Prima non c'era niente, poi all'improvviso si accendeva una luce e ci si vedeva meglio.
Sul letto, stravaccato, si trovava Giobbe, che masticava il sigaro e chiamava Lumilla.
Lumilla non sentiva perché era nell'altra stanza con le cuffie.
Giobbe chiamava Lumilla anche tredici volte, poi Lumilla arrivava, gli si inginocchiava ai piedi e gli diceva Che vuoi?
e Giobbe rispondeva Niente. Solo volevo sapere se c'eri o se te n'eri andata per sempre, come la settimana scorsa che te ne sei andata senza dire niente e ti ho chiamata tutto il giorno e tutta la notte mi sono sgolato come un tacchino. Tu non rispondevi.
Lumilla non ricordava questa fuga della settimana scorsa, le capitava di fuggire e non ricordare. Ma la cosa non andava bene e questo lo sapeva, perché era una delle poche cose che facevano arrabbiare Giobbe e questo le dispiaceva.
Giobbe non scappava mai, non gli piaceva uscire e non gli piaceva neanche che Lumilla uscisse. fosse stato per Giobbe potevano tranquillamente restarsene lì insieme, tanto c'era la consegna spesa a domicilio (un servizio che la prima volta che Giobbe seppe che esisteva si sentì finalmente un uomo libero).
Quando, tre anni prima,Lumilla era entrata nella casa di Giobbe la prima volta, era molto magra e assetata e affamata, e Giobbe non aveva fatto niente di particolare per lei, aveva semplicemente aperto la porta e detto Ecco, entra. Lumilla aveva poi imparato dove si trovavano le cose in cucina e a fare i toast. anche perché se si vuole mangiare a casa di Giobbe bisogna per forza imparare a farsi i toast, dato che la cucina conteva solo pane da toast, sottilette e una specie di prosciutto cotto che non era proprio prosciutto cotto ma, in ogni caso, già affettato. Questo che all'apparenza potrebbe sembrare uno svantaggio (lo è dal punto di vista di una corretta ed equilibrata alimentazione), era stata per Lumilla un grande vantaggio, non sapendo lei farsi nulla da mangiare né avendo alcuna voglia di mettersi lì magari a sfogliare libri di cucina o roba simile, che oltre tutto in casa di Giobbe non c'erano libri di cucina.
Così Lumilla imparò a sfamarsi e dissetarsi (in frigo c'era sempre dell'acqua fredda) e poi imparò anche il posto dei ghiaccioli, che Giobbe teneva in un congelatore speciale, solo per i ghiaccioli.
Lumilla e Giobbe andavano molto d'accordo, anche se non si parlavano mai perché avevano interessi completamente diversi. A Giobbe piacevano le donne, le guardava nella televisione o a volte anche in fotografia o su youtube. A Lumilla invece delle donne non interessava nulla, le piaceva solo avere nelle orecchie della musica e la cosa finiva lì.
Perciò stavano insieme in una certa armonia, tranne nelle occasioni in cui Lumilla spariva per sempre (agli occhi di Giobbe), andare chi sa dove e tanto comunque si dimenticava.
Giobbe era un po' più vecchio di Lumilla; Lumilla non aveva ancora compiuto i sedici anni, mentre Giobbe ne aveva ormai da parecchi mesi settantatre. Se Lumilla considerasse Giobbe più come un padre anziano o più come un marito anziano o più come un vecchio un po' rincoglionito di cui prendersi cura, non è dato sapere. Lumilla non si chiedeva mai cos'era Giobbe per lei o cos'era lei per Giobbe. Neanche Giobbe, se per questo, se lo chiedeva. Perciò andavano molto d'accordo su diversi piani, e spesso stavano seduti vicini sul letto di Giobbe a mangiare ghiaccioli, oppure un toast e non dicevano niente oppure Giobbe raccontava qualcosa della sua vita e Lumilla lo ascoltava.
di solito Giobbe raccontava di una volta che era caduto da cavallo (anche se non era vero, e Lumilla sapeva che Giobbe non poteva essere caduto da cavallo, perché per cadere da un cavallo ci si deve prima salire, e Giobbe non sembrava per niente uno che sale su un cavallo. Lumilla provava a immaginarsi Giobbe che prima saliva a cavallo, poi galoppava e poi cadeva, ma l'immaginazione non riusciva proprio a mettreinsieme le cose. così mentre Giobbe raccontava la sua caduta da cavallo, Lumilla non lo stava a sentire. preferiva immaginare Giobbe com'era adesso. a Lumilla piaceva molto Giobbe, per via delle cicatrici.
cicatrici che non si era fatto cadendo da cavallo.
c'è un perché per ogni cosa.
un giorno che Giobbe chiamò Lumilla.
Un giorno accadde che Giobbe chiamò Lumilla oltre cinquanta volte finché Lumilla arrivò e Giobbe le disse Che palle Lumilla con questa storia che quando ti chiamo non rispondi mai. Lumilla si offese molto, ci rimase molto male. sulle prima non sapendo cosa rispondere, non disse nulla, ma poi, dopo qualche minuto, le venne in mente che Giobbe on l'aveva mai trattata così, non le aveva mai detto Che palle Lumilla o altre cose sgraziate. e si mise a piangere. Lumilla non aveva mai pianto nella sua vita. Questa fu la prima volta.
senti, le disse Giobbe, per me tu puoi andare dove vuoi, non voglio impedirti di andartene in giro con le tua amiche sceme a comprarti creme o cose del genere nei supermercati. però tieni conto che io sono un tipo ricercatissimo, può anche capitare che una volta o l'altra al tuo ritorno non mi trovi più perché me ne sono andato anch'io.
tu? disse Lumilla.
2
può anche essere, disse giobbe.
lumilla non pensava che giobbe parlasse sul serio, infatti giobbe non parlava sul serio. parlava perché aveva solo lumilla. altre persone con cui parlare non ce n'erano.
in più giobbe aveva paura che uscendo la notte lumilla si perdesse o altro.
giobbe non aveva mai avuto una ragazza. né come ragazza, né come figlia, né nient'altro. a casa di giobbe, fino all'arrivo di lumilla, c'era sempre stato solo giobbe.
l'arrivo di lumilla era stato una sorpresa, per giobbe.
anche per lumilla abitare a casa di giobbe all'inizio non era una cosa scontata, perché lei non aveva mai abitato in una casa vera.