venerdì 31 dicembre 2010

cosa raccogli





















se tracci una linea dritta ci pensi
che è anche possibile che sbagli
che è anche possibile 
ma mentre la strada sale e tu
le vai dietro
come vai dietro a tutto quello che cammina
come vai dietro
mentre la strada sale
e non si potrebbe - dicono - 
non si dovrebbe
perché sai quante cose sbagliate facciamo in una vita
in un anno 
o anche solo in una settimana, bene e allora tu
che vuoi
cosa raccogli,
cosa ti chini come sempre a raccogliere
più giù non c'erano neanche fiori
perché io li ho visti laggiù
non c'erano
perché laggiù l'hanno già detto
nonci sono i fiori
li hanno mangiati tutti
e i fiori adesso non ci sono più
perchè li hanno mangiati tutti
ma non importa
perché non importa a nessuno
l'hanno già detto
che l'avevano già detto
per tanti anni l'avevano detto
e non lo dicono più
se li sono mangiati perchè avevano ragione
quelli che avevano ragione se li sono mangiati
perché non ci sono più
adesso
le cose di prima, 
le smancerie
l'avevano detto 
che le smancerie stavano per finire
che sono finite
adesso 
le smancerie
per tutti
non ce n'è più di smancerie
per nessuno
se le sono mangiate tutti
tutti quelli che avevano ragione si sono mangiati
le smancerie
e le carezze
e le cose accarezzate
perché non ci sono più
una volta forse si vedevano ancora brillare
le luci 
delle cose accarezzate
che non c'erano più
ma adesso no.
perchéle hanno mangiate
che l'avevano detto
e fatto.
mentre la strada saliva
e tu dietro
sempre sempre dietro 
a salire dietro 
come un bue di quelli che seguono senza saperlo
come un agnello di quelli che seguono senza saperlo
dove vanno
la strada non lo sapeva neanche
che poi non c'erano più
che dopo di lì non si partiva più
perché non c'erano e basta
erano finite da tempo 
le strade non avevano più neanche un nome
perché i nomi sono cose d'altri tempi
sono cose di quando si andava ancora
fin da qualche parte 
per poi tornare
per poi andare da un'altra parte 
e tornare
e vedere se i campi erano di spighe o di girasoli
o per esempio anche
i canali
o i ponti sui torrenti
che adesso non ci sono più.
erano cose che nessuno toglieva
erano cose date dalla natura
per essere messe lì per gli uomini
da qualche parte
per essere viste o raccolte
e messe lì per quello
come visioni 
durante le passeggiate
o anche se c'era la neve
per esempio
erano sempre sotto
aspettavano la neve per stare sotto
per fare la sorpresa di rinascere sempre
nello stesso posto
per fare anche uno scherzo
a chi passava
che non c'era più nessuno 
e poi di nuovo
c'era qualcuno
che qualcuno c'era sempre
sotto la neve
ad aspettare
(per dire).
ma mentre segui la strada 
adesso
non c'è più 
è soltanto un salire inutile
per non dire
un salire senza fine
per non dire
un salire senza pace
senza ritorno
un salire soli
spinti da una mano che spinge su
in salita
quelli che non ci vogliono andare
perché l'avevano detto tutti
che sarebbe successo
come una disavventura 
si sarebbe abbattuta ma questa volta davvero
non come alla televisione
non come da qualche altra parte
con i fanghi o i veleni
di qualcun altro 
o sotto la pelle di qualcun altro
o dentro le case di qualcun altro
lontano o negro 
o filippino
o a salvador de bahia
per fare un esempio
no
per fare un esempio 
si sarebbe abbattuta più vicino
molto più vicino
una cosa che ti tocca
perché ti può toccare
come ti può spingere come ti può trascinare
dove vogliono o dove hanno deciso
che c'era già scritto
che non si può dire che non fosse scritto
come è scritto infatti
dovunque
sulla faccia di tutti quelli che lo sapevano già
e piangevano da molto tempo
o pregavano o piangevano
o anche niente
come sempre 
seduti, aspettavano 
o anche prendere un caffè
o pescare dei piccoli pesci da ributtare subito dentro
per non farli morire
per pescarli di nuovo da ributtare subito dentro
per non farli morire
