appunti di questi giorni.
gente senza arti
una mattina salgo sul treno che da chieri mi doveva portare a torino. mi siedo. davanti a me due uomini, abbastanza giovani. sale una ragazza esile, vestita con una maglietta leggera e una gonna. ha un libro in mano e una borsa sulla spalla. la vedo da dietro, noto che c'è qualcosa che non va, come se avesse il braccio a sinistra ripiegato in avanti. quando si gira mi accorgo che il braccio non c'è, è amputato, che la manica della maglietta le ricade all'altezza della spalla. si siede, legge il suo libro, è molto bello il suo modo di di stare, pieno di giovinezza e di bellezza. quando esce sento i due uomini che parlano, uno dice all'altro, hai visto poverina. lo dice con un tono molto dispiaciuto, molto partecipato in totale stacco coi discorsi cameratesci che avevano fatto fino a quel momento. per un attimo non hanno più parlato, era come se dopo quella visione non avessero avuto più il coraggio di riprendere a fare la loro conversazione.
un'altro giorno cammino per chieri, mi fermo a guardare una vetrina di un negozio di scarpe e sento dietro di me, distintamente, sbattere la portiera di un'auto, la voce di un uomo che dice, Mah, vabè. Con una pausa tra il mah e il vabè, come se il vabè fosse stato la risposta o la consolazione al mah, come se il mah fosse stata una protesta in sordina e il vabè, una ripresa dall'inciampo del pensiero che aveva prodotto il mah.
mi giro, per vedere chi fosse a parlare. era un uomo senza una gamba, aveva chiuso a chiave la portiera dell'auto, e aiutandosi con delle stampelle si dirigeva altrove.
tempo.
mentre guardo un documentario di Celati, di colpo pensao al rapporto tra il presente e il passato, l'evocazione del passato, la riflessione sul passato. mi pare che noi passiamo molta parte del nostro presente ad occuparci del passato. sono pochi i momenti in cui il nostro agire è in diretta relazione con cio' che semplicemente accade. quando succede, quando siamo dentro le cose, senza speculazioni intorno ad esse, allora siamo nel presente, mi sembra. però anche dirlo adesso mi fa sembrare che non era esattamente questoil pensiero. perché ci sono cose che solo il dirle già si rovinano, si trasformano in una cosa meno viva.
la vita vista da gi
gi l'altro giorno parlando del mio rapporto fisico coi libri ha detto, tu i libri non li vuoi solo per leggerli, non li dresti mai via perché per te sono una cosa che ha un'importanza affettiva, li vuoi ntorno e vuoi sapere che ci sono. la stessa cosa, ha detto gi, a me capita coi cavi. i miei cavi mi fanno sentire che se devo lollegare una cosa ad un' altra, dovessi sentirne il bisongo so che tra tutti i cavi che ho ce n'è di sicuro uno in grado di farlo.
non sono mai troppi, i cavi, ha detto gi, anche se a te non dicono niente.
Ti e i temi.
il tema dì quello che pensi sull'avere successo.
A proposito dello studio di Ti, il fatto è che mi rendo conto di quanto sia poco interessante per lui lo studio. ci sono cose reali, come uscire con gli amici, fare le sue cose, mangiare, occuparsi di sé, e poi ci sono cose teoricamente utili, ma che non hanno alcuna connessione colla realtà. non lo interessano perché sono interesssanti, perché destano in lui un qualche interesse, lo interessano collateralemnte perché vuole essere promosso. è un interesse di secondo grado, come un cugino di secondo o terzo grado al quale si è legati ma no per ragioni davvero affettive, solo nominali. lui studia e il tempo dello studio è un dilatarsi infinito, una slabbratura nella quale lui si perde, si indefinisce, si annoia.
io vorrei aiutarlo ma non so come, perché qualcunque cosa provi a dirgli per stimolarlo ad affrontare le cose, i pensieri in modo attivo, il risultato è che lo metto sempre a confronto conqualcosa di non suo, di non uscito dalla sua testa.
posso sostituirmi a lui, come qualcuno che mentre guidi ti prende il volante e dirige la macchina dove vuole, nel posto che vuole lui, ma non posso indurgli dei pensieri. perché non possiedo la chiave del motore del suo cervello, non so come attivarlo. lui si annoia, mi detesta, pensa che quello che dico sia giusto ma non abbia alcun interesse.
alla fine gli do un dizionario, gli dico, cerca qua dentro. ci sono tante di quelle cose, di quelle parole, qualcosa ti verrà in mente (per un tema), poi però ho la sensazione di averlo lasciato solo, di non averlo aiutato fino in fondo.
