domenica 16 febbraio 2014

diario16 febbraio 14

sembra potrebbe sembrare che non stia facendo un cazzo invece sto qua attenta come un tacchino, a riempirmi di tutte queste cose e parole e storie e varie altre cose e teorie non dico quelle idiote ma anche perché no, pure quelle, e lingue e linguaggi con la sensazione che non finirò mai di stare attenta, a cercare a stare sul chivalà per non farmi sfuggire, per dire tu chi sei per parlare prima di aver letto bene, dico ben bene per esempio diciamo, beh lasciamo perdere va, sì, no, poter infine dire ad un certo punto: bene. franz kafka, chennesò ma anche no, non solo, voglio dire più avanti più indietro, la storia, la matematica (non hai idea di quanta roba entri e poi ti sfugga via, di nuovo,quindi non parlo solo, on dico solo quello che non c'è. quello che non c'è mai stato, ma anche quello che magari c'era, ma che poi, per varie ragioni per ragioni che va bè, i neuroni e tutto, la gravidanza ste cose chennesò ti dico, se ne va si cancella. si è cancellato tutto)adesso puoi. o taci. ma almeno sai ( e gli altri non lo sanno ma lo sentono, ti dico che lo sentono) il perché. sembra che non stia facendo un cazzo ma sto attenta, come un tacchino che deve mandar giù questi fatti questi fatti, tutta questa storia mondiale dell'universo. c'erano dei filmati, c'erano dei pensieri aggraziati, c'erano delle musichette che mi tornavano alla mente e mi dicevo: questa domenica la devi usare perché non è che ci sia poi tutto sto tempo. ma poi alla luce di quello che ho pensato dopo, mentre mandavo giù ancora e ancora,prima di parlare, mi sono detta: è da un po' che mi pare che quello del piano di sopra pianga come un bambino. ma dev'essere un' immagine dev'essere più che altro un'illusione. sai cosa mi piacerebbe stasera, mangiarmi una bella pizza eh. mi piacerebbe proprio sai, andare in una pizzeria vera, e sedermi lì, stare seduta con tutti quei gruppi, tutte quelle altre persone riunite dentro, ad aspettare fare le foto parlare a voce alta o gridare e dire: non so.lo so. lo so che è una cosa più che altro per l'idea, non per la cosa in sé. voglio dire, non certo per la pizza o ci mancherebbe altro, per il fatto di stare seduta nella pizzeria come una forma di normalità, che cerchi, che stai cercando come una forma di mimesi, di mimetismo, un modo per non dare nell'occhio al destino come dire, io sto qua sono solo un attimo seduta qui, in pizzeria insieme agli altri, non è proprio il momento di affrontare cose altre, cose pesanti, diciamo. io mi rifugerei in una pizzeria per non essere investita dall'onda della lucida coscienza che più che altro primo, è gratuita inutile, una menata in definitiva, una grande enorme menata. per non dire minchiata. cosa fai in quella pizzeria? ma lo sai quanta gente l'ha già fatto? li conosci i riferimenti? l'hai letta la bibliografia? conosci l'origine dei tuoi gesti? o vivi senza consapevolezza? non sei padrona delle tue scelte, non dico solo per quanto riguarda il tuo agire inconsulto come essere umano (come una bestia in balia dei propri comportamenti istintuali, fuga, timore, reiterazione, speranza di salvezza, vabbé) ma pure il resto. il pensiero. hai idea di quanto ti ci vorrebbe per convincere il mondo che sai quello che stai dicendo? eh eh . ma vaffanculo va. non serve. non serve a niente. la cosa più semplice è prendere una cosa alla volta, sollevarle, controllarle, annusarle al limite, e metterle al loro posto.comunque adesso,prima, ho da finire di capire un paio di milioni di cose prima di cominciare.a volte sai, quando viene la sera mi sento meglio. perché la sera è in discesa.

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