giovedì 25 ottobre 2012

perdere

questa classe di privilegio transnazionale, globale, agisce per mantenere i propri vantaggi a discapito della classe "lavoratrice", la quale, dopo aver conquistato molte garanzie dopo la seconda guerra mondiale, adesso li deve, secondo loro, perdere.
il fatto è che questi per garantirsi la sicurezza della propria ricchezza, dovesse impoverire il più possibile la classe lavoratrice, altrimenti, dandole troppe garanzie, la cosa non si sa come si incrina in un modo che per questi potenti transnazionali globalizzati non sono contenti perché si sentono in pericolo.
perché si sentono in pericolo?
perché quando uno ha paura di perdere quello che ha ha sempre paura. anche la classe lavoratrice ha paura di perdere quello che ha, però meno, anche perché in un certo senso negli ultimi anni si è abituata. quando uno si abitua in un certo senso ha meno paura. perché diventa una cosa normale questo fatto di perdere.
però questo non si sa come sia destinato a finire, in che modo finirà male. anche se si sa che comunque è una cosa desinata a finire male. però questo male dipende anche da che parte lo vedi. perché per certi aspetti, se lo vedi dal punto di vista della classe di privilegio tutto sommato non è poi così male, anche se uno non è mai sicuro di come va a finire sicuro sicuro.
però chi lo sa, qualcosa potrebbe pure capitare, non si sa cosa. perché nessuno lo sa. cioè, nessuno lo sa anche perché chi c'è che lo potrebbe sapere?
questa classe di cui parliamo che si chiama classe lavoratrice, diciamo, che comprende tutti quelli che in certo senso sono insicuri e incerti sul proprio futuro e anche sul futuro dei loro figli, non  sanno molte volte neanche chi sono. perché hanno molto da fare a fare quello che fanno per non andar giù. perché se vai giù dopo tornare su è molto molto difficoltoso. e questo lo sanno bene.
infatti quelli della classe privilegiata globalizzata transnazionale contano molto su questo non sapere e su questo fatto che se vai giù non è sicuro che tornerai mai su e quindi il fatto che ti conviene impegnare tutte le tue energie nel non andar giù o almeno nell'andarci il più piano possibile quasi non accorgendotene.
non accorgersene è abbastanza importante per ogni cosa. anche morire per esempio, tutti prima o poi muoiono, ma un conto è se lo fai piano piano non accorgendotene, un conto e se ti passa un tram sopra, per esempio. quello è sempre morire ma si potrebbe dire che non è la stessa cosa, sono quasi, si potrebbe dire, due cose diverse, due morti diversi. uno è un morto più adagiato, l'altro è un morto che è diventato morto così in fretta che mentre moriva era ancora troppo vivo per non accorgersene, e questo è più difficile, ache se è la stessa cosa. sono cose diverse, anche se sono uguali.

domenica 21 ottobre 2012

embarrassment

non mi piace quando mi parli nella testa
quando la voce mi percuote cieca.
ci sono tanti di quegli animali
le aquile, i colibrì, i ricci, le marmotte,
vivono benissimo lo stesso:
si amano mute
senza biasimarsi tanto
con la bocca.

cosa ne puo' sapere

la crema da notte

la metto quando mi ricordo


non importa se mattino notte o pomeriggio,


crema da giorno, crema da notte,


cosa potrà mai esserci di così diverso


in quella cosa da spalmarsi sulla faccia


cosa ne può sapere lei


se fuori c'è il sole o no.

sabato 20 ottobre 2012

domenica 7 ottobre 2012

la brevità del nulla











La brevità del nulla
valentina diana









































1

Una signora che aspettava l'autobus con me
ha detto a un'altra signora che aspettava
che il cardiologo oggi la voleva in ospedale.
Ma lei gli ha detto che oggi non si può ricoverare
perché prima non ho neanche il pigiama
devo andare a casa a prendere qualcosa.
Il cardiologo le ha detto per il cuore non si fa niente
se si vuole ancora farlo battere. Ma la signora ha detto
prendo il pigiama.


2

Avere un bel trapano, di marca buona è molto importante
anche se non lo usi tanto, lo tieni lì. Ci sono anche,
si trovano certi trapani che con poco te li porti a casa
ma poi è sempre la stessa cosa.