per pescarli di nuovo
come un gioco, per esempio
o anche niente del tutto
come un'attesa 
di qualcosa di vero che succede
ma questa volta davvero
come una spinta 
ma questa volta davvero
c'era scritto e l'avevano detto.
qualcuno l'aveva detto
e qualcuno l'aveva anche scritto
tanto tempo
non molto tempo fa.
Prendi un'ora, adesso
prendi il tempo che usi per ricordarti tutto
per ricordarti ogni minimo particolare
per esempio con dei cartellini
o del gesso 
scritto sopra
di quando e di dov'eri
o anche
di dove eravamo
della mano dov'era messa
che giorno era
o anche la parola esatta
di quanto tempo fa
o dov'era la poltrona
dove l'aveva messa prima
quando ancora c'erano potrone
quando ancora non le avevano portate via
per buttarle
per non sedersi più
da nessuna parte
e non stare più seduti 
anche per non ricordarsi più
né il rosso, pre esempio
né il velluto
per esempio
né altro che faccia male
nel ricordo di questo o quello
di quelle date con i cartellini
come un inventario di tutte le cose fatte
nell'anno esatto e a volte anche
nel giorno esatto
in quel momento
come un sacco di dimostrazioni
per dire
io c'ero
io ci sono stato
a guardare
a ricordarmi tutto
come se la vita fosse un gioco a memory
con tutte le carte spostate
i doppi
che ti ricordavi qui
e qui
che scopri le carte e ti ricordi tutto
perché c'eri
perché ci sei stato 
perché c'eri
dove stavamo noi un tempo
anche appoggiati, per esempio
anche appoggiati senza pensarci
in tutto quel tempo
che le cose per non starsi addosso
si devono anche spostare meglio
per non starsi addosso
si devono mettere più comode
come più distribuite
come più distese
nell'aria
ma anche davanti, anche nella casa
per esempio anche nella casa o fuori
anche tra i rami degli alberi 
o anche sui tetti o sopra
dove non mi ricordo più
per esempio.
come un frullar d'ali
mi ricordo
mi ricordo questo 
che è un ricordo di qualcosa che non è neanche mia
mi ricordo
un frullar d'ali che non era neanche mio
mi ricordo.
hanno voluto dirci tutto 
per filo e per segno
e poi hanno spento tutto
per non farcelo vedere
il buio 
di prima
di quelli che lo facevano da tempo
da sempre
queli che lo facevano più terribile di quello che è
il buio
come una sostanza nemica
o anche come un veleno nell'orecchio
o come un sasso nel cervello o anche
senza sogni
senza un perché
ma dopo si è visto bene
che non c'era da aver paura
che tutti lo fanno 
come avevano detto
che tutti lo fanno 
anche se non lo sapevano
o forse non lo volevano sapere
o altro. 
per motivi suoi
per ragioni che non si sanno
quando ha lasciato cadere tutto
quando ha lasciato che tutto 
cadesse giù
qualcuno l'aveva detto
o pensato
in un altro modo
come in un sogno al contrario
una strada che sale
per andare via
per salire più su
senz'altro
è molto più giusto così
come infatti avevano detto
che sarebbe stato giusto
e come infatti è stato
per quelli che hanno visto
e potuto vedere con i loro occhi e toccare con mano
che la verità
è consegnata sempre inuna piccola scatolina piatta
di cartone o di bronzo
che poi qualcuno vince
o libera
o semplicemente non vuole
o vince senza volerlo
come essere umano
senza volerlo
come anche raccogliere qualcosa 
che non era tuo
raccoglierlo dal suo cadere
per protarlo su con te
per prenderlo o anche per salvarlo
dal essere anche calpestato
o distrutto 
dalle scarpe in fuga
dalle scarpe di quelli che ci corrono sopra
o anche dai cortei
o dalle manifestazioni 
o dalle processioni finte
verso o in verso opposto
alla chiesa
con le porte che aprono e cadono giù
con le porte che cadono
con le loro storie già dette
risapute
per correre via senza saperle
senza ricordare più
cosa raccogli
il destino dell'uomo
il futuro dell'umanità
di un certo tipo di umanità
per esempio dei prati
o per esempio della voce degli altri
come animali che piangono
stare attenti
e prendere piano
distanza.




