e digitare l'iban della nostra associazione per pagarci?
non si può sapere dove sia questo presidente. probabilemnte, essendo presidente di un circolo sardo, sarà andato in sardegna, ma in sardegna che io sappia è abbastanza possibile fare bonifici on line.
vuoi che chieda dov'è andato in vacanza il presidente? magari potremmo recarci di persona a prendere i soldi che ci devono. forse è un invito implicito a raggiungerlo a villasimius, viaggio e spese pagate dal circolo sardo di alessandria.

un cane, una cana. mi piacerebbe perché così adesso uscirei, la porterei a fare un giro, le tirerei i legnetti e lei me li riporterebbe e passeremmo del bel tempo insieme, poi le farei conoscere le cose, la porterei al mare e le direi: cana, questo è il mare, la porterei in montagna e le direi, cana, questo è la montagna, la porterei in città e le direi, cana, questa è la città. e lei scodinzolerebbe e sarebbe contenta di conoscere tutte queste cose da vicino.

sabato 30 luglio 2011

di certe cose


Di certe cose non puoi più scrivere

di un certo tempo lento
non puoi più scrivere

di chi non ha raccolto
di chi non ha saputo raccogliere

se questo sia dolore dicibile.

giovedì 28 luglio 2011

diceva l'architetto per cercare la parola

l'architetto e Mo' stavano in ascensore
perché Mo' aveva messo il linoleuum
sull'ascensore e l'architetto gliel'avevo detto lui
di mettere pure il linoleum 
sul vecchio linolueum dell'ascensore
e Mo' così aveva fatto
aveva messo il linoleum come gli aveva detto l'architetto.
L'architetto adesso strofinava i piedi sul pavimento dell'ascensore
mentre Mo' si guardava in giro 
anche se non c'era molto da guardare più che altro
strofinava i piedi
l'architetto 
e scuoteva la testa come a dire
strano
mentre Mo' leggeva i vietato fumare o sputare all'interno della cabina o insudiciare o guastare o comunque manomettere parti o apparecchi dell'impianto o portare armi cariche,
l'architetto strisciava ancora i piedi 
e ballonzolava da un piede all'altro 
materiali esplodenti oggetti comunque pericolosi 
o che possano danneggiare od insudiciare i viaggiatori o la cabina
o, per qualsiasi ragione, risultare molesti
sul linoleum che Mo' aveva steso la mattina
dopo essere andato molte volte su e giù
giù e su
per dipingere la griglia dall'interno
che significava scendere
e salire
sulla testa dell'ascensore
per dipingere
e poi scendere
e salire sulla testa dell'ascensore per dipingere 
e finire di ridipingere
l'esterno e rifinire l'interno
sulla testa dell'ascensore
e infine  come gli aveva detto l'architetto Mo' aveva potuto posare il linoleum
senza rimuovere il linoleum precedente
cosa che a Mo' era sembrata giusta e nella sua direzione 
come se l'architetto di colpo avesse avuto un cuore.
Adesso che l'ascensore era finito e che Mo' faceva fare un giro all'architetto per dire
è tutto finito
fuori e dentro
le griglie nere
che l'architetto però 
non si sa
poco convinto che continuava a scuotere la testa
infatti
di una convinzione che Mo' non sapeva interpretare.

E Mo' aspettava e leggeva
accedere all'impianto essendo alterato da bevande alcoliche 
o sostanze stupefacenti 
o sostanze tossiche 
o sudicio 
o vestito in modo indecente, Mo'