3

Con i figli se non si stabiliscono delle regole
non vai da nessuna parte. La regola poco alla volta
nella testa lavora e va molto in profondità
e rimangono impressi questi segni netti
che sono come un'insegna luminosa dentro.



4

La mamma della mia amica le telefona continuamente
per sapere se è il suo il numero che ha composto.
La fa pensare
il numero di telefono e vicino il nome della figlia.
Le fa venire voglia di provare a vedere.

Se componeva il numero poi rispondeva lei.


5

Ci sono molti giovani che dopo avere studiato matematica
ed essersi laureati con il massimo dei voti decidono per esempio
di allevare mucche in Australia o di dedicarsi all'agricoltura.
Hanno dei bei capelli lunghi e i pantaloni di chi se ne frega della moda.
Molti giovani anche quando le opportunità non ci sono usando le mani
riescono a trovare una propria dimensione e spesso fanno molti figli
facendoli vivere all'aria aperta con uno stile di vita molto sano e stimolante.


6

La mamma della mia amica ha la badante
tratta male tutte le badanti
che le manda via non ce la fanno più
è un problema trovare qualcuno
che ti possa fidare giorno e notte
sulla pazienza.

7

Certe donne sono già abituate non gli dispiace
stare tanto separate dai figli non gli dispiace
lavorare lontano perché molto dipende
dallo spirito di sacrificio che a volte è anche
nella loro cultura.
Non ce l'hanno proprio come noi figurati
lontano dai figli è una cosa che neanche.
Perché comunque la mamma. Crescono i figli
e seguirli non se ne parla.


8

Quando la nonna era incinta di tuo padre
ha detto mia zia, pensa che stava talmente male
all'ottavo mese che lo zio Mario che era il figlio
del nonno Davide erano medici ha pensato
a quel punto se non ce la faceva più
farla abortire.
Per dire come stava la nonna.


9

Mio fratello con mia madre non ci ha più parlato.
Anche con mia nonna mio fratello non ci parla più.
Mia nonna non parla più con mio fratello e mia madre
non ce l'ha con mio fratello ma non gli parla
dato che non ha voglia di menate.
Perché una sera mio fratello ha detto a mia madre
di non trattare male suo marito che è troppo anziano.
A nessuno piacciono i vecchi anziani sgridati
e comandati a bacchetta. Però, ha detto mia madre
perché non ti fai i cazzi tuoi.






10

All'ospedale ci sono tante sedie di plastica a sedere
sono due vecchie una più vecchia tiene in mano un foglio.
Sul foglio c'è scritto la parola carcinoma.
Passa una donna giovane col camice aperto e le crocs rosa
sono la psicologa dice col sorriso indica il cartellino chiede
se non dispiace ho alcune domande per una ricerca sul benessere
dei pazienti oncologici.
La vecchia strizza gli occhi guarda lontanissimo
la signorina stanno al punto uno al punto due
quelle domande facili alle quali rispondere sempre sì
è così pulito in ordine quel foglio dispiace. Nessuno
sa le cose che non sa né sanno le statistiche. Qualcosa sul miglioramento.
Sul muro strisce verdi del cromoprogramma.
la tranquillità va verde chiaro.

























venerdì 5 ottobre 2012

appunti su La bicicletta rossa

io partirei dal fatto che non si sa più chi è il nemico.
il nemico una volta lo si sapeva, era il lupo.
qui c'è un cattivo, ci sono dei cattivi, ma non hanno faccia.
anche i sistemi economici, una volta era tutto o così o così: marx, il capitalismo, si poteva dire: qua stanno i sistemi economici buoni, che vogliono il bene dei poveri e qua stanno quelli cattivi, che vogliono ingrassare solo pochi potenti.
ma poi si è scoperto che anche i sistemi buoni, se applicati alla cazzo, davano come risultato sempre l'oppressione e la miseria da una parte (tanta) e la ciccia grassa dall'altra (poca)

adesso è tutto difficile perché non si riesce neanche a rappresentare, 

a farsi un'idea chiara del perché succeda quello che succede.
non c'è più il capitalista col cappello, 

non c'è più il principe col castello
non si vede dove va
la ricchezza.
ci si accorge solo che non c'è.
qua non c'è
qua neanche
dove sarà?
chi ce l'avrà?
mah

e allora uno si chiede: se qua non c'è
beh, sarà che qualcuno se l'è messa da parte

chi  la vede? 
tu la vedi?

