mercoledì 31 agosto 2011

je glisse hors de tes mains


Dieu marin et chimère
nous sommes l'eau et l'air
fuyant loin de la terre
*

tutte le nostre cose appese
per me se ne possono anche andare, 
non le voglio più
sono io che le ho appese e non le voglio più
non mi voglio ricordare e non mi interessano.
Oggi non va da nessuna parte, 
perché oggi si resta qua, serenamente,
non si scappa dalle feritoie
e non si scappa e basta.
l'altra volta che siamo scappati,
tutte le mattine ci si guardava in giro
e poi si scappava,
com'è naturale
storia di prede millenarie
animaletti del cazzo tutte le mattine
che scappano alla rinfusa fottendosene di tutto
(ma anche gli animaletti,
si fottano gli animaletti)
via le foto, via l'intero spettacolo.
viaggio last minute senza fede, prostituito, 
senza promesse, senza impegno
(non vedo niente, non fotografo niente che non mi tolga la speranza)
cosa vuoi che facciano i miei volatili di carta?
caduti dal dispiacere
raccolti, fatti rivolare a fatica
caduti ancora.
Che farne di una mia poesia che celebra il cielo?
canterei piuttosto lo squartarsi lento e pacato
l'annegare corredato di sorriso
la croce al collo
scarpe,oroscopo,cucina d'alghe, bambini mescolati
a sali di magnesio
a fosforo bianco.


Eppure non succede niente
non succede mai niente
per giorni e giorni e poi 
all'improvviso
viene giù qualcosa da dimenticare.

je glisse hors de tes mains
tu te changes en parfum
ces jeux là 
n'ont rien d'humain
  




* Brigitte Fontaine








martedì 30 agosto 2011

la risposta sarebbe: persone

stavo pensando a questo silenzio che mi faceva venire in mente che forse non avevo detto delle cose, che mi ero detta di dirle, ma poi tra tante cose non sono stata capace. E le cose erano che ci dovrebbe essere un modo per tenere insieme le cose preziose, come un cestino, per proteggerle, aldilà dei nomi, per dire: voi che siete preziose, qualunque nome abbiate non vi preoccupate, non vi butterò mai via. Che la cosa importante, mi sembrava di dover dire in tutto questo silenzio da annegarci dentro, che noi siamo esseri umani e dobbiamo avere molta pazienza, perché appunto non sapendo niente non sappiamo niente, o solo pochissimo. ci sbagliamo. ma non siamo degli occhiali da sole. siamo persone. e quindi, se mai ti chiedessi se siamo persone o occhiali da sole, la risposta sarebbe: persone.

domenica 28 agosto 2011

odisseo , il ritorno

non succede mai come vorresti
o come sogni,

sulla spiaggia pensavi al trapano,
alla tua punta da dodici per un vecchio trofeo di caccia
ancora non finito di appendere
al muro.

intravvedi piccole mani molli, bianche
gli altri uomini le hanno così,
con quelle tue ruvide tocchi, sfiori
le sue impronte,
la porta di casa
cerchi di stringere
la troppa distanza.

Gli dei giocavano agli dei, cosa gli poteva importare
piccoli punti ricamati, voi,
troppo piccole barchette in un mare di seta azzurro.

Riprendi
il mare,
la nave
riparti.

Stretti i nodi,
l'ululato di Argo,
le vele respingono il vento
che già ti spinge lungo il piano
di un destino tuo non più segnato.

Nulla sapranno bagliori e grida,
di questo tuo abbandono finale,
di questa fuga dell'eroe all' indietro
verso nessuna guerra
verso nessuna terra.

Itaca è in festa,
da dove la vedi tu,
luna bianca e sassi
che tua nave affonda

Nessuno.