giovedì 30 dicembre 2010

le cose muoiono già da sole per i fatti loro senza bisogno di farci tante parole sopra, mi pare.


adesso vorrei fare una cosa per me:
vorrei scrivermi una storia che si avvicina asintoticamente ad una buona fine. 

tenevo in mano la gatta perché mia madre le tagliasse via un nodo di pelo con le forbici ma 
lei non voleva, allora per calmarla le ho detto (alla gatta), tranquilla che adesso la nonna ti toglie il nodo e dopo diventi  bella.
mia madre dopo ha detto: Io non sono sua nonna.

noi in quanto tali non siamo malissimo, abbiamo ancora delle qualità, come per esempio siamo diligenti nelle cose anche quando nessuno ci vede. tu sei migliore di me perché sei diligente anche
nel pensiero, invece io nel pensiero non sono diligente. fuori sono diligente ma a volte, dentro, penso : non ci credo. invece tu alle tue diligenze credi anche col pensiero.


le persone innamorate corrono sempre il rischio di non amarsi più. però se non si amano per quache ora, il rishcio non è così drammatico. poi, se le ore passano e loro ancora non si amano, e passano i giorni e passana anche dei mesi e non si amano, allora questo è il caso che l'amore non ea solo assopito, non era andato solo a farsi una passeggiata, ma se n'era proprio andato. da un'altra parte.li aveva lasciati.


una signora spiegava ad un'altra al mercato come si pianta l'aglio e le diceva: non lo metta tanto in basso, deve sempre sentire le campane.

la mia testa e le mie mani non vanno mai insieme.
la mia testa cuce, 
le mia mani segano,
la mia testa ricama,
le mie mani spaccano i muri,
la mia testa lavora filigrana,
le mie mani arraffano topi di polvere sotto al letto,
la mia testa apre gli occhi
le mie mani impugnano l'ascia,
la mia testa spalanca la finestra
le mie mani sotterranno ossa
la mia testa conta le stelle
le mie mani aggiustano padelle.


della mostra dei cinesi ti sono piaciute di più le saponette consumate a diversi livelli
perché forse hai pensato che noi eravamo così. infatti è vero: Noi siamo saponette.

se ad un certo punto succederà che i soldi finiscano del tutto, allora diremo: bene signori, vi piace la nostra arte
ecco adesso noi ve lo togliamo, non la produciamo pù, perché non sappiamo proprio più come campare di questo. e siccome per questo ci vuole tempo e pensiero, se quello che facciamo non ci serve per vivere dovremo fare altro, occuparci d'altro, e non faremo più questo , che a voi piace, che voi trovate bello, struggente, interessante, stimolante, commovente, toccante, urfido, fastidioso e urticante. in ogni caso, comunque vi sembrino le cose, noi non le faremo più, perché non abbiamo di che vivere facendo questo.
e allora tutto il Paese si sveglierà e dirà: dove sono gli artisti? dove sono i poeti?
oh cazzo! li abbiamo lasciati morire di stenti! li abbiamo inculati a sangue! 
che cosa terribile abbiamo fatto, dirà il Paese, bisogna subito provvedere!
ed ecco che si provvederà e ciascun membro del Paese porterà il suo oro in piazza, piccole cose: collanine, anellini, orecchini della comunione eccetera, e tutto questo oro non sarà come era una volta per la Patria , ma solo per gli artisti. e questo oro sarà fuso e diviso inpiccoli pezzettini informi e ogni artista, andando a ritirarlo dovrà dire davanti a tutti cosa gli fa venire in mente quella forma grezza, e se dirà qualcosa che valga la pena gli verrà dato il suo gruzzolo, altrimenti verrà cacciato e lapidato e svergognato nel pubblico ludibrio e mai più avrà il diritto di lamentarsi.
la giuria sarà una giuria popolare. di saggi.





domenica 26 dicembre 2010

vento

Voglio credere a questo vento allegro 
che soffia su qualsiasi miseria e come niente 
la anima di gioa. 
All'improvviso. 
Sono stata troppo a lungo incredula.
C’è un fanatismo di desiderio d'eterno 
che rende presbiti al tempo presente 
e miopi a quello futuro. 
Questo piccolo punto di cecità mi sveglia. 
Allungo un braccio e ripasso a mano 
il segno sul tuo sonno
dalla bocca in su e
dalla bocca in giù e
da dove si cade
se si va nel collo.

Deve avere un luogo questa pace. Un nume tutelare
che vigili su ciò che è bello
e si ricordi che è bello.

