martedì 7 settembre 2010

la morte di e

fanculo. oggi c'è stato il funerale di evelina. era talmente tanto che era malata che non pensavo più che la malattia potesse farle male. un mesetto fa l'ho incontrata al mercato del giovedì che guardava i vestiti, aveva l'ossigeno. 
quando l'ho vista da lontano non ho avuto il coraggio di avvicinarmi per non salutarla, perché non sapevo come fare, con l'ossigeno, a far finta che lei stesse bene. cosa le potevo dire, cosa le potevo chiedere: come va?
però poi alla fine ci sono arrivata a lei, e ci siamo salutate così, in fretta, perché lei non era per niente tipo da fare tragedie, anche se in effetti si trattava proprio di quello. evelina mi piaceva tanto. non ci voleva che dovesse morire, non ci voleva proprio. è una cazzata enorme che succedano cose del genere, così ingiuste e cieche e senza senso. lo so che è inutile protestare, inutile e goffo. però, del resto, cos'altro potrei fare?
oltretutto non so proprio cosa fare a parte sentirmi triste per non averle detto nient'altro. per aver avuto paura di parlarle mentre aveva l'ossigeno. come se l'ossigeno fosse qualcosa con cui non volevo avere a che fare, perchè era il segno che lei era malata e non si poteva far finta di niente. e io avevo paura, più paura di lei, probabilmente, di quell'ossigeno e di quella cosa che non si poteva più far finta che non ci fosse.
certe persone nascono coraggiose, non si sa perché. da cosa gli venga il coraggio. 
evelina era una così, era coraggiosa, parlava di tutto, della vita e della morte, dei suoi figli e della morfina. non c'era qualcosa di cui si potesse parlare e qualcosa di cui nnon si potesse parlare. e questa cosa a me a volte mi ha messo in diffcioltà, perchè io questo ocraggio nnon ce l'ho e forse non ce l'avrò mai. non sono capace di fare come lei e non credo che sia una cosa che si possa imparare.
perciò adesso mi vergogno anche di questo, di non essere stata capace di dirle che mi dispiaceva vederla con l'ossigeno, e che mi dispaceva che stesse male e di vedere ch e c'era rimasto poco tempo e che mi dispiaceva e basta. senza tante menate. invece ho fatto solo quel sorrisino idiota, per andar via veloce da lì, per far fnta di non averla incontrata né vista, come se quel giorno al mercato non ci fossi proprio andata, o non ci fosse andata lei. perciò oggi, quando ho saputo che c'era il suo funerale, mi sono sentita così triste e mi sono vergognata di non aver capito, che anche se camminava, se parlava, se salutava tutti, quel giorno al mercato, quelli erano i suoi ultimi giorni e forse, se l'avessi capito, se non mi fossi fatta prendere dal panico per quell'ossigeno che mi faceva paura, allora sarei stata capace di parlarle un minuto di più e di dirle, so che è tardi, che c'è poco tempo, mi dispiace.

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