lunedì 15 agosto 2011

giobbe. 1.la prima volta





















Prima non c'era niente, poi all'improvviso si accendeva una luce e ci si vedeva meglio.
Sul letto, stravaccato, si trovava Giobbe, che masticava il sigaro e chiamava Lumilla.
Lumilla non sentiva perché era nell'altra stanza con le cuffie. 
Giobbe chiamava Lumilla anche tredici volte, poi Lumilla arrivava, gli si inginocchiava ai piedi e gli diceva Che vuoi?
e Giobbe rispondeva Niente. Solo volevo sapere se c'eri o se te n'eri andata per sempre, come la settimana scorsa che te ne sei andata senza dire niente e ti ho chiamata tutto il giorno e tutta la notte mi sono sgolato come un tacchino. Tu non rispondevi.
Lumilla non ricordava questa fuga della settimana scorsa, le capitava di fuggire e non ricordare. Ma la cosa non andava bene e questo lo sapeva, perché era una delle poche cose che facevano arrabbiare Giobbe e questo le dispiaceva.
Giobbe non scappava mai, non gli piaceva uscire e non gli piaceva neanche che Lumilla uscisse. fosse stato per Giobbe potevano tranquillamente restarsene lì insieme, tanto c'era la consegna spesa a domicilio (un servizio che la prima volta che Giobbe seppe che esisteva si sentì finalmente un uomo libero).

Quando, tre anni prima,Lumilla era entrata nella casa di Giobbe la prima volta, era molto magra e assetata e affamata, e Giobbe non aveva fatto niente di particolare per lei, aveva semplicemente aperto la porta e detto Ecco, entra. Lumilla aveva poi imparato dove si trovavano le cose in cucina e a fare i toast. anche perché se si vuole mangiare a casa di Giobbe bisogna per forza imparare a farsi i toast, dato che la  cucina conteva solo pane da toast, sottilette e una specie di prosciutto cotto che non era proprio prosciutto cotto ma, in ogni caso, già affettato. Questo che all'apparenza potrebbe sembrare uno svantaggio (lo è dal punto di vista di una corretta ed equilibrata alimentazione), era stata per Lumilla un grande vantaggio, non sapendo lei farsi nulla da mangiare né avendo alcuna voglia di mettersi lì magari a sfogliare libri di cucina o roba simile, che oltre tutto in casa di Giobbe non c'erano libri di cucina.
Così Lumilla imparò a sfamarsi e dissetarsi (in frigo c'era sempre dell'acqua fredda) e poi imparò anche il posto dei ghiaccioli, che Giobbe teneva in un congelatore speciale, solo per i ghiaccioli.
Lumilla e Giobbe andavano molto d'accordo, anche se non si parlavano mai perché avevano interessi completamente diversi. A Giobbe piacevano le donne, le guardava nella televisione o a volte anche in fotografia o su youtube. A Lumilla invece delle donne non interessava nulla, le piaceva solo avere nelle orecchie della musica e la cosa finiva lì.
Perciò stavano insieme in una certa armonia, tranne nelle occasioni in cui Lumilla spariva per sempre (agli occhi di Giobbe), andare chi sa dove e tanto comunque si dimenticava.
Giobbe era un po' più vecchio di Lumilla; Lumilla non aveva ancora compiuto i sedici anni, mentre Giobbe ne aveva ormai da parecchi mesi settantatre. Se Lumilla considerasse Giobbe più come un padre anziano o più come un marito anziano o più come un vecchio un po' rincoglionito di cui prendersi cura, non è dato sapere.  Lumilla non si chiedeva mai cos'era Giobbe per lei o cos'era lei per Giobbe.  Neanche Giobbe, se per questo, se lo chiedeva. Perciò andavano molto d'accordo su diversi piani, e spesso stavano seduti vicini sul letto di Giobbe a mangiare ghiaccioli, oppure un toast e non dicevano niente oppure Giobbe raccontava qualcosa della sua vita e Lumilla lo ascoltava.
di solito Giobbe raccontava di una volta che era caduto da cavallo (anche se non era vero, e Lumilla sapeva che Giobbe non poteva essere caduto da cavallo, perché per cadere da un cavallo ci si deve prima salire, e Giobbe non sembrava per niente uno che sale su un cavallo. Lumilla provava a immaginarsi Giobbe che prima saliva a cavallo, poi galoppava e poi cadeva, ma l'immaginazione non riusciva proprio a mettreinsieme le cose. così mentre Giobbe raccontava la sua caduta da cavallo, Lumilla non lo stava a sentire. preferiva immaginare Giobbe com'era adesso. a Lumilla piaceva molto Giobbe, per via delle cicatrici.
cicatrici che non si era fatto cadendo da cavallo.
c'è un perché per ogni cosa.


un giorno che Giobbe chiamò Lumilla.