mi sa che c'è qualcuno da qualche parte
che sta troppo bene
visto che qualcun altro da qualche altra parte
sta troppo male.

però il perché, (le inferenze logico causali)

mi sfuggono.
la borsa, i titoli, lo spread,
tutte queste cose virutali che vanno su e giù
e fanno diventare povera la gente
sono troppo lontane da me
non riesco a metterle in relazione
con la mia situazione
e perciò rischio di rassegnarmi
perché se uno una cosa non la capisce
cosa fa?
spallucce.
si compra un gratta e vinci
o se ci crede
prega.



baci a tutti

fin dal primo mattino



quelli dell'inquisizione 
avevano molto da fare.
Avevano da redigere dei faldoni 

per documentare.
Infatti il fatto di documentare 

rende giustizia.

mercoledì 3 ottobre 2012

se sia vero o no

Mi chiedo se sia vero o no.
Un essere umano è quello che si fa la doccia la mattina, che prende il grappino,che lava la macchina, che quando compra il pane e il latte e lo zucchero gli danno in omagggio la bustina di pectina per la marmellata, che paga la bolletta della luce dal tabaccaio, che si accorge che i freni della bici sono da registrare, che bagna le piante, che fa la raccolta differenziata, che fa la raccolta punti del supermercato per una padella antiaderente, che cerca il distributore dove la benzina senza piombo costa tredici centesimi di euro in meno, che se ha mal di schiena prende un voltaren, che se ha mal di testa prende un moment, che se ha mal di pancia prende un buscopan,che compra il giornale, che legge il giornale, che scrive su facebook, che gli si rompe un dente e non ha i soldi per andare dal dentista, che cerca di essere gentile, che risponde: non mi interessa, grazie,ho già cambiato compagnia telefonica due mesi fa,che si prova le scarpe ma non se le compra, che gratta il gratta e vinci, che perde le chiavi di casa, che si dimentica i soldi nel bancomat, che di notte non dorme, che crede in un Dio che però non è un Dio, che però è un qualcosa che non si sa se ci sia davvero o no, ma che in certi momenti sembra impossibile che non ci sia nessuno, che fa gli esami del sangue, che prende le pastiglie per la pressione, che compra le cose in scadenza a metà prezzo,che fale promesse, prometto di non bere più, prometto di non fumare più, prometto di fare ginnastica tutte le mattine, prometto di sforzarmi di non arrabbiarmi più,che piega le camicie e le mette nel cassetto,che piega le mutande e le mette nel cassetto, che butta via la pubblicità che trova nella buca delle lettere, che fa gli esami di routine, gli esami del sangue, il saldo via internet, il bonus luce, il bonus gas, compra la birra, compra il caffè, la guarnizione per la caffettiera, il massaggio in omaggio, la depilazione a luce pulsata, il parcheggio orario,la tariffa flat del wifi, il congiuntivo sbagliato, il compleanno mancato,il treno sporco, il biglietto timbrato due volte, i cani da sopprimere, l'oroscopo, il detersivo biologico, il formaggio di soia, il terrorismo internazionale, l'euro, le tecniche per curare la miopia senza intervento chirurgico, le foto dei gatti, le creme antirughe, il sesso sublimato,il circolo dei lettori, il festival dello gnocco fritto, il festival dell'agnolotto, la retrospettiva sulla piadina, la pace nel mondo, la fame nel mondo, la liposuzione, i campi nomadi, come smettere di fumare se sai come farlo, il benessere dell'intestino, l'iridologia, la terapia del dolore, l'anima gemella, la fotografia digitale;oppure no. Oppure non si può sapere.

Oggi ho incontrato l'osteopata al bar, mi ha offerto il caffè, è stato imbarazzante. 

