giovedì 28 luglio 2011

diceva l'architetto per cercare la parola

l'architetto e Mo' stavano in ascensore
perché Mo' aveva messo il linoleuum
sull'ascensore e l'architetto gliel'avevo detto lui
di mettere pure il linoleum 
sul vecchio linolueum dell'ascensore
e Mo' così aveva fatto
aveva messo il linoleum come gli aveva detto l'architetto.
L'architetto adesso strofinava i piedi sul pavimento dell'ascensore
mentre Mo' si guardava in giro 
anche se non c'era molto da guardare più che altro
strofinava i piedi
l'architetto 
e scuoteva la testa come a dire
strano
mentre Mo' leggeva i vietato fumare o sputare all'interno della cabina o insudiciare o guastare o comunque manomettere parti o apparecchi dell'impianto o portare armi cariche,
l'architetto strisciava ancora i piedi 
e ballonzolava da un piede all'altro 
materiali esplodenti oggetti comunque pericolosi 
o che possano danneggiare od insudiciare i viaggiatori o la cabina
o, per qualsiasi ragione, risultare molesti
sul linoleum che Mo' aveva steso la mattina
dopo essere andato molte volte su e giù
giù e su
per dipingere la griglia dall'interno
che significava scendere
e salire
sulla testa dell'ascensore
per dipingere
e poi scendere
e salire sulla testa dell'ascensore per dipingere 
e finire di ridipingere
l'esterno e rifinire l'interno
sulla testa dell'ascensore
e infine  come gli aveva detto l'architetto Mo' aveva potuto posare il linoleum
senza rimuovere il linoleum precedente
cosa che a Mo' era sembrata giusta e nella sua direzione 
come se l'architetto di colpo avesse avuto un cuore.
Adesso che l'ascensore era finito e che Mo' faceva fare un giro all'architetto per dire
è tutto finito
fuori e dentro
le griglie nere
che l'architetto però 
non si sa
poco convinto che continuava a scuotere la testa
infatti
di una convinzione che Mo' non sapeva interpretare.

E Mo' aspettava e leggeva
accedere all'impianto essendo alterato da bevande alcoliche 
o sostanze stupefacenti 
o sostanze tossiche 
o sudicio 
o vestito in modo indecente, Mo'

che non ci aveva mai pensato quante cose si possono fare sull'ascensore 
pensava
ma l'architetto alla fine diceva che no
che c'era qualcosa nel secondo linoleum
non era più come primo linoleum
una grinza
che lui sentiva 
come delle pieghe sotto il piede
che il primo linoleum era liscio
non c'erano
che lo stare in ascensore era liscio e non
e adesso? pensava Mo' guardando i piedi
corrugato
diceva l'architetto per cercare la parola
per esprimere il disagio di un piede strofinato per quantificare il disagio
e Mo' leggeva azionare apparecchi radiofonici, cantare, suonare, schiamazzare 
o in altro modo, disturbare.
Questo leggeva.
e gli veniva in mente anche che l'architetto non gli aveva dato ancora neppure l'anticipo
e scuoteva la testa come uno che non era sicuro 
e quello che prima sembrava sicuro
come il fatto che Mo' lavorasse all'ascensore per quattro giorni
e dipingesse le grate fuori e dentro 
sulla testa dell'ascensore
e alla fine mettesse anche il linoleum
senza levare il precedente 
santo architetto 
che adesso strofinava i piedi per suggerire a Mo'
che i soldi non si sapeva più
per ascensore irrimediabilmente
scomodo al piede alla fine diceva a Mo'
chiamiamo mio figlio
e allora Mo' chiamavano il figlio
come d'accordo non gli dicevano niente
facevano la prova del nove di Mo' e dell'architetto
Il figlio davanti  all'ascensore tutto smalto e vernice fresca
diceva
che bello
e mentre l'architetto al figlio
sì ma entra qui cosa senti diceva
e intanto strofinava i piedi per far capire
il figlio non capiva
cosa capire
perché?
Non capiva cosa c'è da capire dato che Mo' non sapendo cosa leggere 
sorrideva a lui e all'architetto con sorriso sdentato da parte destra
il figlio niente diceva di nuovo
bello. 
Cosa c'è da capire?
e l'architetto si chiedeva perché
un figlio che non l'aveva voluto seguire 
in nessun posto
un figlio così
e sa solo guardarsi intorno e dire bello
come se non ci fosse sempre in fondo qualcosa
che non riguarda il bello
che non riguarda nulla
come il comando
o l'arte di strofinare i piedi
e dire di no
o di sì
cose che non si possono spiegare a parole
che si tramandano col sangue 
il comando, pensa l'architetto
i grandi condottieri eccetera
e si ricorda il giorno della laurea sua madre e suo padre che piangeva
che un figlio o ce l'ha o non ce l'ha
le palle.
l'architetto al figlio strofinando ancora un po' i piedi 
sul linoleum stratificato
a questo punto smetteva di ballonzolare da un piede all'altro
e recuperava dalla cartellina che teneva in mano
altro 
e alle cinque 
un appuntamento
e diceva a Mo' allora
che come d'accordo 
si potevano vedere domani
per fare anche il punto della situazione.
mentre Mo' uscito dall'ascensore si chiedeva
che punto di quale situazione dovevano fare domani
dato che l'architetto doveva solo più pagarlo.
però Mo' annuiva e pensava a casa
non sorrideva più salutava e basta ma gentile
e il figlio dell'architetto tornava in casa e si chiudeva la porta
e l'architetto si guardava ancora in alto in ascensore 
e poi usciva anche lui e salutava  Mo'
come un malandrino che gliel'aveva fatta stavolta ma non gliela faceva più
e Mo' non si ricordava dove aveva messo le chiavi del furgone
ma poi se le trovava nella tasca dietro della tuta
ed era contento che non fosse caduta
e salutava di nuovo l'architetto e gli diceva ancora 
ci vediamo architetto 
quasi come dargli del tu
ci vediamo domani
e facciamo il punto.

 

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