domenica 31 marzo 2013

πατήρ

oggi siamo stati a trovarti ma c'era troppa neve. come sempre c'è sempre qualcosa di troppo sopra di te. non si riusciva a raggiungerti neanche questa volta. ora che ci penso anche l'altra volta, la prima volta che sono venuta, molti anni fa, c'era sempre qualcosa. sempre neve era. per questo credo anche l'ultima volta era sempre neve. neve molto pesante a quanto pare.
ho portato un mandarino sperando fosse allegro e una candela per accendere la luce sul mandarino che ti avevo portato. poi anche un libro delle mie poesie. che non erano le migliori. non volevo portarti le migliori perché non volevo che tu partissi da quelle. se ti piacciono le mie poesie devi partire per forza da quelle che ti porto. se poi ti piaceranno, allora ti porterò anche le migliori. ma non adesso.
dopo il mandarino.
se non ci sarà troppa neve verrò di nuovo.
l'ultima volta avevo già molti anni più di te e questa volta ne ho avuti ancora di più. hai sempre meno anni.
non è colpa tua.
il tempo si affanna troppo.
mi dispiace avere un padre così giovane e così coperto di neve.
un padre che non si affanna.
quando avresti forse potuto ma lasciamo stare.
avrei voluto portarti notizie di tutti. non volevo che pensassi che non abbiamo condotto bene le cose.
la realtà è che le cose se ne sono andate dove volevano ma io non sapevo come dirtelo.
mi rendo conto che un mandarino non è niente.
un mandarino ogni otto nove anni non è niente. non basta.
però anche le notizie non si saprebbe da dove partire.
una volta al giorno.
una volta al giorno sarebbe più facile seguire l'andamento. anche se a ben pensarci le cose non hanno nessun andamento. vanno su e giù come una nave, come una piccola nave in mezzo al mare.
non so spiegarti cosa sia una nave. non so se sotto tutta quella neve ti possa essere così facile immaginare  una nave né tanto meno, sotto, un mare.
dovrei rispiegarti tutte le cose ma non sarebbe facile e non sarebbe neanche giusto. eri forse tu. sarebbe stato più giusto se tu avessi spiegato a noi il significato delle cose una alla volta, cosa che non hai fatto e non hai potuto fare. non importa, comunque è andata bene lo stesso.
volevo dirti comunque che on c'è solo la neve. mi farebbe piacere che tu sapessi almeno questo.
la neve non è tutto.
ci sono anche i mandarini, per esempio. ci sono anche le mie poesie, per farti un'altro esempio. e c'è la luce della candela. 
abbiamo scavato una piccola fossetta nella neve, con le mani, perché il vento non la spegnesse.
per fare un terzo ultimo esempio.
non voglio venire a darti delle lezioni, ci mancherebbe. tu stai bene così. anche da solo.
ma noi che siamo sopra, che camminiamo e respiriamo, per noi è tutto diverso. non so se posso spiegarti il senso di questa diversità, non ho molti termini di paragone mi rendo conto, non so come chiamate voi le cose. per noi un mandarino è un piccolo frutto arancione, ha una buccia. ma la buccia non si mangia, si toglie. prima si toglie la buccia e poi si mangia quello che c'è dentro. il mandarino sarebbe tutto il frutto, ma noi, quando si dice mangiare un mandarino si intende prima togliere la buccia e poi mangiare solo quello che c'è sotto la buccia. ma non si specifica mai, è una cosa che viene in automatico. quando si dice magiare un mandarino tutti sanno, si immaginano da soli che prima si toglie la buccia (quella cosa arancione che sta sopra) e poi solo quello che sto sotto, si può magiare.
un'ultima cosa che non ho ti ho detto, sempre per quanto riguarda questo fatto del mandarino, è che ci sono i semi. i semi che stanno dentro il mandarino. a volte, se non ce ne sono molti si possono anche mandar giù, ma se sono molti la cosa può diventare parecchio fastidiosa ed è meglio sputarli. li metti nel palmo della mano senza fartene accorgere, li sputi piano piano senza fartene accorgere, dalla bocca al palmo, con discrezione, ed è fatta.
forse penserai che venire da te dopo otto nove anni e pretendere di spiegarti  una cosa e basta. ma come vedi, una cosa semplice come un mandarino, mi diventa subito così complicata tra le labbra.
ho fatto bene a star zitta allora. a posarlo lì, sulla neve accanto alle poesie e alla candela.
io non ci posso fare niente se la candela non è rimasta accesa fino alla fine. non potevo stare a farle la guardia per tutto il tempo della sua vita di candela, capiscimi. non possiamo controllare tutto. non tutte le cose. io non posso.
forse, se avrà voluto in mezzo a tutta quella neve, bruciarsi tutta o solo fino a metà, cosa posso sapere di più.
io non ero preparata, non sono mai preparata. ho portato quelle cose ma non ero sicura che fossero le cose giuste, le cose che potevano servirti di più. nessuno sa mai di cosa c'è bisogno perché le cose vadano per il meglio.
mi dispiace se la candela non ti ha scaldato intorno tutta quella neve, se non l'ha potuta sciogliere tutta, se non ha fatto il suo piccolo. quello che avrebbe dovuto fare. troppo piccolo caldo.


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