Non si sa più niente.
Se sia vero o no che ci sia qualcosa dietro alle cose.
Dici che bisogna avere chiaro il punto di arrivo, che quello che è importa è tenere ferma la posizione. Non importa quanto ci metti, né se procedi in linea retta, quello che conta è che tu sai che stai andando là. Ma quando dici là, cos'è questo là, questo punto di arrivo che muove tutto, di preciso?
Pensi che possa esistere un momento nel quale uno dice: bene, ecco qua, sono arrivato. Ce n'è voluta, ma finalmente sono arrivato. Come quelli che finiscono un puzzle e poi lo incollano lo fanno inquadrare e lo appendono in bagno o in entrata. Come se l'immagine ricomposta fosse il senso di un puzzle. Mentre il senso del puzzle è proprio il contrario, è proprio tutto il contrario il senso di un puzzle. Se vogliamo il senso di un puzzle consiste nella ricerca dei pezzi. La vita mi sembrerebbe più un insieme di puzzle con dei pezzi mancanti, tutti mescolati insieme, e noi dovremmo prima di tutto capire, distinguere un puzzle dall'altro, separare ciò che ci appartiene da ciò che appartiene a qualcun altro, che è un puzzle che non vedremo, che non comporremo noi, che non sapremo cosa rappresenta. Non di tutto vedremo la fine, solo di quello che per noi rappresenta la fine, che per un altro potrebbe anche essere una parte insignificante, un particolare trascurabile, lo sfondo di una scena in cui a fuoco sta qualcos'altro. Che non possiamo neanche immaginare.



cartelle

Luca ha detto che la struttura ce la si dà semplicemente con le cartelle.
(adesso non ricordo più bene). Lo adoro, gli credo. Ha detto che dovrei procedere in questo modo: aprire una cartella. Dentro la cartella aprire una pagina, denominata per esempio .1.doc e lì metterci, diciamo, l'inizio.
Nella pagina .1.doc ci metto l'inizio, ma posso liberamente andare avanti quanto mi pare. Diciamo che .1.doc dovrebbe essere come una specie di autostrada in cui andare liberi, senza troppe preoccupazioni.
Poi, sempre nella stessa cartella, si dovrebbe aprire un altra pagina denominata .2.doc , o anche .struttura.doc, nella quale si dovrebbero mettere dei punti, in ordine.
In questi punti ci metti giù grossomodo la sequenza o quello che ti viene in mente come sequenza.
l'inizio. Come riprendi certi temi che possono esserci in certi momenti e poi tornare. I temi posso essere messi dentro anche non in ordine. L'importante è che ci sia un certo ordine. 
Un'altra cosa che si potrebbe fare è suddividere in sotto cartelle. In ciascuna sotto cartella ci si mette il materiale relativo alle sotto storie. Questo non è necessario, diciamo che ciascuno si muove come più gli pare meglio. Ma nel mio caso, e anch'io sono d'accordo, forse potrebbe essere utile.
Poiché è chiaro anche a lui, che tendo a disperdermi.
Queste sottocartelle potrebbero essere dei luoghi liberi. Non vanno vissute come delle costrizioni, anzi, piuttosto come luoghi di svago. 
Per esempio in una sottocartella potrei mettere una dissertazione sui profumi. Prima o poi ce la vorrei mettere una dissertazione sui profumi.
sottocartella: profumi, foglio .1.prof.doc
Non sto scappando. Se parlo dei profumi non lo faccio per scappare. lo faccio perché i profumi sono davvero importanti per me. Per altri potrebbero essere importanti altre cose, i cani, i gatti, la luna. Per me sono importanti i profumi. Non so da dove mi venga questo rapporto stretto con i profumi. Non ho antenati profumieri, mia madre non aveva una profumeria, non sono patita dell'igiene personale.
Mi piacciono i profumi per la sottigliezza della comunicazione, perchè credo che l'olfatto sia uno dei sensi più sottovalutati. 
Fin da bambina mi piacevano i profumi. Mi piaceva annusare le bottigliette dei profumi delle mamme degli altri, svitandone di nascosto i tappi e inspirando profondamente. Le mamme degli altri di solito tenevano le bottigliette dei profumi in posti in evidenza, indifferentemente dal fatto che le bottigliette fossero vuote o piene. All'inizio mi sembrava quasi una volgarità esporre i propri profumi finiti, come vecchi trofei. pensavo fosse un modo per dire: ho usato anche questo, e questo, e questo.  Molto dopo ho capito che era per via della forgia della bottiglietta che venivano esposti, i profumi. E' una cosa né brutta né bella, avere l'abitudine di esporre le carcasse vuote dei propri profumi. A me, comunque, questa abitudine ha consentito di fare un'esperienza e di conseguire una certa competenza olfattiva, già a partire, diciamo, dai primi anni ottanta.

fine del foglio.