Se le cose stessero così davvero. Se esistesse

davvero
un cielo chiaro dietro al cielo scuro e se
così
ci fosse dato saperlo
una sola volta quando

ancora

di notte ci sorprende
il dubbio.

venerdì 24 dicembre 2010

S.L. e messe nere






e qua: il giorno che siamo andati a vedere la mostra dei cinesi alla gam. 
essendo molto triste (infatti poi per poco poi non si è rotta una bottiglia di nebiolo da due litri alla cassa da eataly)  mi facevo le fotografie dentro alla stanza virtuale di second life da sola.lì dentro c'era la storia di una cinese e di un americano che volavano. ma lei poi si scopre alla fine, è molto più giovane di lui, nella realtà. anche se lui in sl è bellissimo e suona il pianoforte per lei e volano insieme molto fighi. molti capelli al vento. molto lui che suona il pianoforte. molto lei che si lascia portare dovunque.
poi fuori ho fatto anche delle foto al Lingotto dall'alto. Bancarelle del natale: un dio indiano, quello con la testa d'elefante (Ganesh) che mi è sempre piaciuto molto. E l' ho fotografato.
dopo quel giorno volevo mangiare della carne anche se non avevo fame.
ieri hanno ucciso un agnella di mia madre,l'ha trovata così senza testa. perché dice mia madre che le teste servono per le messe nere. Quelli taglianola testa e lasciano il corpo. Il contrario degli altri che lasciano semmai la testa e il corpo se lo mangiano.Certi come le faine le teste le svuotano.E i topi,i ratti non fanno differenza.Comunque qui nel monferrato, c'è della gente che fa le messe nere con le teste degli agnelli di mia madre.

Bledùsia




Ecco Bledusia. Bledusia è stata finita oggi perché deve andare ad abitare col Presidente.

lunedì 20 dicembre 2010

probabilità dimostrazioni di

e ci eravamo chiesti così. una domanda.
e ci siamo chiesti per esistere per cosa ci servirebbe. perché a me era venuto in mente che un hard disk, per fare un esempio, se uno lo guarda senza sapere cos'è, non gli viene tanto facilmente il pensiero che dentro ci possano annidarsi tantissime cose. come ricordi e pensieri o fotografie o anche altro. perché se lo apri non c'è niente, solo pezzi di ferro. ferretti e pezzettini diplastica o che so io.
se ci fossero degli insetti o addirittura cose più piccole, come parassiti, o microrganismi in grado di mangiarselo, un hard disk.
allora quello che stavo pensando era che un microrganismo mentre si mangia un hard disk, non può sapere cosa sta mangiando. e allora avevo formulato la prima domanda. e la prima domanda era: noi cosa ne sappiamo di essere veramente in questo mondo come lo vediamo e lo mangiamo noi.
cosa ne sappiamo che non ci mangiamo magari delle domande, o dei pensieri di qualcuno, in una forma che non sappiamo riconoscere.
poi la seconda domanda è stata. mi ami?
e tu hai risposto sì.
poi la domanda si è subito rinforzata ed è stata mi ami tanto
e tu hai risposto sì. 
e allora la domanda si è rinforzata ancora di più ed è stata mi ami tantissimo
e tu hai risposto no.
perché ?
non si può, hai risposto.
non si può amare tantissimo? ti ho chiesto.
e tu hai detto no. 
no? ho detto io.
no.hai risposto tu. si può, cioè; sì, si può amare tantissimo. ma non te. hai detto.
amare tantissimo te è come amare tantissimo del filo spinato.
per fare un esempio hai detto filo spinato.
allora io sono tornata indietro di un passo o due e ho detto
però amarmi mi ami
e tu hai detto sì, che amarmi mi amavi.
e tanto.
e tanto hai detto tu.
però tantissimo no.
no. tantissimo non si può.

ilmio hard disk ha dentro tante di quelle cose.
una volta avevo tanti di quei quaderni. adesso ho l'hard disk. se si chiama così.perché non sono sicura. sarebbe un disco duro.
ultimamente è tutto duro. perciò non mi stupisce che anche la memoria sia dura.
oggi sono rimasta chiusa fuori casa. ma non importa perché tanto non è neanche più la mia casa.
quest'estate per un certo periodo c'era una lumaca sulla porta, è stato un periodo che le lumache tutte, se ne stavano nei prati mentre lei stava sulla nostra porta. poi forse le altre lumache sono andate a chiamarla a dirle che cazzo fai, aspetti?
e lei avrà risposto, no no. vengo via anch'io.
adesso quella porta non si apre. non si entra e non si esce.
faceva un freddo fuori dalla porta di casa mia. peccato che tu non ci fossi. o per fortuna.
se no ti sarebbe mancato qualcosa da bere. 
però a volte anche star fuori può far bene. ma ieri è morto un barbone di freddo in piazza castello.
l'ho detto così, è una cosa che ho letto sul giornale, l'ho detto mentre cucinavo a casa di mia madre, facevo il sugo col peperoncino e il pomodoro, e intanto l'ho detto. è morto uno in piazza san carlo o in piazza castello. non mi ricordo più. 
di cosa, ha chiesto mia madre. di freddo.
morto di freddo? ha detto lei.
e si.
perché fa freddo. 
e mentre lo dicevo mi è venuto da piangere su che non me l'aspettavo, di essere così, di quella pasta del piangere per cose di questo genere. pietose, patetiche. mentre facevo la pasta. 
che immondizia siamo. 
siamo proprio un' immondizia.
perché non te l'ho detto. dovevo dirtelo ma me lo sono dimenticata. il filo spinato si è dimenticato di dirti questo pensiero sull'immondizia.
mia madre ha detto che mio nonno lasciava la cantina aperta, per quelli che non avevano dove andare a dormire, perché lui nella cantina aveva una caldaia vicina. faceva abbastanza caldo la caldaia.

