e ci eravamo chiesti così. una domanda.
e ci siamo chiesti per esistere per cosa ci servirebbe. perché a me era venuto in mente che un hard disk, per fare un esempio, se uno lo guarda senza sapere cos'è, non gli viene tanto facilmente il pensiero che dentro ci possano annidarsi tantissime cose. come ricordi e pensieri o fotografie o anche altro. perché se lo apri non c'è niente, solo pezzi di ferro. ferretti e pezzettini diplastica o che so io.
se ci fossero degli insetti o addirittura cose più piccole, come parassiti, o microrganismi in grado di mangiarselo, un hard disk.
allora quello che stavo pensando era che un microrganismo mentre si mangia un hard disk, non può sapere cosa sta mangiando. e allora avevo formulato la prima domanda. e la prima domanda era: noi cosa ne sappiamo di essere veramente in questo mondo come lo vediamo e lo mangiamo noi.
cosa ne sappiamo che non ci mangiamo magari delle domande, o dei pensieri di qualcuno, in una forma che non sappiamo riconoscere.
poi la seconda domanda è stata. mi ami?
e tu hai risposto sì.
poi la domanda si è subito rinforzata ed è stata mi ami tanto
e tu hai risposto sì.
e allora la domanda si è rinforzata ancora di più ed è stata mi ami tantissimo
e tu hai risposto no.
perché ?
non si può, hai risposto.
non si può amare tantissimo? ti ho chiesto.
e tu hai detto no.
no? ho detto io.
no.hai risposto tu. si può, cioè; sì, si può amare tantissimo. ma non te. hai detto.
amare tantissimo te è come amare tantissimo del filo spinato.
per fare un esempio hai detto filo spinato.
allora io sono tornata indietro di un passo o due e ho detto
però amarmi mi ami
e tu hai detto sì, che amarmi mi amavi.
e tanto.
e tanto hai detto tu.
però tantissimo no.
no. tantissimo non si può.
ilmio hard disk ha dentro tante di quelle cose.
una volta avevo tanti di quei quaderni. adesso ho l'hard disk. se si chiama così.perché non sono sicura. sarebbe un disco duro.
ultimamente è tutto duro. perciò non mi stupisce che anche la memoria sia dura.
oggi sono rimasta chiusa fuori casa. ma non importa perché tanto non è neanche più la mia casa.
quest'estate per un certo periodo c'era una lumaca sulla porta, è stato un periodo che le lumache tutte, se ne stavano nei prati mentre lei stava sulla nostra porta. poi forse le altre lumache sono andate a chiamarla a dirle che cazzo fai, aspetti?
e lei avrà risposto, no no. vengo via anch'io.
adesso quella porta non si apre. non si entra e non si esce.
faceva un freddo fuori dalla porta di casa mia. peccato che tu non ci fossi. o per fortuna.
se no ti sarebbe mancato qualcosa da bere.
però a volte anche star fuori può far bene. ma ieri è morto un barbone di freddo in piazza castello.
l'ho detto così, è una cosa che ho letto sul giornale, l'ho detto mentre cucinavo a casa di mia madre, facevo il sugo col peperoncino e il pomodoro, e intanto l'ho detto. è morto uno in piazza san carlo o in piazza castello. non mi ricordo più.
di cosa, ha chiesto mia madre. di freddo.
morto di freddo? ha detto lei.
e si.
perché fa freddo.
e mentre lo dicevo mi è venuto da piangere su che non me l'aspettavo, di essere così, di quella pasta del piangere per cose di questo genere. pietose, patetiche. mentre facevo la pasta.
che immondizia siamo.
siamo proprio un' immondizia.
perché non te l'ho detto. dovevo dirtelo ma me lo sono dimenticata. il filo spinato si è dimenticato di dirti questo pensiero sull'immondizia.
mia madre ha detto che mio nonno lasciava la cantina aperta, per quelli che non avevano dove andare a dormire, perché lui nella cantina aveva una caldaia vicina. faceva abbastanza caldo la caldaia.
tutti vorremmo sentirci buoni. ma io adesso non so più. vorrei più che altro dimostrare delle cose possibili. dimostrarmi che alcune cose sono possibili. vorrei fare questo di mestiere.
dimostrazioni di possibilità.
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