Di sottocartelle ne potremmo aprire quante ne vogliamo. L'importante è poi che uno sappia cosa farsene del contenuto delle sottocartelle.

non si può, questo è beninteso, andare avanti tutta la vita ad aprire sottocartelle.


sottocartella: tranfinito|infinito, foglio .1.Paul Coehn.doc

l'esistenza di un numerico cardinale è stata dimostrata indecidibile

fine del foglio.


sottocartella: incompletezza, foglio .1.goedel.doc


Nel 1924 si iscrive all'Università di Vienna, prima con l'intenzione di studiare fisica teorica, matematica e filosofia. Frequenta il Circolo di Vienna, studia l'opera di Ludwig Wittgenstein, entra in contatto con il filosofo della scienza Rudolf Carnap con il quale condivide la passione per la parapsicologia.

Concentra i suoi interessi sulla logica matematica e, nel 1929, dopo essere diventato cittadino austriaco, ottiene il dottorato con una dissertazione di cui è supervisore Hans Hahn che dimostra la completezza del calcolo dei predicati del primo ordine.

Nel 1933,si trasferisce negli Stati Uniti, divulga il suo teorema di incompletezza. In questi anni soffre di vari esaurimenti nervosi che si manifestano in una forma di ipocondria, in una ossessione per la dieta e per i ritmi intestinali, per una fobia sugli avvelenamenti alimentari che lo trascinerà a evitare il cibo fino ad arrivare alla denutrizione.

 fine del foglio.

 sottocartella: incompletezza, foglio .2.goedel.doc



Gödel invece dimostrò che la coerenza di un sistema è tale proprio perché non può essere dimostrata

all'età di venticinque anni

Nonostante le apparenze, non vi è nulla di circolare in un tale enunciato, dal momento che esso all'inizio asserisce l'indimostrabilità di una formula ben determinata, e solo in seguito, quasi per caso, risulta che questa formula è proprio quella che esprime questo stesso enunciato.


Molti non compresero appieno il senso delle affermazioni di Gödel, ritenendo che il suo teorema avesse definitivamente distrutto la possibilità di accedere a verità matematiche di cui avere assoluta certezza.


Muore praticamente da suicida il 14 gennaio 1978 lasciandosi uccidere dalla fame per paura di essere avvelenato. 


fine del foglio.fine del foglio.


 sottocartella: gatto di Schrödinger
foglio .1.compiere un'osservazione.doc


il gatto ha la stessa probabilità di essere morto quanto l'atomo di essere decaduto

Senza l'interazione reciproca delle singole particelle in una realtà macroscopica che ne annulla le proprietà quantistiche nessuno potrebbe vedere, afferrare, pensare: in una parola il mondo così come lo conosciamo non esisterebbe 

fine del foglio.fine del foglio.








 