tutti vorremmo sentirci buoni. ma io adesso non so più. vorrei più che altro dimostrare delle cose possibili. dimostrarmi che alcune cose sono possibili. vorrei fare questo di mestiere.
dimostrazioni di possibilità.

sabato 18 dicembre 2010

adesso chiamano

adesso non c'è tempo. hanno detto
che dovevamo scendere
già essere lì.
hanno detto che dovevamo già essere lì
scendere.
perché non è sempre detto che si possa
adesso scendo.
perché non è sempre detto che si possa.
sai cosa vorrei adesso?
lo sai cosa vorrei?
sai: tappi gli occhi a un bambino poi glieli stappi e gli fai credere
che sei tu
che sei sparito e che poi
ci sei di nuovo. quello.
scoprire che qualcuno per scherzo mi aveva tappato gli occhi.
poi sai cosa vorrei? non dover scendere. starmene sempre qua come se non fosse niente.
tu certi giorni hai una luce. ti guardo. hai una luce intorno.
quando va bene.
adesso chiamano.


giovedì 16 dicembre 2010

perché adesso non so mi sono persa

riprendo il discorso. adesso la faccenda si è come oscurata e non si sa il perché. capita che le cose si facciano oscure. soprattutto 
in casi come questi dove la divinità non si mostra, non si sa perché non voglia mostrarsi. forse per timidezza o per paura di sbagliare.
il fatto è che c'è qualcuno che aspetta un segno e che tale segno, per timidezza, per paura di sbagliare o per disinteresse, non arriva. e allora colui che aspetta ad un certo punto si trova costretto a fare da solo.
sempre giobbe.
giobbe crede troppo in dio. ci crede probabilmente per comodità, perché avere un dio è il suo modo per eseguire ed eseguire è il suo modo per non assumersi tutte le colpe.
la vita è una condanna. è piena di cose che non funzionano alla radice.
giobbe lo sa. perché non è stupido. è viziato, forse, ma non è stupido. a giobbe è chiaro che la vita non è un teorema. se la vita fosse un teorema per giobbe sarebbe tutto molto più semplice, dal momento che egli è in grado di riconoscere ciò che gli sembra meglio da ciò che gli sembra peggio.
ma la vita non è affatto un teorema. non è sufficiente essere abbastanza intelligenti per venirne a capo. la vita è un insieme di ingiustizie in un modo o nell'altro - se stai dalla parte degli ingiusti sei un privilegiato, hai le tue opportunità, hai tempo, forse hai anche la voglia, ma non hai niente da dire in prima persona.se stai dalla parte dei giusti, semplicemente, non hai voglia, sei debilitato, sei stupido di succhiare.
questo almeno pare a giobbe. che per essere un giusto, il prezzo da pagare sia quello di non avere più né tempo né voce, né voglia.
allora è lì che giobbe cerca dio.
(anche gesù cercherà dio. perché anche gesù si porrà la stessa domanda, ossia: cosa faccio?)
ma torniamo alla domanda di prima.
giobbe è onesto.non ha voglia di menarsela con i bigotti, ma allo stesso tempo non ha voglia di subire cose che non comprende. cose che non hanno alcuna logica anche se sembrano averla e tutti fingono di riconoscerla.
e allora che giobbe ha un'illuminazione e pensa, se tutto questo sta capitando, deve darmi una ragione del suo capitare.
e allora nel suo piccolo cerca quella ragione.
sa che la sua ragione è altro da lui, ma ci prova. in questo è simpatico giobbe, non è arrogante, non si crede chissàchi.
giobbe pensa: se a questo non arrivo, sarà perché sta troppo in alto.
allora prende una sedia e guarda in su e dice: cazzo, ci sei?
ma non ottiene risposta.
e io partirei da qui.
da giobbe su una sedia che guarda in alto e chiama e chiede. e in alto trova solo silenzio
e si dice, forse è ora di scendere dalla sedia e lasciar perdere, ma non vuole scendere.
e non vuole perché la soluzione di scendere è una soluzione misera, è una soluzione che gli impone di rinunciare a tutta la sua idea poetica del mondo. dove per poetica si intende, non imperscrutabile, non data, ma pensabile in tutta la sua immensa cosmica complessità.
