sabato 20 luglio 2013

come una cosa tra le altre



in mezzo all'erba c'era una vipera. non faceva male a nessuno. stava nell'erba come una cosa tra le altre. ho battuto col bastone per vedere se aveva la testa piatta. le vipere mi avevano detto, le riconosci perché hanno la testa piatta. aveva la testa piatta. era dunque una vipera. dal gran battere il bastone si era anche rotto. lei si era mossa poco come dire, che hai? tutto sto battere.
allora mi ero vergognata.
la vipera si era intrufolata nel gradino della casa, era andata ancora più dentro. dopo non l'ho più vista.
fare come se non ci fosse mai stata è stato il mio esercizio del giorno dopo. perché sapere che c'era mi metteva in agitazione. non volevo che si ricordasse che volevo misurarle la testa.




all'inizio non sembrava ma poi, dopo qualche tempo l'avevamo ben capito. c'erano due di tutte le cose. anche della stessa cosa. e c'era un luogo benedetto che era anche maledetto. e c'era un giorno che ci si svegliava e c'era il sole e lo stesso giorno che non ci si svegliava. ma non si poteva conoscere la differenza.




era la lampada posata vicina al muro del letto. il muro era rivestito in legno come nelle baite. a causa dell'odore di bruciato ogni sera si poteva credere che qualcosa in cucina stesse andando a fuoco, ma in cucina non c'era nulla. l'incendio non era ancora fuoco, stava nel muro dietro il letto, covava dietro la luce, la sua fiamma.




poi ancora molte volte non si poteva dire niente. né di quello che accadeva né di quello che non accadeva. perché la porta era chiusa.




una sera c'era un vaso da fiori sul tavolo, ma lui diceva Io non sono stato. non l'ho messo io. dev'essere stato un altro io.
allora lei disse, quello stesso io che ha posato qui il vaso da fiori è lo stesso che ieri mi ha lasciato cadere giù?
e lui disse, possibile, non lo conosco.




poi ancora giorni e giorni di porta chiusa. di ritorno indietro. dove non era possibile fare ritorno.


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