martedì 2 ottobre 2012

Fermarmi qui




Oggi tocca tornare là. Tocca tornare là per forza.
Il paradosso della prevenzione. Qualunque cosa le succeda - diceva uno di questi da cui sono andata all'inizio, quando la paura non mi faceva stare ferma - qualunque cosa le succeda, lei cade in piedi.
Controlli semestrali. Qualunque cosa accada in sei mesi, non puo' essere irrimediabile, intendeva. Allora questo mi aveva fatto pensare alla situazione attuale della meccanica quantistica di Schrödinger, dove c'è il gatto che non si sa se è vivo o morto finché non lo guardi.
Non so cosa c'entrasse davvero la faccenda del gatto, né perché mi sentissi quel gatto. Mi sentivo così e basta.
Questo fatto che il tuo stato dipenda dall'osservazione, forse.
Il fatto che uno ti dica che se ti guarda ogni sei mesi cadi in piedi.
Non mi ha messo di buon umore.
No.
Niente buon umore. Dottore.
Cado in piedi, ma cado.
Comincio a cadere e non finisce mai.
Se uno pensa alla propria condizione di mortale, se ci pensa davvero, non può sopravvivere al senso di vertigine. Che non è neanche proprio una vertigine, è più come la sensazione della caduta libera.
una caduta libera in giù nel tempo. Alla fine del tempo di quella caduta, non ci sei più.
In mezzo naturalmente ci sono molte altre cose, che per fortuna ti distraggono da quella consapevolezza. Ti fanno guardare le cose in un modo meno panico, ti distraggono, ti costringono a credere che per un po' le cose resteranno più o meno come sono o, addirittura, che possano migliorare notevolmente.
Come ad esempio quando sei innamorato, o stai leggendo un libro bellissimo e ci sei dentro e sai che finché il libro non sarà finito tu avrai un'aspettativa di felicità.
L'aspettativa di felicità te la danno anche altre cose, molte altre cose, ciascuno ha le sue.


Magari  muori per un'altra cosa. Una cosa magari vicinissima alla quale nessuno aveva pensato.
e allora?  Non voglio dire male dei dottori. Dico male di me quando sono nelle loro mani e sotto ai loro occhi. Odio quel momento prima che dicano qualcosa, che potrebbero dire tutto. Potrebbe crollare tutto. Potrebbe.
Odio che la mia vita in quei momenti, le mie cose più intime che loro non immaginano neanche, possa venire  distrutta da una loro parola di tipo tecnico.
All'inizio è stato così, è stata una specie di distrazione. Io mi facevo i fatti miei. Stavo bene. Avevo tante cose buone. Ero andata ad Amsterdam a leggere le poesie. Non mi preoccupavo certo per la mia vita. E siccome ero distratta non mi aspettavo che quello potesse fare quello che ha fatto: chiedermi di sedermi, chiedermi di dirgli quanto anni avevo.
Quanto anni ho? che vuole? Io devo andare perché c'è il mio fidanzato che mi aspetta, fuori, non trova parcheggio capisce e ce ne dobbiamo andare abbastanza alla svelta perché si mette tardi, abbiamo un appuntamento, perché al semaforo di Corso Vittorio abbiamo incontrato Pola, una mia amica, una mia amica, che attraversava la strada ma non potevamo fermarci perché lei era un pedone, noi eravamo una macchna, e quando per lei è scattato il verde per noi era un rosso, allora le abbiamo detto che andavamo un attimo all'ospedale ma che poi tornavamo e magari ci vedevamo. Un appuntamento importante, cioè abbastanza importante. E poi dovremmo andare al club. Il club è  un club abbastanza esclusivo come potrà capire. L'abbiamo trovato per caso e ci piace molto perché sembra un posto inglese per tennisti di razza bianca. Noi entriamo nel nostro club, io ordino un quartino di vino bianco frizzante, D ordina un negroni e poi parliamo. Del più e del meno. A volte anche tutto il pomeriggio fino a sera. Capisce che non c'entra niente? Ho avuto molto piacere a stare con lei qui, nella sua stanzetta tutta bianca, con lei tutto bianco, la sua cameriera tutta bianca, ma adesso mi avete un po' rotto i coglioni se non vi dispiace, come può notare stavo leggendo un libro di là in sala d'attesa e gradirei continuare a farlo. lei legge?  Come le ho detto, purtroppo devo andare, per via del parcheggio, che D mi aspettava in macchina perché qua non si trova un parcheggio e del club, del fatto che non si può stare semrpe fermi in un posto quando la vita scorre in un altro.
lei capisce.
si sieda.
lei non capisce
si sieda
lei, non capisce.
Io non capisco.
Lei ha un cancro.
Io? ma si figuri, come le ho appena spiegato io ho anche altro che mi aspetta. Fuori. In macchina.
Per questo io non posso fermarmi qui ad ascoltare quello che lei ha da dirmi sul cancro. sarebbe una cosa che richiede tempo, una cosa che al momento non ho.
Non ho tempo e non ho spazio. Ho anche un figlio.

lunedì 1 ottobre 2012

senza armonia. e senza ruote.


