ecco
per me lo spirito del lavoro dovrebbe essere un po'
di quando per inerzia arrivi ad un punto,
qualcosa ti spinge fino a quel punto
e poi capisci
che essersi spinti fin lì
è stato un errore
è stato un passo falso che non solo non ti ha fatto raggiungere niente,
ma ti ha fatto perdere anche le cose che davi per scontate
che c'erano sempre state
semplicemente perché nessuno, prima, aveva avuto la possibilità o l'occasione di distruggerle
ma che non erano lì per essere lì sempre a qualunque condizione
e non erano lì per caso.
le cose che prima c'erano e dopo non ci sono più state
come
le cose più elementari
come l'erba
come le cose piccole che spariscono più o meno senza che nessuno se ne accorga
la cui sparizione è il risultato di azioni più grandi e più significative
la cui sparizione è il risultato di una qualche responsabilità
che nessuno ha visto
perché era nascosta dietro
ecco
penserei a questa specie di nostalgia ancestrale
per le cose che se ne sono andate
senza essere state salutate
le cabine telefoniche coi telefoni a gettone
i telegrammi
o le ferrovie dello stato
le lampadine a incandescenza e le enciclopedie
eh eh
penserei all'inerzia della perdita
che leva di mano qualcosa di poco valore
per metterci in mano qualcosa di maggior valore
ma che lascia tutto un vuoto
che rimane lì
come se lo scambio, alla fine, fosse stato così iniquo,
e nessuno se ne fosse ancora
potuto accorgere.
E nel mucchio delle cose andate
ci mettiamo anche i sentimenti.
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