ancora sulla vita di gi vista da gi
a Gi capitano sempre cose inspiegabili. come delle disdette. se c'è da inciampare inciampa, se c'è da perdersi si perde, se c'è da dimenticarsi qualcosa lui la perde. però ha qualcosa dentro che gli permette di trovare sempre un modo per riparare alle disdette girandoci intorno, guardandole e rimediando.
lui ha i suoi rimendi. che sono come delle brugole, dei cacciaviti, per riavvitare la realtà, per tenerla insieme nonostante le disdette. e così alla fine arriva sempre dove vuole arrivare, nonostante nessuno potesse scommettere a suo favore.
il mio regalo di compleanno per il compleanno di Di
il regalo di compeanno di Di si è perso. avevo comprato un libro per lui, e un ventaglio. sulla stoffa del ventaglio avevo scritto, questo ventaglio è da maschio. perchè non lo prendesse per un ventaglio da femmina. però poi adesso non si trova più niente. il sacchetto di carta colorata, con dentro il libro e il ventaglio è scomparso. non si sa proprio dove possa essere sparito. eppure è davvero sparito.
a volte alcune cose spariscono, si mettono da qualche parte perché non vogliono essere viste. come ad esempio, il caso del ventaglio e del libro, che se ne sono andati in un altro posto che non
si sa, forse perché non volevano essere mai più trovati.
vecchietti di vario genere incontrati a chieri
oggi nella piazza di chieri c'ernao due vecchietti che parlavano sulle strisce pedonali. stavano in mezzo alle strisce ma no si muovevano, continuavano a parlare lì. forse perché gli piaceva quel non andare né di qua né di là della strada. era i lloro punto di incontro. le auto non suonavano. aspettavano che i due finissero la loro conversazione. che poi quando è finita si sono separati senza molti problemi.
alla fermata dell'autobus un signore anziano parlava con un ragazzo di colore. gli diceva che d'estate è meglio che d'inverno perchè dìinverno si spende di più, per vestirsi ma anche per il cibo, perché , gli diceva, d'estate anche se ti mangi solo i pomodori e l'insalata va bene, ma in inverno che fa freddo non puoi mangiare solo quello, devi mangiare anche cose più sostanziose se no vai giù, ci vuole la carne. ma la carne costa perciò d'inverno diceva il vecchio, è più difficile la vita. e il ragazzo diceva si con la testa, che anche seconod lui era meglio l'estate, perché era più leggera.
poi sempre alla fermata il giorno prima una signora anziana è venuta da me e mi ha detto, eh, adesso viene il freddo, è un peccato. io ho detto che ci voleva ancora un po' prima che venisse il freddo. ma lei ha detto di nuovo, adesso viene il freddo, basta con il sole. a me non piace il freddo, perché poi piove, fa freddo, bisogna coprirsi.
eggà, ho pensato. non mi veniva in mente, perché quando fa caldo è molto difficile pensare veramente al freddo, che il freddo esiste davvero, intendo. come d'inverno è molto difficilepensare che il caldo, quel caldo di quando non riesci a muoverti per via del caldo, esista veramente.
così noi viviamo sempre in questi stati senza riuscire a immaginare contemporaneamente che esistono anche stati del tutto diversi, sia a livello di temperatura sia ad altri livelli.
poi oggi quando sono andata in farmacia a comprare il moment, c'era tantissima gente perché molte farmacie sono ciuse per le vacanze, eravamo in coda, davanti a me un signore anziano che diceva alla farmacista che la moglie non andava di corpo di dargli qualcosa per la moglie per farla andare. allora la farmacista gli ha dato delle supposte di glicerina. ma finzionano? ha chiesto il vecchietto. si, ci vuole un po' di pazienza ma funzionano. allora lui ha detto di sì che le comprava. poi quando la farmacista gliele ha incartate all'ultimo momento lui ha chiesto se gli poteva dare anche il falqui. la farmacista ha detto Vuole il falqui? lui ha detto sì. ma le dica di non usarlo troppo, perché sono cose che fanno male che poi se si abitua poi non va più di corpo senza quella roba lì. il vecchietto era comunque contento del suo falqui a cui si capiva che mirava dall'inizio. e ha detto dinuovo, si. poi la farmacita ha detto, ne prenda poche, mi raccomando, glielo dica a sua moglie che è meglio prenderle di rado.
e lui ha detto Una alla volta?
la farmacista ha detto, sì, una alla volta. mi scappava da ridere e anche lei stava per mettersi a ridere per la tenerezza di quel vecchietto lì.
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giovedì 22 agosto 2013
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