Un giorno accadde che Giobbe chiamò Lumilla oltre cinquanta volte finché Lumilla arrivò e Giobbe le disse Che palle Lumilla con questa storia che quando ti chiamo non rispondi mai. Lumilla si offese molto, ci rimase molto male. sulle prima non sapendo cosa rispondere, non disse nulla, ma poi, dopo qualche minuto, le venne in mente che Giobbe on l'aveva mai trattata così, non le aveva mai detto Che palle Lumilla o altre cose sgraziate. e si mise a piangere. Lumilla non aveva mai pianto nella sua vita. Questa fu la prima volta.
senti, le disse Giobbe, per me tu puoi andare dove vuoi, non voglio impedirti di andartene in giro con le tua amiche sceme a comprarti creme o cose del genere nei supermercati. però tieni conto che io sono un tipo ricercatissimo, può anche capitare che una volta o l'altra al tuo ritorno non mi trovi più perché me ne sono andato anch'io.
tu? disse Lumilla.

può anche essere, disse giobbe.
lumilla non pensava che giobbe parlasse sul serio, infatti giobbe non parlava sul serio. parlava perché aveva solo lumilla. altre persone con cui parlare non ce n'erano. 
in più giobbe aveva paura che uscendo la notte lumilla si perdesse o altro.
giobbe non aveva mai avuto una ragazza. né come ragazza, né come figlia, né nient'altro. a casa di giobbe, fino all'arrivo di lumilla, c'era sempre stato solo giobbe.
l'arrivo di lumilla era stato una sorpresa, per giobbe. 
anche per lumilla abitare a casa di giobbe all'inizio non era una cosa scontata, perché lei non aveva mai abitato in una casa vera.

 

domenica 14 agosto 2011

una forte fede

oggi sei arrivato e abbiamo capito da subito che era aria di festa
anche se non ci pensava nessuno.
così mi hai chiesto se bevevamo il caffè ma io il caffè non posso berlo
oggi. perché me l'hanno sconsigliato in tanti, questo caffè.così il caffè lo bevi solo
perché è mattino. ieri era il tuo compleanno e io non sapevo come dirtelo. 
andiamo nel bosco, poi ci fermiamo (nel bosco) mettiamo giù la stoffa che hanno lasciato quelli che si sono sposati nella tua macchina. stiamo lì a mangiare i panini scongelati il prosciutto crudo con la carta argentata e la mia insalata col cumino e i dolcini arabi che erano per te, soprattutto. stiamo lì sdraiati come normalmente. beviamo l'acqua dalla bottiglia e tu mi spieghi la vita, che cosa non si fa e cosa si fa, nella vita. così capisco e non capisco. a volte mi pare di capire, a volte mi si ribella qualcosa ma lo riprendo subito. quando parli dentro ti do ragione, ma quando non parli subito mi pare che la ragione sia da un'altra parte. Come sempre.
Poi mettiamo giù le carte ti dico. lo dico per cercare un significato nelle cose come vanno e come stanno andando. per cercare una verità e per non mentirti.
per lasciare spazio camminamo nel bosco e si arriva alla fonte ferrosa.
la guardiamo scendere, l'acqua della fonte, che sotto fa ruggine la vorremmo bere, ma abbiamo anche paura. anche se il ferro dicono tutti che fa bene, quel ferro di quell'acqua non si sa. 
poi torniamo indietro in salita. in salita le cose salgono e fanno male. non mi piace più questa festa. non so più dove ho messo il cuore, e questa cosa mi dispiace e questa cosa non si sa dove va a finire.
come la salita non si sa quando finirà. ma invece è prima di quel che si pensava, ed è ancora solo un pomeriggio. come cammini svelto penso, come cammini lenta, dici. di solito non è mai così, di solito sei tu che non vuoi camminare, sono io che ti porto, che ti dico andiamo andiamo di là, scendiamo giù vediamo dove va a finire. ma oggi no.oggi voglio tornare. dopo con la macchina ci fermiamo alla fontana di un paese a prendere acqua normale, da bere e basta.
mentre guido penso sempre che se uno ha due assi nella manica uno dei due non serve a niente. come mettersi una scarpa dentro l'altra. un fatto stupido. 
Se tutto fosse più algebrico, se avessi fede.
poi si arriva a casa. tu te ne vai. non vorresti andartene, son io che dico proprio così, sì, vai via, voglio che vai. porti via il regalo.
devo mettere tutto a posto. ma non so da dove si parte perché non ho cassetti. non ho mai avuto abbastanza cassetti. ne ho solo tre, vuoti. se metto qualcosa in un cassetto lo perdo per sempre.
allora poi dovrei sentirmi liberata ma non mi sento nè in un modo nè nell'altro (non liberata). 


mercoledì 10 agosto 2011

dieci agosto

questo gatto lo conosco poco, so solo che corre di notte.
di giorno mi guarda dal balcone come dire,
sono io quello che corre di notte.
è un gatto normale, tigrato. qui i gatti sarebbero vietati
ma quelli del piano su se ne fottono del divieto.
invece io vorrei molto un cane, col pensiero.
 
