sabato 14 aprile 2012

Lucia

Quando la nonna veniva a bere il tè
abitavamo al quarto piano
significava che si tiravano fuori le tazze marroni col bordo giallo
e che di sicuro lei portava su per le scale
un bel pacchetto rosa di pasticcini con lo zucchero a velo di Gastaldo.
Una volta ha portato al quarto piano anche in una scatola
gigante, una bambola che dalla scatola si chiamava
Manuela. Che piangeva. Come un cicciobello però più grande
e muoveva la testa in modo tondo.
Questa cosa mia nonna non me la doveva fare
questo regalo gigante.
Mai più qualcuno ha portato al quarto piano roba del genere
capace di simili detonazioni.
Mia nonna, che era in realtà mia bisnonna,
era piccola di statura, sarda
tossiva sempre un po'
e quando andavano al mare d'estate con il nonno
ci portavano sempre una catenina o un pendaglino d'oro
o d'argento. Quasi sempre d'argento ora che ci penso.
e lei diceva sempre: non perderlo, non fartelo rubare.
pensava che gli altri fossero pericolosi
che mi potessero fare del male e rubare le cose,
ma solo le cose preziose come quelle d'argento o d'oro.
Lei, mia nonna, una volta, dato che mia madre non ci comprava mai niente
da vestire, perché era giovane e se ne sbatteva
o anche perché era senza soldi, o perché non aveva tempo
per quelle cose di bassa importanza,
una volta mi ha portato in un negozio grande
con tantissimi vestiti appesi, e mi ha fatto provare un paltò
o paletò, come lo chiamava, beige. A me piaceva perché aveva il pelo dentro
non avevo mai avuto cose con il pelo
perché mia madre non le comprava. Non so perché.
Invece mia nonna quella volta me l'ha regalato
e poi siamo andate in negozio da mia nonna, quella non bis
a farle vedere come ero diventata elegante
e tutt'e due hanno detto di farlo vedere alla mamma.
Poi quando sono andata a casa, l'ho fatto vedere alla mamma
e lei ha detto: bello. Gentile, nonna Lucia.
Mia nonna Lucia era sposata con mio nonno Guido,
che tutt'e due in verità erano bisnonni, ma io, forse per brevità
o perché non ci ero abituata, li chiamavo solo nonni
come gli altri.
Mio nonno Guido era un comunista molto serio
e credeva in certe cose che mia mamma sapeva
ma io no. E neanche mio fratello.
Ce l'aveva molto su coi preti, perché diceva che erano dei porci
e coi democristiani perché diceva che erano dei ladri
e ce l'aveva anche coi comunisti di adesso,
di quel momento lì, perché non erano come quelli di prima.
Però mio nonno non era uno che faceva male a nessuno.
Faceva il tranviere. Quando me lo ricordo io faceva il bigliettaio.
Quando salivamo sul tram c'era lo scalino e si saliva su
e poi si chiudeva con una piccola porta
e quello era il posto del bigliettaio.
E tutti lo conoscevano e lo salutavano
che lui era Guido, che si sapeva.
E lui anche se era in pensione e di lavoro stava seduto nel negozio dei nonni
quando saliva sul tram era rispettato.
Però in casa faceva sempre silenzio
e non parlava e trattava mia nonna duramente
come un uomo molto poco dolce. Anche se non la insultava
né con le parole né con i fatti,
faceva molto silenzio, anche dopo aver mangiato
si alzava.
Non diceva mai cose gentili, non le portava mai regali o caramelle
o altro.
Le cose belle mia nonna se le comprava da sola.
Quando andavamo al mercato di via Madama, c'erano delle collane
di cristallo come quelle delle favole
che brillavano ed erano magiche
perché dentro si vedevano i colori della luce
erano molto preziose
e qualche volta me le comprava, una. Ma non sempre.