che non ci aveva mai pensato quante cose si possono fare sull'ascensore 
pensava
ma l'architetto alla fine diceva che no
che c'era qualcosa nel secondo linoleum
non era più come primo linoleum
una grinza
che lui sentiva 
come delle pieghe sotto il piede
che il primo linoleum era liscio
non c'erano
che lo stare in ascensore era liscio e non
e adesso? pensava Mo' guardando i piedi
corrugato
diceva l'architetto per cercare la parola
per esprimere il disagio di un piede strofinato per quantificare il disagio
e Mo' leggeva azionare apparecchi radiofonici, cantare, suonare, schiamazzare 
o in altro modo, disturbare.
Questo leggeva.
e gli veniva in mente anche che l'architetto non gli aveva dato ancora neppure l'anticipo
e scuoteva la testa come uno che non era sicuro 
e quello che prima sembrava sicuro
come il fatto che Mo' lavorasse all'ascensore per quattro giorni
e dipingesse le grate fuori e dentro 
sulla testa dell'ascensore
e alla fine mettesse anche il linoleum
senza levare il precedente 
santo architetto 
che adesso strofinava i piedi per suggerire a Mo'
che i soldi non si sapeva più
per ascensore irrimediabilmente
scomodo al piede alla fine diceva a Mo'
chiamiamo mio figlio
e allora Mo' chiamavano il figlio
come d'accordo non gli dicevano niente
facevano la prova del nove di Mo' e dell'architetto
Il figlio davanti  all'ascensore tutto smalto e vernice fresca
diceva
che bello
e mentre l'architetto al figlio
sì ma entra qui cosa senti diceva
e intanto strofinava i piedi per far capire
il figlio non capiva
cosa capire
perché?
Non capiva cosa c'è da capire dato che Mo' non sapendo cosa leggere 
sorrideva a lui e all'architetto con sorriso sdentato da parte destra
il figlio niente diceva di nuovo
bello. 
Cosa c'è da capire?
e l'architetto si chiedeva perché
un figlio che non l'aveva voluto seguire 
in nessun posto
un figlio così
e sa solo guardarsi intorno e dire bello
come se non ci fosse sempre in fondo qualcosa
che non riguarda il bello
che non riguarda nulla
come il comando
o l'arte di strofinare i piedi
e dire di no
o di sì
cose che non si possono spiegare a parole
che si tramandano col sangue 
il comando, pensa l'architetto
i grandi condottieri eccetera
e si ricorda il giorno della laurea sua madre e suo padre che piangeva
che un figlio o ce l'ha o non ce l'ha
le palle.
l'architetto al figlio strofinando ancora un po' i piedi 
sul linoleum stratificato
a questo punto smetteva di ballonzolare da un piede all'altro
e recuperava dalla cartellina che teneva in mano
altro 
e alle cinque 
un appuntamento
e diceva a Mo' allora
che come d'accordo 
si potevano vedere domani
per fare anche il punto della situazione.
mentre Mo' uscito dall'ascensore si chiedeva
che punto di quale situazione dovevano fare domani
dato che l'architetto doveva solo più pagarlo.
però Mo' annuiva e pensava a casa
non sorrideva più salutava e basta ma gentile
e il figlio dell'architetto tornava in casa e si chiudeva la porta
e l'architetto si guardava ancora in alto in ascensore 
e poi usciva anche lui e salutava  Mo'
come un malandrino che gliel'aveva fatta stavolta ma non gliela faceva più
e Mo' non si ricordava dove aveva messo le chiavi del furgone
ma poi se le trovava nella tasca dietro della tuta
ed era contento che non fosse caduta
e salutava di nuovo l'architetto e gli diceva ancora 
ci vediamo architetto 
quasi come dargli del tu
ci vediamo domani
e facciamo il punto.

 

martedì 26 luglio 2011

tutto il giorno a rovistare nel cerchio

Un giorno come un altro
le si presentò con un fiore
normale.

Tutto il giorno a rovistare nel cerchio
a cercare qualcosa rovistando

l'aggeggio

per scardinare il grande vuoto.

Faccio solo questo
e non tutto il resto
(grazie all'immenso sforzo
di convivere col lanciapalle).