 

domenica 7 agosto 2011

il giorno dei laboratori

 
tengo un laboratorio per imparare a fare l'uovo alla coque perfetto. durata tre ore, costo venti euro al minuto. sbocchi professionali: chef in un ristorante di uova alla coque. i inviare curriculum, ricevuta del versamento e lettera di motivazione.
allacciarsi le scarpe al buio. laboratorio per l'apprendimento base delle diverse tecniche di allacciamento di scarpe. durata quindici ore. sbocchi: nessuno, tranne non inciamparsi .costo un milione di euro.inviare curriculum e lettera di motivazione.e ricevuta del versamento.
tengo un laboratorio. titolo del laboratorio: carta igienica, abbinamenti e strategie di consumo. ititolo: il velo dell'anima. durata: un anno solare con cadenza bisettimanale.sbocchi professionali: architetto. inviare curriculum e lettera di motivazione. costo: gratuto le prime quattro lezioni. dispense online.
tengo un laboratorio sul nulla. il nulla in tutte le sue sfaccettature. l'essere e il nulla. non se ne fa nulla. di nulla, si figuri. il nulla e le sue astrattezze. cucinare col nulla. mangiare e dormire sul nulla. prendersela per nulla. dal nulla a qualcos'altro per tornare al nulla. costo: seicento euro. inviare lettera di motivazione. indispensabiile colloquio motivazionale.
laboratorio emozionale sul presente progressivo in inglese. sbocchi: trovare una fidanzata a londra. durata: tre ore. costo: dieci euro all'ora. ma è necessario confermare tutto il pacchetto. posti limitati. inviare curriculum, letera di motivazione e certificato di nascita.
laboratorio: come parlano gli uccellini. probabilmente molti di voi si saranno chiesti come parlano gli uccellini, senza aver trovato una risposta soddisfacente. questo laboratorio intende offrire alcune risposte a questa domanda. sbocchi: ornitologo. durata: triennale. costo: un milione e duecento mila cinquanta. si accede solo su raccomandazione.
laboratorio teatrale. tengo un laboratorio teatrale. scopo del laboratorio: fare teatro, essere teatrante, muoversi sul palcoscenico o in spazi adibiti allo spettacolo, fare le agibilità, chiedere la disoccupazione a requisiti ridotti. durata: un'ora. costo: un euro. inviare curriculum e foto in bianco e nero.
laboratorio avanzato per rifarsi il letto. molti credono che fare il letto sia una cosa che si impara da soli, invece no. anche rifarsi il letto richiede un laboratorio.che potete fare al modico prezzo di cento euro, vi insegnerò a fare il vostro letto senza lasciare fuori le lenzuola sugli angoli e come riboccare il lenzuolo nel punto giusto e non troppo giù come molti erroneamente fanno. costo: trecento euro.
 tengo un laboratorio sul tempo. come tutti avrete notto questa estate è molto diversa dalle altre. piove, fa brutto, fa molto più freddo del solito. perché? se volete saperlo fate il mio laboratorio. sbocchi: metereologo, psichiatra. durata: un anno solare, solo la domenica. costo: dipende. inviare foto e lettera di motivazione.
tengo un laboratorio per mandarsi affanculo da automobilisti. avrete notato che alcuni automobilisti sono molto veloci e fantasiosi nell'offesa, spesso alcuni, meno pronti di riflessil ci rimangono male, inveiscono e basta, ma le loro invettive non si possono sentire. questo laboratorio è finalizzato a padroneggiare perfettamente la grammatica gestuale offensiva automobilistica. corso online, costo: duemilaeuro.
laboratorio sulla A. questo laboratorio intende approfondire l'uso della lettera A in tutte le sue sfaccettature. sarà seguito da un laboratorio sulla lettera B e da un altro sulla lettera C. durata semestrale. età massima dei partecipanti: trentacinque anni. costo: mille euro.
laboratorio sulla creatività. questo laboratorio si svolge sulla creatività. si prende un mucchio di creatività, la si dispone al suolo ed ivi si svolge il laboratorio che consiste nel mangiare un panino.
 laboratorio sull'ascensore. laboratorio per conoscere tutte le parti di cui si compone un ascensore, saperlo montare e smontare rapidamente, oliatura porte, pulizia dei tasti, derattizzazione. sbocchi : ascensorista, mistico.
come smettere di tenere laboratori. questo laboratorio è indicato a tutti coloro che appena pensano di saper fare una cosa, anche approssimativamente, anche un po' alla cazzo, subito devono farci un laboratorio. smettere per sempre di tenere laboratori, senza ricadute. un'unica seduta risolutiva. costo: seimilaeuro.