Quando è morto mio nonno Guido, si è scoperto
molto tempo dopo
che aveva un amore profondissimo
con la sorella di mia nonna
perciò non si era potuto dire, per non offendere nessuno.
Ma mia nonna era morta senza saperlo.
Non so se lo sapesse. Forse lo sapeva, chissà
a forza di stare sempre insieme notte e giorno
forse anche senza dirle certe cose si possono sapere.
Ma se le cose non si dicono, passano più leggere,
forse.
Comunque, questo amore di mio nonno
con la sorella di mia nonna,
aveva anche una figlia
che è stata sempre cresciuta dicendole
tu sei orfana e non hai un papà.
Però mio nonno andava sempre a prenderla
a portarla a scuola
e la coccolava e le parlava
come uno zio.
Si poteva.
Quindi alla fine anche lei ha avuto il suo amore,
solo che al posto del papà aveva uno zio
e al posto di uno zio
aveva un papà.
Senza saperlo.
Poi, molto tempo dopo si è saputo anche quello.
Le cose si sanno quando a nessuno gliene frega più niente.
Quando la gente invecchia si pensa che non abbia più sentimenti
invece la sorella di mia nonna ne aveva
e quando è morto mio nonno, il mio bis- nonno
ha cercato di suicidarsi
ma nessuno se n'è accorto
del perché
perché ormai era una vecchia e cosa vuoi
mica uno ci poteva pensare che lo faceva per amore una così.
E invece lo faceva per amore.
E portava anche i fiori rossi sulla tomba di mio nonno
come una ragazzina.
Tutti pensavano che fosse qualche comunista del partito
e invece era la sorella di mia nonna,
Margherita.

Mia nonna Lucia, ha avuto la sfortuna di cadere
quando stava camminando in casa
perché la sua casa era lucida
ci metteva sempre la cera sul pavimento a macchioline
per far risaltare le macchioline
e a casa sua si doveva sempre mettere le pattine
per scivolare meglio.
Una volta che è scivolata giù
si è rotta un femore
e non voleva più tornare a casa perché tanto era da sola
perché mio nonno ormai era già morto da un pezzo
e lei si pensava che mio zio se la portasse in casa sua
dato che era diventato abbastanza ricco con le macchine utensili
e aveva una casa sul Po, di quelle belle con la colf e le cose di pelle
ma mio zio non poteva, perché la moglie di mio zio era una puttana
e non la voleva. Allora mio zio l'andava a trovare tutti i giorni
e gli dispiaceva
ma non poteva dire di no alla moglie
e fumava e aveva i tic nervosi sulla faccia
e infatti di lì a poco è morto mentre faceva un chec up in ospedale.

Poi mia nonna era diventata molto magra e le tremavano le mani
con le vene blu e sporgenti che le facevano male a prendere il cucchiaio
e la forchetta.
E le signore della casa di riposo erano molto didattiche.
Ma io quando andavo a trovare mia nonna facevo finta di niente
non volevo che vedessero che le odiavo.
Allora parlavo con mia nonna facendo finta che eravamo normali
come prima quando andavo a mangiare le acciughe a casa sua
o quando mi faceva le gonne con la Singer.
Però ad un certo punto mia nonna non era più felice
non era più possibile fare niente per farla sta su.
Anche se era leggera, era come se fosse pesante.
Anche se era molto fragile, sembrava di pietra.
Allora io a mia nonna le volevo molto bene
le avevo anche portato mio figlio piccolo in quel posto lì
in quella Casa di Riposo orrenda. Un bambino di un mesetto
in un posto pieno di vecchietti che lo guardavano come un marziano.
Era buffo. Ma lei non rideva. Era come se quel bambino
il suo tris-nipote, fosse troppo lontano per vederlo davvero cogli occhi.
Non la interessava.
Mi dispiaceva che non volesse niente. Mangiare niente
raccontare niente. Diceva solo: vai Vale, non stare qua, hai tante cose da fare.
E io andavo. Un po' perché non sapevo cosa dire
un po' perché quel posto aveva un odore che non mi piaceva.

Qualche volta compro la carne di agnello per fargli fare nel forno
lo stesso odore di quello che faceva lei.
Che è un odore un po' dolciastro, un po' cattivo
ma anche buono.
Perché lei, essendo di Sassari, lo cucinava con molto aglio
e molto pepe

e il pepe lo metteva fin dall'inizio.

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