lunedì 17 ottobre 2011

sei tu che cacci la preda per la leonessa

alla fine poi dio dice a giobbe ma tu dov'eri
mentre io facevo la terra
dov'eri quando facevo questo e quello?
hai vagato per il fondo dell'abisso?
ti sei spinto ai padiglioni della neve?
da quale seno è nato il ghiaccio?

come se fosse colpa di giobbe non sapere,
una cosa che in realtà dipende da jhavè,
che parla così 
per fare la voce grossa e confondere giobbe
facile per jhavè avere sempre ragione lui
difendersi con il silenzio
o difendersi con fiumi di parole
è quasi lo stesso
è sempre prevaricazione
intanto giobbe capisce che con questo non c'è niente da fare
non si ottiene risposta.
sarà sordo? si chiede giobbe
se fosse sordo allora si spiegherebbe il perché del ritardo,
tutti questi fraintendimenti,
se fosse sordo si spiegherebbe anche
perché strilla tanto nelle orecchie.

così giobbe si sottomette, 
si accuccia nella polvere
che importa, dice giobbe,
è fatto così.
è fatto così e gli voglio bene così
e chiede scusa.
scandice bene le parole
senza nulla sapere ho detto cose troppo al di sopra di me.
ho fatto domande che non si dovevano fare, scusa.
ma quelle domande erano dentro di me
si erano generate da sole
io potevo scegliere se portartele 
o tenerle dentro
ma non potevo scegliere di farle esistere o no
e anzi, ora che ci penso
dov'eri tu, quando nascevano queste domande?
ma niente, nessuna risposta.
silenzio di nuovo.

qualche pagina dopo giobbe torna sano e salvo
dio gli ripristina la vita
i figli uccisi per la prova
glieli restituisce
ma non gli stessi
perché per dio i figli valgono come numero
come gregge,
non come nome.
se anche giobbe gli dicesse, tu che puoi tutto
se non ti costa molta più fatica, restituiscimi i miei
di prima,
preferisco
sicuramente dio non vedrebbe il senso di questa domanda
perché cosa mai può essere un figlio per dio
una cosa piccola con due gambe e due braccia
e si arrabbierebbe ancora di più.

così la storia finisce come era cominciata
in modo distratto
come se qualcuno avesse fatto fretta 
per un finale qualunque
purchè
dal moderato lieto fine.

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