sabato 6 agosto 2011

non è più tempo

la mia padrona di casa abita di fianco. sbatte il bidone della carta come per dire qualcosa, perché il bidone e dietro la mia finestra. non so cosa voglia dirmi adesso la mia padrona di casa con questo sbattere il bidone della carta. ci sono persone che invece di parlare, sbattono. quando sarebbe così semplice parlare loro preferiscono sbattere il bidone della carta, il suo coperchio, è il loro modo per comunicare con le persone che stanno nelle vicinanze. sto sul letto. oggi è stata una girnata difficile. ho venduto la stufa. la mia adorata stufa a legna che mai avrei dovuto vendere la mia stufa il mio potagè, ma avevo bisogno di soldi e in questa casa e probabilmente mai, avrò più la possibilità tornare a vivere in una casa che possa contenere un potagè. quindi dal lato protico ho fatto bene. inutile tenere lì una stufa delle migliori, una stufa che non ce n'è un'altra, se tanto non hai occasione di usarla come prima quando stavi in una casa con il  buco e la canna fumaria e il posto, con la cucina grande e tutto. non serve. le cose che non servono devono essere vendute e date via perché non c'è tempo nella vita di starsene attaccati alle cose e bisogna pensare a come pagare le bollette e l'assicurazione della macchina che scade ad agosto, oltre la rata del gas dilazionata che scade anche quella ad agosto oltre la bolletta della luce che scade e quella del gas nuova che non sarà alta ma anche quella comunque andrà pagata. me ne sto sul letto mentre la padrona di casa sbatte sul bidone della carta e mi verrebbe da alzarmi per chiederle cosa c'è, cosa vule signora? cosa desidera? qualche problema?
ieri signora quando ha piovuto mi è piovuto tutto dentro in casa, e mi ha bagnato il mio libro dei grandi contrari filosofici che costava diciannove euro che adesso per aprire le pagine devi per forza strapparlo un po' e il mio libro dei grandi contrari filosofici a causa della pioggia di ieri che è entrata in casa adesso è tutto spelacchiato e non bello come prima che l'acqua entrasse in casa e andasse ad assorbirsi su di lui. lo sa questo signora padrona di casa che sbatte sul bidone della carta? lo sa che cosa mi ha fatto la sua acqua che pioveva tutta dalla finestra verso il mio libro? lei come padrona di casa invece di sbattere sul bidone dlla carta, perché non parla un po' di questo con me, del fatto che pagandole io l'affitto avrei diritto ad avere in cambio una casa senza pioggia al suo interno. perché le case da che mondo è mondo servono appunto a fare una differenza tra lo stare o meno al riparo dalla pioggia con i propri libri e con  le proprie cose di carta. e adesso se ne vada da qui, questa è la mia finestra e se lei vuole sbattere sul bidone di carta lo facci a pure ma se lo porti dalle sue parti, sotto la sua finestra o anche ancor meglio dentro la sua casa che sono pronta a scommettere che a casa sua non piove. oltretutto.
comunnque me ne sto sul letto finchè posso, medito sulla mia stufa, cerco di ricordarmela, cerco di ricordarmela in tutt i dettagli perché quelli sono i miei dettagli della mia stufa che non voglio perdere, che contengono tutto, anche il giorno che è arrivata che l'abbiamo subito accesa perché faceva freddo anche se avevano detto di accenderla solo poco per volta. allora l'abbiamo accesa solo un po', ma solo per poco perché poi non ce l'abbiamo fatta e l'abbiamo accesa subito di più. per vedere il fuoco come scaldava da la dentro che er auna stufa perfetta che faceva il suo dovere perfetto. io se avessi i soldi e una casa con il buco e una cucina come ce l'avevo prima mi ricomprerei subito la stufa. ma adesso, mi fanno notare alcune cose, come anche non da ultimo questa padrona di casa antipatica che sembra una suora che conta tutto, una suora che conta anche i pelucchi sul davanzale, che conta e controlla, una suora senza pietà, che se la prende con le biciclette perchè dice che fanno disordine e con i panni stesi perché dice che fanno disordine, e con le chiavi perché dice che fanno disordine, non è più tempo.