L'altro giorno dopo aver visto i quadri di R. ho pensato che i pittori non hanno nessun bisogno di chiudere nella tela un'intera storia; nessuno si aspetta che lo facciano.La storia non c'è. Un quadro è la storia di chi ha visitato un luogo e l'ha riposizionato. I pittori hanno la libertà di non considerare il tempo, ci si devono solo sedere dentro. L' oggetto dipinto non si muove, non deve. Ha il dovere e il compito di restare fermo, anzi. Il tempo gli sta intorno,lo aggira. Dal momento in cui il quadro è finito, la sua storia si ferma. Tutto il tempo si consuma nel cercare di fermare qualcosa che naturalemnte si muoverebbe. Al contrario della fotografia, forse, il viaggio, il movimento nel tempo, arrivano da dentro. La fotografia è l'istante, quell'istante il più preciso possibile, l'istante in cui il fotografo ha scattato. Il quadro è la fine. Il quadro è il risultato del viaggio dell'immagine nel paesaggio interiore dell'artista. Si potrebbe dire che ne è la traccia, l'impressione del suo paesaggio interiore (una crocefissione) illuminata dalla luce e fermata su tela.

Penso questo.
che quello che sento io, questa specie di impedimento a scrivere di qualcosa che non sono io nel momento in cui scrivo, questo incepparsi continuo di ogni tentativo di strutturare qualcosa che si muova con continuità fluttuante, allegra, all'interno di un tempo dato,il tempo della pagina, questa repulsione alla struttura, stia nelfatto che mi sento più vicina ad altro, anche se non so dipingere,perché non so collocare le cose in rapporto tra loro nel tempo ma neanche nello spazio. Non trovo relazioni causali tra le cose, né spaziali né temporali.
Sono definitivamente fottuta in questo limbo rapido di processi che non so cogliere. o forse non voglio. Non mi interessano. Anche nei romanzi, non mi interesso al romanzo, cerco l'autore diperatamente. se non lo trovo, arranco, dopo un po' perdo terreno e mi arrendo alla noia.
e così che sono. elementare. faccio solo delle connessioni elementari, il più delle volte legate a quello che la mia esperienza è in grado di cogliere e di salvare.

G dice che non mi fido delle parole. E' così che sono: Per la maggior parte del tempo, quando le cose si complicano, propenderei per il silenzio. Non ho parole per quello che succede perché non ho risposte sicure dentro di me. non ho un sistema forte di paragone interiore, qualcosa cui accostare la mano per dire: più o meno così. 
Non ho equivalenze.
Ho parole solo per pochi momenti minuti.

Lo spazio tra i momenti non è che non esista.
Esiste, non lo nego.
Semplicemente non riesco ad esprimerlo.


Poi non mi piace scrivere per qualcosa.
Non scrivo per arrivare a capire meglio le cose. Non credo nelle parole, come dice G.
Infatti è lui che trova le parole per quello che succede.
Io scrivo per salvare il tempo da se stesso.
Gli trovo un punto più elevato possibile, perché non sia travolto dall'altro tempo che gli scorre subito sopra.

Non è un lavoro socialmente utile,
me ne rendo conto. 

Le nuvole prendono una sembianza, a volte si ha voglia di dire di quella sembianza, 
di dispiegarla. 
 


Oggi ho trovato uno di quei profumi che sono la riproduzione farlocca di profumi famosi.
Non so se ne siano davvero la riproduzione, ma costano tre euro e cinquanta contro cento.
i profumi mi tirano molto su il morale.
quando posso vado a sniffare direttamente nelle profumerie. Ma a volte ho voglia di una profumo preciso, mi sforzo di immaginarlo bene, com'è. com'è? ecco, mi dico, ho bisogno di respirare esattamente questo profumo, che però non so se esiste o no.

Mi compravo un profumino farlocco, mi inebriavo della sua volgarità non pretenziosa, è una specie di tavernello dell'olfatto.
Se c'è una cosa di cui sono sicura è che la mia vita non è una storia e non può essere raccontata come una storia. 
Magari altre vite sì, chi dice niente. non c'è niente di male ad avere una vita che è una storia, con una parabola o anche più di una. 
Ma la mia no. non va né in alto né in basso nè a destra né a sinistra. E' probabilistica.  Senza armonia. Senza ruote.