l'armonia non può non comprendere il tutto. se il tutto non può essere compreso siamo nei guai, spiega giobbe, in alto sulla sua sedia, al suo dio pensato.
ma sul soffitto c'è solo un ragno e il ragno non parla la sua lingua, ha le sue cose.
se il ragno lo capisse probabilmente potrebbe fare molto per lui. ma il ragno non lo capisce.
in definitiva questa non è una tragedia. è solo la storia di due che non riescono a parlarsi.
giobbe e il suo ragno.
ma per tornare a noi. io credo che noi avremmo alcune possibilità. se te lo dico è perché ho il dubbio che tu non possa credermi.
infatti io non ho nulla dalla mia parte. non ho più neanche il tempo.
in ogni caso io credo di doverti un ragionamento.
per questo continuo a tessere la mia tela intorno a giobbe. perché lui è in un certo senso l'inventore di un dio che dà delle risposte, o che almeno è chiamato a darle.
è una grande differenza questa. rispetto a tutti gli altri giobbe domanda.
nessuno domanda come lui.
perché lui non ha paura delle risposte che potrebbe ricevere, al contrario degli altri lui non sta cercando di capire come fare a riavere ciò che a perso, ma soltanto si domanda: perché. come funzionano le cose della vita. non vuole essere un privilegiato, ma non vuole neanche essere un credulone, uno che passa e va.
ed è questo il punto, forse.
se giobbe potesse dire a dio delle cose, se dio ci fosse, se si fosse inventato un orecchio per ascoltarlo e un cervello per capirlo, allora la domanda gli risuonerebbe dura.
perché dio non potrebbe esimersi dal porsi lui stesso la stessa domanda.
mi rendo conto che sto diventando molto noiosa e non so più dove andare. sta mattina sono passata davanti ad una macelleria che si chiamava "oro rosso".
oro rosso. che significa, oro, come l'oro e rosso come il sangue. poi se ci pensi un po' capisci che è un gioco, che vuol dire, il col sangue mi faccio i soldi. perché la carne costa cara. il sangue costa caro.e questo macellaio io non lo conosco. non sarà più colpevole di qualsiasi altro macellaio, e non commetterò più peccati o più ingiustizie di tutti i macellai che macellano o comprano la carne già macellata per venderla e trarne profitto. solo che lui ha avuto, per così dire, l'idea di questo nome da dare alla propria macelleria, che a me mi ha fatto subito pensare ad un qualche castigo divino. cioè, io avrei voluto in quel momento che li, il macellaio proprietario della macelleria "oro rosso" trovasse sulla propria strada un qualcosa, un qualcuno, che gli dacesse capire che c'è un limite, se non nei fatti almeno nelle parole.
però poi mi sono detta, io come te le spiego queste cose, dato che non mi vuoi mai ascoltare. sarà molto difficle che io riesca a spiegarti questi pensieri che a volte sfuggono anche a me.
a volte io stessa mi chiedo, ma sei sicura di voler dire queste cose, e a volte mi chiedo addirittura, ma sei sicura di volerle pensare?
e a volte mi rispondo: se avessi una stufa cara mia, adesso ci staresti seduta attaccata, e andresti a prendere altra legna domani mattina e di tutto il resto magari ti importerebbe molto meno.
invece così un po' per la stufa un po' il silenzio qua tutt'intorno, le mie domande non se ne vanno e non si cancellano. ance se una volta, mentre camminavamo per il valentino tu volevi insegnarmi l'inglese e mi hai indicato un albero con delle foglie e hai detto leaves intendendo: partiamo da qua, dalle foglie.
e io mi sono chiesta come avresti fatto ad insegnarmi tutta una lingua facendo così, con tutte le cose che ci sono al mondo non ce l'avremmo mai fatta.
ma se avessimo continuato adesso forse ne saprei di cose in inglese.
in ogni caso non so. perché adesso non so, mi sono persa.