mercoledì 3 agosto 2011

tre agosto


adesso si contano le cose perse nel trasloco: aghi e fili. il mio ago alto da materasso sul turacciolo. e quello da cuoio. fili colorati e il filo bianco. persi per sempre.

martedì 2 agosto 2011

rimpicciolire

E allora avevo preso tutte le decisioni
ma erano cadute tutte di mano
prese tante volte che cadevano
come carte non mie
e non sapevo come né cosa
per via del tempo che era sempre più tardi
e non ci si poteva fare niente
e me lo dicevano che nessuno poteva, 
ma io speravo lo stesso.
Veniva voglia di camminare,
ma non si sapeva dove
veniva voglia di vedere un mare
ma non si sapeva dove,
veniva voglia,
perché tutti erano stanchi
e anch'io. 
Poi c'era la stazione 
ma non ero io a partire
io ero per camminare fino in fondo al binario
per non perdermi andavo dritta tutti quei passi
giù in fondo al binario
andavo dritta e vedevo il numero del vagone
che era per andar via.
Ma io non mi facevo prendere dal rapimento
una cosa alla volta mettevo via 
ché niente doveva essere in cerca.
Tutto deve avere (e questo l'avevo capito)
un posto.
Tu la mia mano l'hai vista?
Che si muoveva come fanno le mani
ai treni che vanno
come fanno le mani
che guardano i treni che vanno
con amore
quel tremare su e giù
per forza di quelli che restano
per forza di quelli che se ne vanno
per giunta sola 
rimasta lì 
a rimpicciolire.

lunedì 1 agosto 2011

facciamo l'elenco

come stanno le cose come stanno?
allora, dunque. adesso facciamo l' elenco.
prima si fa l' elenco solo dopo
è consentito al limite disperarsi cinque minuti non di più.
però se non si fanno gli elenchi ben fatti, diciamo, un elenco serio
compilato in modo ordinato e non cianfrusaglie alla cazzo
un giorno si e due no quando ti ricordi
un elenco diciamo ti fissi un orario
e poi tieni quello
per un po'
e tu con questo elenco
ci metti quello che ti sembra che non si possa controllare
che non sta sotto il controllo
o che non sai
o che crea panico
la notte
per esempio
che ti sogni la gatta in autostrada 
tutte quelle cose
non 
mettere filtri. non l'ho detto?
altra cosa importantissima per l'elenco è non mettere filtri.
poi tu fai l'elenco.
pulito pulito
e dentro ci metti
a parte la gatta
tuo fratello
l'ecografia a novembre
il futuro dell'associazione
l'affitto
la pancia
tutto per bene
poi tiri una linea
e dopo la linea ci metti i propositi quello che vuoi
come la sicurezza
il futuro
o anche ci scrivi: io posso
e poi vai giù
 ma devi farlo bene non come fai tu le cose che tipo una volta lo fai 
poi ti sembra una cazzata e non lo fai più
fai finta che sono già diciamo dieci anni che tu fai questa cosa, che sei abituata a farla
e fiera, perché essendo dieci anni hai già una certa pratica nel farlo e sei anche esperta.
e questo giochino di far finta delle cose che non riesci a fare che sono già dieci anni lo potresti fare già che ci sei anche con altre cose
dieci anni che non fumi
dieci anni che vai a correre tutte le mattine dieci anni che non ti mangi le unghie dieci anni che non 
bevi più di un bicchiere di vino a tavola e solo saltuariamente due dieci anni che respiri pensando al nulla eccetera
tu poi comunque questo elenco lo metti in un posto dove te lo vedi durante il giorno 
non devi nasconderlo.
lo devi mettere in un posto che sai tu che quando vuoi vai a vedertelo
è un processo curativo
tipo 
molto praticato da diverse discipline
tipo
per cui non devi pensare che sia una cazzata
perché questa tendenza a pensare che tutte le cose che ti possono aiutare sono delle cazzate
fa parte esattamente del tuo lato oscuro che è quello che adesso stiamo cercando di illuminare
per cui 
visualizza questa luce e fai l'elenco.
baci