martedì 19 luglio 2011

festa muta















Dato che quella volta c'eravamo lasciati veramente a quel punto presi la decisione di andare a tagliarmi i capelli
non sapevo se tutto derivasse da quello, ma a volte certe scelte possono portare anche fortuna. o comunque certamente non possono modificare le cose in peggio. solo che il parrucchiere, ieri era lunedì, che come si sa i parrucchieri sono chiusi, oggi è martedì ma era chiuso lo stesso.
in più c'è il bilancino che dice che la spesa potrebbe tranquillamente essere procrastinata ad altra data poiché il conto non è proprio ancora in rosso ma tra poco lo sarà. allora che fare? niente. girare con un tappeto che mia madre mi ha dato oer aiutarmi un po' infatti questo fatto del lasciamento comporta anche dei problemi economici mica da poco ma non si può certo adesso stare a guardare queste cose anche se poi uno alla fine guarda tutto quando si trova nei problemi, anche di quel tipo. allora parliamoci chiaro. da una parte sta il fatto di doversi tirare su e quindi, come una risorsa,diciamo, il parrucchiere ci starebbe; per cominciare a pensare sto bene sto bene e non più sto male o anche peggio se è possibile pianificazioni di suicidio con il grave problema dove la trovo una pistola che mi spari eccetera. ma poi, dall'altra, dall'altra parte del piatto, c'è invece questo tappeto, questo contributo attivo al passivo, anche se poi questo tappeto non so assolutamente come venderlo e lo porto semplicemente a spasso su e giù chiuso in macchina a stropicciarsi perché mi vergogno vendere una cosa di famiglia per problemi miei.però non mi vergogno. però mi vergogno. non so. 
allora sostanzialmente per il tappeto non so.
non so neanche i capelli che per il momento restano lì, come sempre fermi a stare come capelli normali non tagliati,sulla testa.
che tristezza tutto. vorrei dare una festa ma senza casino.
una festa muta.
adesso faccio queste torte dei pacchetti, per fare con le mani qualcosa e riprodurre l'immagine della femmina con le mani in pasta padrona della vita e delle cose della casa del tempo del forno del pavimento padrona dell'aria del vento del mare dei pesci e degli animali di cielo e terra.
poi le lascio lì, sotto al tovagliolino.
T. l'altra mattina ne ha mangiato anche un pezzo per colazione. ma cosa vuoi che sia un pezzo. adesso ho anche questo problema di smaltire tutta la torta meno un pezzo.
poi c'è tutto il resto. le idee che frullano, la rivoluzione mancata.
dopo magari mi verrà in mente una risposta ma sono sicura che non verrà da quelle parti, non nella preghiera, non nei mantra, forse in piscina. in piscina potrebbe esserci qualcosa. ma l'aria della piscina, tutto quel freddo dell'essere bagnati, mi blocca. mentre prima ne avevo di energia, costume e palle varie, doccia e bagnodoccia e spazzola di legno uan femmina attiva dei giorni d'oggi che risponde positivamente alle frustrazioni occupandosi del proprio corpo, non lasciandolo andare dove vuole.
adesso qua, devo restare per forza ferma in questo orrore a pensare a tendine o altre cose beige. mansioni d'ufficio. la voce dice solo : stai ferma. non muoverti. non muovere niente. 
tanto è uguale, dice la voce.
voce, che cazzo vuoi da me?
ma se mi voglio agitare lasciami agitare.
sai che i buchi neri esistono, hanno le braccia aperte e non c'è tempo. vogliono abbracciarmi, come le vecchie zie. io non li voglio. io non li voglio. non siamo parenti. ma loro sì che siamo parenti, vieni, vieni corrono verso di me a grandi falcate grandissime come arpìe. nascondersi non si può. i buchi neri ci vedono dappertutto anche dietro, perchè non hanno la schiena. perché un buco nero non ha la schiena, non c'è un davanti o un dietro. 
raccolgo.
raccolgo e dico la verità.
verità, verità. qua non si fa più nulla. ci vuole una risoluzione.
uno scioglimento attivo.
una determinazione che.
(A. mi scrive che gli extraterrestri sono ovunque per curarci. ma dove?
dove sono questi extraterrestri? perché io non li vedo e non mi curano).
dato che ci eravamo lasciati veramente presi la decisione di non scomporre nulla. lasciare tutto come niente fosse. anche i capelli. tutto. niente può essere fatto, niente può essere detto, niente può essere cambiato. né con la bocca, né con il corpo. niente niente. allora dopo, cosa succederà?
la risposta non sta nelle birkenstork nelle scarpe da ginnastica nel tacco alto. non sta nei piedi.
non c'è nessuno in alto o in basso che conosca la risposta. la risposta non è fuori e non è dentro.
perciò pazienza.

lunedì 18 luglio 2011

appunti per medea


Accende la luce
è già una specie di vita
che si consuma dentro la casa.
Qui si raccapezza.
Gli altri sono lontani.
Cerca se per domani ci sono dei programmi
un risveglio,delle parole che formano un parallelepipedo. 
Hanno preso un altra strada
perché non torneranno
perché hanno già salutato.
Mette la torta in forno 
una cosa che aspetta con fiducia.





 

 
 

domenica 17 luglio 2011

di quando si poteva ancora dire







Una volta volavano di più
forse era la stagione
volavano di più per forza
perché non era tempo 
di cadere a terra
ma adesso guarda
fuori è così chiuso tutto
lo dicono con le loro mosse
i movimenti affranti
che vogliono stringersi
al tronco più forte
agitano certezze scomposte
piccole bandiere bianche
e fuori
furenti
impazzite
dal vuoto che le muove

non trovano pace

pezzi d'urto
di quando si poteva ancora dire.